Abbasso il Grande Fratello, abbasso il Billionaire! Giovedì sera, ad Annozero, solleticata da una domanda del giornalista Stefano Cappellini, Daniela Santanchè, la «pasionaria nera», ha gettato il cuore oltre l’ostacolo. Il giornalista de Il Riformista le chiedeva: «Ma lei cosa pensa dei ragazzi della Fiamma che hanno fatto a pezzi la Casa del Grande Fratello?». Forse Cappellini pensava di costringere la candidata premier della Destra a una imbarazzata dissociazione da un gesto così «radical». E invece ha ottenuto (a sorpresa) il risultato opposto: «Veramente ne penso tutto il bene possibile!». Come, come? La signora indiscussa di tutti i salotti di Roma e di Milano, la dama che aveva aperto la sua prima campagna elettorale al grido «Entrerò nelle stalle del Nord con i tacchi a spillo», che tesse l’elogio dell’antagonismo urbano? Ebbene sì. E Daniela è andata ancora più a fondo, con un sospirone: «Magari! Magari mio figlio avesse la passione politica di quei ragazzi, magari militasse anche lui come loro!». E, dulcis in fundo, ribattendo all’affilato eloquio di Cappellini, che le chiedeva se «i ragazzi della Fiamma» sapessero che lei era una delle proprietarie del Billionaire: «Che c’entra questo? Sa che le dico? Mille volte meglio i ragazzi della Fiamma che fanno politica nelle periferie – ha gridato la Santanchè ormai lanciata – che i clienti del Billionaire!». Ora: noi ancora non sappiamo quali saranno le reazioni dei Vip della Costa Smeralda (si vedrà fra qualche mese). Di sicuro – nello studio di Santoro – è stato virtualmente battezzato un ircocervo interessantissimo. Un partito di cui sarà curioso osservare il risultato elettorale. Perché dopo il partito di «Lotta e di Governo», la Destra è il primo partito di «Lusso & di Protesta». Poco dopo aver difeso i giovani della Fiamma (che poi sono in gran parte i militanti della Osa, delle occupazioni metropolitane, della rete dei Centri sociali neri che gravitano intorno alla romana Casapound) la Santanchè si è infilata in una riunione sulle candidature che ha partorito, ieri mattina, un altro colpaccio mozzafiato: l’arruolamento di Paola Ferrari, nelle liste della Fiaccola. Ma Paola Ferrari è anche la moglie di Marco De Benedetti, il che produce il paradosso singolare che ci sono contemporaneamente un De Benedetti che si vanta di avere la prima tessera del Pd, e una De Benedetti che scende in campo al fianco di Luca Romagnoli e di Francesco Storace, dell’inossidabile Teodoro Buontempo e di Gianluca Iannone. Quest’ultimo – leader indiscusso del centro sociale romano Casapound, barbone nero da mangiafuoco – è l’ideatore di tante iniziative mediatiche clamorose, il teorico del «neofascismo mediatico», l’uomo che ha inventato lo slogan «La Squadra del cuore» (nelle scorse regionali) accompagnato da una foto di squadristi (non della nazionale, ma della marcia su Roma). E tra i padri spirituali di Casapound c’è il guru Gabriele Adinolfi, ex fondatore del gruppo extraparlamentare di Terza Posizione, intellettuale ribelle e antiamericanista. Sempre ieri – a favore di Daniela e della Destra – arrivava l’appello elettorale dell’amico di sempre di Daniela e di Paola, Flavio Briatore. Proprio lui, che dopo aver inaugurato il locale, le portava in barca con Naomi Campbell ha detto: «La voterò. Ha idee molto chiare su quello di cui ha bisogno l’Italia. L’altra sera in tv mi è piaciuta molto: chiara, decisa, con un linguaggio adatto ai giovani. In politica – concludeva Briatore – è la cosa più nuova che c’è, una candidatura fresca, piena di ideali». Un vero e proprio endorsement, che può persino preludere a una clamorosa candidatura. E che si somma all’arruolamento nelle liste al nord dell’ex ministro leghista Gianluca Pagliarini, e al sud dell’autonomista Nello Musumeci. Il prossimo colpo in cantiere potrebbe essere un’altra rampolla eccellente, Lucrezia Iannuzzelli, la più giovane erede della dinastia che guida il gruppo Camuzzi (editori, e imprenditori a cavallo fra Italia e Sudamerica). Lo sdoppiamento fra la Santanchè «antagonista» e quella «mondana», non è che l’ultima sorpresa di una donna che già una volta teorizzò su Vanity Fair la propria «molteplicità» mediatica giocando sul proprio nome da ragazza: «La Garnero è una ragazza molto tosta e determinata, che viene dalla provincia di Cuneo e si è fatta un culo così. La Santanchè è un personaggio da rotocalco che spesso ho anche usato». Adesso la Garnero e la Santanchè si fanno une e trine, in un partito che unisce lo storacismo di governo, l’antagonismo ribellistico, il lusso mondano del Billionaire, e la rabbia postmissina di Er Pecora. Magari sarà un successo.
Destra, protesta e Billionaire
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