Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

“KERMESSE NERA” PER COLOMBO-MAMBRO FIORAVANTI

1- IL RACCONTO DELLA SERATA (BY LUCA TELESE PER CUORINERI.IT)

Ma che serata incredibile,  al residence di Ripetta, martedì sera. Entri nella sala dove verrà presentato il libro scritto da Andrea Colombo con Francesca Mambro e Valerio Fioravanti (“Storia nera”, Cairo editore, 17.00 Euro) e pensi per un attimo di avere le traveggole. In platea che la combinazione più incredibile di materiali umani che si possa immaginare a Roma. Per dire: quasi tutta la redazione de Il Manifesto (in quanto ex colleghi di Colombo) da Valentino Parlato a Michela Bongi;  buona parte dell’ex braccio politico di Rebibbia, ex brigatisti come Valerio Morucci ad Adriana Faranda (insieme al marito, il fotografo francese Gerald Bruneau), ma anche ex “neri” come Gabriele De Francisci. Ma anche un consigliere di Prodi come Rodolfo Brancoli (presente per insospettabili legami di amicizia), ma anche un ex potoppino come Lanfranco Pace (che modera) giornaliste di sinistra come Paola Tavella o Letizia Paolozzi, conduttori televisivi come Corrado Formigli, firme caustiche come la Jena de La Stampa (alias Riccardo Barenghi), parenti di vittime nere come Barbara Zicchieri (sorella di Mario, per il cui delitto è stato processato proprio Morucci) deputati di sinistra o destra, dagli aennini Enzo Raisi, Paola Frassinetti ed Enzo Trantino, alla diessina Franca Chiaromonte, al regista Pasquale Squitieri, la madrina della Cairo Benedetta Centovalli (editrice del libro), e chi più ne ha più ne metta. Perfetta la battuta d’esordio di Pace: “Lo so, lo so, è strano: io, ex estremista, “moderatore”…. La vita riserva sempre sorprese”.

A coronare tanto parterre du Roi doveva esserci Francesco Cossiga, grande sacerdote degli anni di piombo, ma il presidente ha una calo di pressione, e così, in sua rappresentanza, arriva la figlia Annamaria (elegantissima come sempre) con un messaggio scritto, tutt’altro che formale, però: “La sentenza di condanna nei confronti di Francesca e di suo marito – curiosamente usa questa formula molto affettuosa con la prima, asettica con Giusta – non è una sentenza di sinistra, ma di una certa sinistra che doveva regolare certi conti bolognesi». E poi: “Sono convinto da tempo dell’innocenza di Mambro e Fioravanti, anche perchè sono stato ministro dell’Interno». Fosse venuto in questo consesso a spiegare perché, sarebbero stati fuochi d’artificio. Eppure l’imprevisto crea un effetto positivo, nel senso che prima consente al deputato di An Enzo Raisi di illustrare le sue teorie sulla pista internazionale legata all’ex terrorista Krham (lui è certo che quello sia coinvolto, grande stupore in sala), poi costringe a salire sul palco Fioravanti, che si era rintanato in fondo alla platea, nel tentativo di ritagliarsi un ruolo da “spettatore”. Parla, invece, e tiene incollati alle poltrone: “Noi – spiega – abbiamo chiesto ad Andrea di rileggere le carte processuali senza pregiudizi negativi. E lui ci ha spiegato che si era convinto della nostra innocenza, seguendo quel processo, anche dopo che la giuria popolare dell’Assise ci aveva assolti. Quell’assoluzione che la giuria popolare bolognese aveva costruito, era stata poi distrutta dai magistrati, in punta di diritto, in una stanza chiusa. Ha detto che questo gli sembrava un colpo del… Potere. E siamo diventati amici”.

