di LUCA TELESE
“Primo: se, come ha annunciato ieri su questo giornale Giorgio Airaudo, la Fiom animerà una mobilitazione permanente nelle piazze contro questa finanziaria, l’Italia dei valori sarà felice di dare il suo contributo e si schiererà in prima fila al fianco degli indignados italiani. Secondo: se passa la finanziaria, così come è, con le norme introdotte da Sacconi, inizierà in questo Paese un nuovo Medioevo senza diritti. Peccato che l’unico diritto a cui questo governo mostra di tenere, quello di licenziare, non esista in nessun paese d’Europa!”. Maurizio Zipponi, deputato dipietrista, responsabile lavoro dell’Italia dei valori non usa mezzi termini. Spiega che le prime dichiarazioni di Antonio Di Pietro che sembravano favorevoli alla manovra (“tante ombre e tante luci…”) si riferivano unicamente all’abolizione delle province, poi parzialmente ritrattata, ed erano pronunciate senza avere chiaro il quadro del provvedimento varato. Poi il deputato aggiunge che bisogna rispondere con la protesta, ma anche con la capacità di introdurre innovazioni: “La Fiom sarà l’unica organizzazione sindacale invitata alla nostra festa. Noi siamo al fianco della Fiom senza se e senza ma… eppure voglio aggiungere una considerazione importante. A Maurizio Landini e a Giorgio Airaudo dico: questa battaglia non si può vincere solo con i No”.
Cominciamo da qui, allora, a cosa si riferisce quando dice che non bisogna rischiare di apparire conservatori, onorevole Zipponi?
Dico che non possiamo in alcun modo dare l’impressione di essere noi i difensori di un mercato del lavoro che così com’è diventato una jungla. Abbiamo delle proposte per cambiare.
Ad esempio?
La prima che faccio è questa: basta con tutti quei contratti e contrattini che frammentano le condizioni di lavoro. Si può semplificare tutto con solo quattro piattaforme: pubblico impiego, servizi, industria e artigianato. Basta. Il resto lo demandiamo al territorio, ma dopo aver stabilito quali sono i diritti inalienabili per ognuno.
Pensa che sarà attaccato da destra e da sinistra?
Non credo proprio. La nostra opposizione alle proposte ammazzadiritti del governo è durissima. Capire come modernizzare il mercato del lavoro senza smantellare le tutele è il modo migliore per provare a vincere la battaglia.
Cosa non va nella proposta del governo?
Nemmeno in America esiste un far west così. Tant’è vero che, malgrado il mercato del lavoro sia flessibile, Obama ha esercitato un potere di indirizzo e ha detto alla Fiat: io ti presto i soldi, ma tu devi tutelare i diritti.
E qui, invece?
Credo che tutti siano consapevoli di un fatto. Il governo ha costruito un trucco legislativo che in realtà ha un solo effetto.
Quale?
Come chiarisce anche la nota dell’ufficio studi del Senato, in merito all’articolo 8 contenuto nella manovra, c’è l’abrogazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Che questo avvenga più o meno di contrabbando, con un tratto di penna, e senza nessun dibattito, è già, di per sé, un fatto osceno.
Lei non crede, come sostengono molti, che maggiore flessibilità produrrebbe più assunzioni?
Ma nemmeno per sogno! Stiamo andando verso una fase di crisi, le imprese sono in difficoltà, la manovra strangolerà i consumi e la liquidità delle aziende, e cosa fa il governo? Mette a punto un provvedimento che agevola la possibilità di mandar via le persone? È come aprire la gabbia di un serial killer e lasciare dentro una pistola carica.
Gli imprenditori sono pronti a uccidere posti di lavoro?
Non gli imprenditori, ma la crisi. Se uno può licenziare, quella diventa la tentazione, la via più facile, o addirittura la via obbligata, visto che il governo non indica altre strade.
Sacconi dice che il contratto che verrà firmato a livello aziendale sarà sempre frutto di un compromesso con i sindacati.
Vorrei capire quali rapporti di forza immagina, il ministro, fra una azienda che ha il coltello dalla parte del manico e i dipendenti minacciati dal fallimento.
Perché?
Si potrà sempre dire loro: se non fate questi straordinari ve ne andate a casa, se non ci consentite la deroga all’articolo 18 per tagliare i rami secchi chiudiamo la baracca.
Diranno che la sinistra pensa male degli imprenditori.
Qui non c’entra il giudizio sui singoli. Abbiamo già un bell’esempio. La più importante industria italiana, la Fiat, ha già collaudato la logica del prendere o lasciare. Ricordate Mirafiori? O si fa così, oppure trasferiamo la produzione.
Parlare di Medioevo non vuol dire usare parole grosse?
Io uso questo termine in senso puramente tecnico. Se gli industriali ritornano i signori che dettano le regole e i lavoratori dei sudditi che non hanno potere contrattuale per dire no, il servaggio è l’unico strumento di relazione fra chi ha il potere di produrre e chi ha l’obbligo di lavorare. Il nuovo Medioevo è questo. E non produce nessuna ricchezza in più, solo ingiustizia.
Foto | Flickr
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