Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Silvio va in bambola sui contanti

L’uomo con il sole in tasca ieri sembrava essersi trasformato in rain man: una tempesta di tic e di mossette per dissimulare il disagio, le gambe che battono sotto il tavolo facendolo tremare, come se non rispondessero al controllo dell’altra metà del corpo. L’uomo con il sole in tasca, ieri non trovava più la tasca, o il sole, che poi è lo stesso. L’uomo con il sorriso più smagliante del mondo non riusciva a sorridere più, e sinceramente dispiace, perché guardandolo ieri – con i muscoli che fremevano sotto gli zigomi increspando la pelle – non si poteva fare a meno di notare la differenza astrale con i tempi d’oro. Questo Cavaliere a mascella serrata, afflitto e cupo, ieri aveva qualcosa di tenero e di tragico insieme, chissà cosa avrà comunicato agli italiani. Se questa mattina Silvio Berlusconi riguarderà il video di quello che ha detto ieri Silvio Berlusconi, con la stessa severità con cui ha stroncato le carriere di conduttori pingui o baffuti e di forzisti con il riportino e capogruppo con l’occhio strabico – se lo farà davvero – boccerà se stesso e gli dirà di non andare più in televisione.
Sul piano linguistico, poi, la conferenza stampa di ieri sulla manovra straordinaria, ha avuto un altro effetto. L’azzeramento del vocabolario del sogno, ovvero dell’architrave comunicativa degli ultimi quindici anni. Sulla bocca del premier fioriscono nuovi meravigliosi sinonimi dettati dall’emergenza e dal disagio. Da stasera, per esempio, gli statali italiani (magari quei professori che fanno vita da nababbi con mille e trecento euro al mese) scoprono di aver vissuto da privilegiati: e poi che il loro stipendio non è stato “congelato”. Berlusconi ci ha spiegato ieri che la parola “congelamento” viene sostituita con la locuzione “atto di responsabilità”. In effetti suona meglio. Ad un certo punto il premier deve parlare di sacrifici. Lo fa con un magone nel cuore, come non capirlo. Allora dice: “sacrifici richiesti”, così siamo tutti più sollevati. Non è lui, sono richiesti. E bisogna salvare l’euro, poi. Chi lo dice a Umberto Bossi?
Capisci che il presidente è nervoso da subito. L’uomo del nuovo miracolo italiano, il generoso negatore di ogni crisi, quello che solo pochi mesi fa invitava a consumare di più, ieri aveva la mascella serrata, gli occhi a fessura, il capo reclinato che costringeva i fotografi a fare i salti mortali per catturare un primo piano. Ecco, basterebbe questo: teleobiettivi che lo inseguono invano per un’ora – click, click, clik – senza metterlo a fuoco: “Incredibile”, commentavano ieri i reporter. Dal punto di vista strettamente tecnico, dunque, si può dire che la conferenza stampa non è stata a testa alta. Ma è una constatazione ortopedica, più che morale. Berlusconi entra nella saletta di palazzo Chigi molto preoccupato dalla giacca. Tocca la cravatta, la ripercorre freneticamente, si assicura l’ancoraggio ai pantaloni, allude con le dita alla sagoma del cavallo, metodico. Poi passa alla giacca. La spiana, la abbottona, la slaccia di nuovo, la riabbottona, percorre le pieghe della fodera infilando la mano sotto il bavero lungo la spalla sinistra, e poi sotto la spalla destra. Metodico, anche qui. Durante la sua lunga conferenza stampa riesce a regalare un solo vero sorriso. E’ una piccola photo opportunity, e speriamo che i fotografi siano riusciti a coglierla. Mentre sta parlando Tremonti, il presidente del consiglio, forse ricordandosi di essere “il grande comunicatore” invita il suo ministro a tirare fuori il papiello con tutto l’elenco dei tagli: “Fallo vedere, così si capisce il lavoro che c’è stato!. E’ un fascicolo bianco, di fogli A4 spillati. Tremonti non lo tocca. A quel punto lo agguanta lui, lo gira e lo mostra agli obiettivi, tende le labbra: cheese…. Bel gesto atletico. La zampata del vecchio leone, come quei vecchi centravanti che alla soglia dei quaranta si piazzano nell’area e provano l’ultimo dribbling da fermo. Ecco, ieri Berlusconi faceva simpatia per la difficoltà di gestire una situazione che considera tragica, che non padroneggia: cifre, numeri, sacrifici, lacrime e sangue. E questa comunicazione la doveva fare proprio lui?
La conferenza stampa era convocata per le tre del pomeriggio. Poi slitta alle cinque, in fine alle sei. Inizia alle 18.30, come quelle sedute dal dentista che si vorrebbero procrastinare all’infinito. Dice Berlusconi che per contrastare l’evasione “e’ stato abbassato il limite per i pagamenti in contanti a 5000 euro”. Poi aggiunge: “Ci è sembrato ragionevole consentire di tenere in tasca una cifra che corrisponde ai dieci milioni delle vecchie lire…”. Con il governo dell’Unione l’assegno massimo consentito era di cento euro. Gli chiedi quante persone conosca che circolano con 5mila euro. Non risponde alla domanda, ma con una battuta: “Lei quanto ha in tasca? Io zero”. Altro sorriso. Come certi sovrani che non conoscono il valore del denaro. Almeno Tremonti mostra ironia, e invoca la lotta allo stato di polizia per tutelare “i vecchietti che comprano le scarpe in contanti”. Divino. Facciamo la manovra perché ce lo chiede l’Europa, ma in questo caso il ministro diventa nazionalista: “Se in Italia non si paga con la plastica (cioè con le carte, ndr.) dobbiamo prenderne atto”. Però Tremonti tiene meglio il campo: ironico, elastico, ricettivo, sempre capace di trovare l’esempio brillante (questa volta “I tagli all’ente dei reduci garibaldini”). “Se l’Italia può stare tranquilla – conclude Berlusconi indicando se stesso e il ministro – è grazie a questi due signori”: Se fosse riuscito a sorridere, forse, ci avremmo creduto persino noi.