Poi Fioravanti spiega il suo punto di vista, e lancia la provocazione di una “strage dimenticata” che potrebbe aiutare a capire quello che è successo.   “Noi – spiega l’ex leader dei Nar – noN siamo innocenti. Siamo entrati in gioco, ci siamo entrati consapevolmente, volontariamente, abbiamo pagato un prezzo, che a volte ci è sembrato eccessivo, ma che era legittimo. Una parte dello Stato ci ha inquisito con molta severità, un’altra parte ci ha punito con molto garantismo. Noi, dunque – spiega Fioravanti – non vogliamo riabilitazioni,  non vogliamo favori, tutto quello che si potrà scoprire, o dire, non ci farà fare un giorno ci carcere in più o in meno. Noi ci siamo trovati implicati, e lo abbiamo capito dopo, in qualcosa di più grande di noi. Valerio e Francesca – osserva autoironico – sono stati giocati come pedine in un gioco più grande, ma ce ne siamo accorti solo dopo”. Poi Fioravanti racconta un lungo colloquio con Cossiga, all’uscita del carcere, quello in cui il presidente, indica loro l’ipotesi della pista internazionale: “Io credo – disse Cossiga – che sia stato un errore dei palestinesi”. Possibile “A noi all’inizio la cosa non ci convinceva particolarmente – ricorda Fioravanti – poi, curiosando su internet, abbiamo scoperto qualcosa di più sulla strage di Fiumicino. Anzi, sulle stragi di Fiumicino, che sono state due, compiute nel 1973 e nel 1975. Sono morte quaranta persone, ma nessuna targa le ricorda in aeroporto, nessun anniversario, nessuna commemorazione. Ce le hanno fatte dimenticare. La politica ci ha chiesto di dimenticarle, e così è stato, al punto che non si trova nemmeno l’elenco delle vittime. Perché mai. Per cattiveria? Per perfidia? Io credo di no. Semplicemente per una convenienza politica, che, ancora una volta ci hanno chiarito le parole di Cossiga. Il presidente ci ha raccontato che Moro fece un accordo segreto con i palestinesi, che prevedeva la libertà di circolazione delle armi, in cambio dell’immunità dell’Italia e dei suoi interessi nel mondo. Questo accordo è saltato? La strage è stata una risposta alla fine di questa tregua? E collegata ad Ustica? Io non ho elementi per provarlo, e per questo spero che Cossiga tiri lui fuori, prima o poi, un pezzetto di carta, un appunto, che provi quello che dice”.

Il clou della serata, ovviamente, è l’intervento di Colombo, “sorvegliato” dagli ex compagni di quotidiano: “Ho poco da dire, ma rispetto a chi non ha letto il libro alcune cose chiare devo premetterle. Primo. “Ho definito i Nar come ‘anarchici di destra’ in assoluta discontinuità con i movimenti precedenti del neofascismo stragista. So che la cosa ha fatto discutere, ma basta leggere il libro per capire che è così”. Secondo. “Il loro è stato un estremismo di destra criminale ed assassino, ma la loro storia non è compatibile con una strage. Piaccia o non piaccia è così”. Terzo. “Le indagini sono state a senso unico. Hanno guardato in una direzione sola, la destra, altrove nemmeno di sguincio. Questo poteva essere comprensibile all’inizio dell’indagine, dopo è stato imperdonabile”. Terzo: “Io ero e resto convinto che lo stragismo del ‘69-’74 sia stato di marca fascista. Ma credo che siccome per quelle stragi non ci sono colpevoli, mentre per questa sì, in molta sinistra sia rimasto in testa un sillogismo sbagliato: siccome la Mambro e Fioravanti sono gli unici condannati, l’errore giudiziario che li vede colpevoli di Bologna, è l’unico modo per tenere in piedi una verità storica che le altre sentenze non sono riuscite a confermare. E una bugia che garantisce una verità storica, scusatemi – conclude Colombo – a me sembra una gran porcata”. Al che si sollevano cento mani, tutti vorrebbero fare domande, c’è chi si dice certo che le bombe sono democristiane, chi vorrebbe sapere da Fioravanti altre verità, chi suggerisce che anche piazza Fontana sia stato un errore, così chiude Pace, uno che racconta di se che non riuscì ad entrare nelle Br perché giovaca a poker e si svegliava tardi: “Io che sono stato ad un passo dal buio della mente, so quello che avrei potuto fare. E so che quella cosa Francesca e Valerio non l’avrebbero potuta fare, perché anche se nel buio della mente decidi di andare contro lo Stato, lo fai sempre contro uomini e bersagli precisi. E di questo ero convinto – conclude il giornalista de Il Foglio – anche prima che Adriana Faranda mi dicesse: ‘Guarda che Francesca è una gran donna’”. E’ una storia nera, sì. Ma stasera anche un po’ rossa.

2- LETTERA DI LUCA TELESE A DAGOSPIA

Caro Dago,
chi ha letto Dagospia avrà notato che Umberto Pizzi, il paparazzo principe della Roma politica, raccontando la presentazione di "Storia nera", ha composto il suo reportage per immagini definendolo un “Cafonal della vergogna”. Conosco bene Pizzi, è una vecchia pellaccia, uno che non smette mai di trottare di qui e di là, dei soldi gli importa poco, mi piace per il suo carattere e la sua tigna, dove c’è un evento c’è il suo obiettivo.
So bene che l’oggettiva "notizia" di cui riferivo anche io (la composizione a dir poco "multietnica" della platea) gli ha creato una collisione di coscienza, deflagrata definitivamente in vera e propria incazzatura (absit iniuria verbis, ma l’ho visto!) quando alla fine del dibattito un tale (non un oratore, ma uno che si è alzato per fare una domanda, ne riferivo anche nella mia cronaca) ha detto come se fosse una certezza storica acclarata che “La strage di piazza Fontana era stato un errore, che lì nessuno voleva uccidere”. Che questo si dicesse, alla presentazione di un libro innocentista sulla Mambro e Fioravanti a Pizzi è parso troppo.

Io capisco l’incazzatura, ma i problemi sono diversi. Il primo. Una cosa è Piazza Fontana, un’altra è Bologna, una cosa è un libro serio come quello di Colombo (potrà piacere o meno, sicuramente è un documento con cui confrontarsi), altra l’intervento estemporaneo di uno che passa, si alza e chiede la parola, l’inevitabile matto di turno. Un giornalista pesa e valuta: lo avesse detto Cossiga sarebbe stata un’apertura, lo dice un signore un po’ strampalato, è una riga di citazione, ma proprio se si vuole essere scrupolosi.
Il secondo: se a Roma c’è un dibattito che interessa sia Valerio Morucci che, per dire, Barbara Zicchieri (sorella di Mario, per il cui delitto Morucci è stato assolto per insufficienza di prove), non ci sono altre vie: visto che fra l’altro il primo probabilmente non conosce nemmeno l’aspetto della seconda (e quindi non può “riconoscerla”), democrazia vuole che i due si possano ritrovare nella stessa sala. Lo so, può non essere bello, né piacevole, anche dopo trent’anni, un incontro di questo tipo, e so che Barbara – che avevo avvisato – è rimasta turbata (forse leggerà queste righe, forse ce lo racconterà lei).
Ma l’alternativa quale sarebbe? Impedire a Morucci di assistere alla presentazione? Chiuderlo in una gabbia a parte? Oppure l’alternativa dovrebbe essere – badate bene – impedire di assistere a lui o ad altri condannati degli anni di piombo? Non sono stato tenero in passato con Morucci, ma credo che sarebbe troppo. Si è seduto in ultima fila, ha ascoltato, se n’è andato via senza dire una parola, punto.
Così, ovviamente, oltre al prenderne atto, non c’è nulla che possa impedire di trovarsi fianco a fianco a Rodolfo Brancoli (consigliere di Romano Prodi) e un ex militante del Fuan-Nar come De Francisci. Oppure che l’ex socialista Pasquale Squitieri, la diessina Franca Chiaromonte, Valentino Parlato e la deputata di An Paola Frassinetti (ex settantasettina nera, oggi a Montecitorio).
Di più, la forza possente delle carrellate di immagini del Cafonal di Dagospia, conferiscono al racconto di questa serata un che di mostruoso e grottesco, dato il tema serio e delicato del dibattito (molto più che per una normale presentazione): così ogni sorriso che vedi ti pare la testimonianza di un crimine celebrato nell’indifferenza, persino la borsetta della Maglie può apparire reato. Ma oserei dire che in questo caso è “l’infedeltà” dell’immagine fotografica, che trae in inganno.
E’ stato un convegno lungo, a tratti pedante, a volte quasi accademico, ma non c’è stato, in due ore nemmeno una risata, in sala, nulla di goliardico o di ironico, se non la prima battuta di Pace. Qualche sorriso si è visto a fine serata, quando l’evento era già bello che finito, e i convitati sciamavano per via di Ripetta. Quindi, per concludere: non credo sia stato “Cafonal”, sicuramente non è stata “Vergogna”. Almeno per questa volta, i familiari delle vittime (alcune come Barbara addirittura in sala) non hanno subito nessun oltraggio. Conosco abbastanza bene Pizzi per sapere che non desidera nessuna “Guantanamo” per gli ex degli anni di piombo. E’ l’unica cosa che potrebbe impedire il cortocircuito di storie che lo ha fatto arrabbiare, ma quello sì che sarebbe un crimine.


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2 risposte a ““KERMESSE NERA” PER COLOMBO-MAMBRO FIORAVANTI”

  1. Avatar dimitri buffa
    dimitri buffa

    Caro Telese,
    da rinchiudere in gabbia sei te. Il matto che aveva parlato di Piazza Fontana era il sotoscritto e ti assicuro che anche non avendo ovviamente le prove l’ipotesi non era peregrina. Guarda caso sono anche stato consulente della Stragi di Pellegrino e si da il caso che in materia di terroirsmo di sinistra e di destra non sono secondo a nessuno per archivio mentale e cartaceo. S, vero tu hai fatto un bellissimo libro che ho anche comprato e apprezzato e recensito favorevolmente. Per tanta stronzaggine snobistica mi fa ricredere su di te. Infine una notazione sulla presunzione dgli stronzetti raccomandati e zecche come te: chi credi di essere? Pensi davvero che puoi trattare le altre persone con questo sussiego? Te lo dico prima alla romana e poi alla padana: vattela a pija nder culo: va da via er cu

    con amicizia dimitri buffa

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