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4 risposte a “Silvio va in bambola sui contanti”

  1. Avatar luca v.
    luca v.

    Forse e’ davvero arrivato alla frutta. Sperem. Se ci fosse una faccia credibile a capo dell’opposizione probabilmente ci sarebbe arrivato molto prima. Il problema e’ sempre quello della credibilita’ dell’alternativa. Una faccia possibilmente non da PD: Vendola, De Magistris, Bonino? Se si presentano volti lugubri come quelli di Fassino, Veltroni, Bersani o avanzi di galera come De Luca e gli amichetti di D’Alema, perche’ mai l’elettorato (pur deluso da Berlusconi, dalle sue bugie e dalle mancate promesse) dovrebbe fidarsi degli altri? Per non parlare di chi, come me, dovrebbe turarsi il naso e coprirsi gli occhi per riuscire votare il PD, partito della disperazione?

  2. Avatar fabio
    fabio

    Ecco Luca e quando lui ti ha detto che lo faceva per i vecchietti di 80 anni che non pagano con la plastica, non potevi rispondere che la SOCIAL CARD è di plastica. Quando i soldi li devono dare i poveri vecchietti di 80 anni devono farsi andare bene la plastica. Questi signori vivono tra la loro nuca e il loro naso tutto quello che è al di fuori non riescono a vederlo. Il nostro futuro bisogna immaginarlo prima di metterlo in pratica. Questi si arrovellano su come fare per attorcigliare tutto su se stesso e prendere tutto il possibile da questa situazione di sfascio sociale.
    I vecchietti sono loro due che parlavano ieri, perché gli ottantenni di oggi vanno in internet e pagano col bancomat. Mio padre mi ha sorpreso a 74 anni frequenta un corso di computer nel centro anziani della sua città. Ecco scommettiamo su queste cose e cerchiamo di vedere non dico nel futuro ma a qualche metro dal nostro naso.
    Luca ho visto la conferenza stampa e il tuo intervento. Secondo hai sbagliato proprio il tono della domanda. È sembrato che la buttassi sull’ironico ecco proprio il campo più gradito al gatto e alla volpe. Insomma hai fatto il loro gioco. Spero che la prossima occasione te la giochi meglio.
    Ti dico tutto questo con un pizzico di scetticismo e una buona dose di stima. Sono un lettore, sin dai vostri esordi, del Fatto. Buon lavoro!

  3. Avatar Luca Telese
    Luca Telese

    IL RINGHIO E LA PERNACCHIA

    Caro Fabio,
    credo proprio che tu ti sbagli. Ti spiego: io credo che Berlusconi non cadrà con un ringhio, ma con una pernacchia. E trovo – al contrario di te- che i tentativi di attacco con il coltello fra i denti e con toni da battaglia contro l’anticristo siano perfettamente inutili: è vaccinato. Ieri, inmvece, era a disagio, e penso che si sia visto, al punto che ha detto la cazzata della “pubblica carità”, e che è stato costretto e ribattere ben tre volte. Mi interessava un punto, su quello non ho mollato, Berlusconi ha dovuto rispondere, Tremonti pure, e sono stati costretti a raccontare qualche cazzatina.

  4. Avatar fabio
    fabio

    Si ma le “cazzatine” come le chiami tu, chi le capisce e a chi giovano? Guarda che nell’intervento di Silvio di ieri il disagio non era affatto così evidente come tu dici nell’articolo. I due sembravano tesi per il momento di tensione della nazione, allineati e coperti. Pronti l’uno a rinforzare le dichiarazioni dell’altro. Pensa al momento in cui Tremonti stava dicendo dello stop ai rinnovi contrattuali statali e non come fatto in altri paesi al taglio degli stipendi del … e qui entra la spalla di Silvio “5%”. Semplicemente perfetto.
    Al contrario a me è sembrata molto evidente la tua fibrillazione ed incertezza nella domanda. In più a mo’ di pernacchia e provocazione come dici tu. Insomma secondo me, o fai un intervento compassato nei modi, preciso ed attento nei contenuti. Allora sì metti in luce le cazzatine. Oppure se sei esitante ed impreciso (anche nei toni) fai il loro gioco. E tu è questo che hai fatto ieri altro che “non mollare su un punto”. Ma quale sarebbe sto punto io non l’ho capito.
    Un’ultima cosa, io tra i denti non ho mai avuto un coltello, ma al limite una spada. Sì ma quella del Cirano di Guccini “infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perchè con questa spada vi uccido quando voglio.”
    E visto che anche tu sai farlo dovresti fare molta più attenzione
    Ciao
    Fabio

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