Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

La libertà di scrivere bene (o male) sul Fatto

Ve la racconto così. Antonio Padellaro mi ha mandato a seguire per il giornale il famoso duello, o triello che dir si voglia per la segreteria del Pd. Fra i giornalisti delle testate più disparate, appollaiati sul loggione, si è diffusa subito una impressione comune: Bersani era sorprendentemente fuori partita, Marino molto in palla e all’attacco, Franceschini costretto a giocare di rimessa e a polemizzare con il chirurgo. Nessuno, tranne gli uomini dei leader, aveva il minino dubbio che il vincitore del duello fosse Marino. Per di più, il tempo di saltare sul motorino ed arrivare in redazione, su tutti i blog che commentano la sfida, i commenti dei più non fanno che ripetere la stessa cosa: impressione unanime. Dopodichè apro il sito di La Repubblica e mi prende un colpo. Il titolo dice: Duello in parità”. In parità? Era il segno che finito il confronto, quella valutazione è già diventata un affare di stato: non si può dare troppo spazio all’outsider. Sui giornali di ieri, un’altra sorpresa. Si giudica su tutto, sui quotidiani, ma anche lì non si toccano gli equilibri inviolabili: e così non c’era un solo pezzo che su questo tema si sbilanciasse. Prendere posizione tra i contendenti del Pd, vuol dire rompere equilibri, appartenenze, blocchi di consenso. Così volevo raccontare ai lettori del Fatto quant’è bello scrivere sul nostro giornale. Tornato in redazione parlo con due colleghi del politico – Edoardo Novella e Wanda Marra – con il caporedatore Nuccio Ciconte, con Antonio Padellaro. Mi hanno detto: “Scrivi quello che ti sembra sia accaduto”. Detto, fatto. Nel nostro giornale, sulle tante anime della sinistra e sul congresso del Pd ci sono le opinioni più disparate: sul Fatto, per dire, ha sul giornale preso posizione Furio Colombo dicendo che voterà convintamente Franceschini. Ma ci sono anche persone che hanno simpatia per Marino, e io ho sempre avuto gran stima personale di Pierluigi Bersani. Però l’unica cosa che mi hanno chiesto è: “Secondo te chi ha vinto?”. Così ho detto l’impressione che avevo avuto, e abbiamo stilato persino le pagelle: 5 a Bersani, 6 a Franceschini, 7.5 a Marino. La cosa che mi ha colpito di più, nell’ex ministro dell’industria è il suo momento di visibile disagio alla domanda se era favorevole ad un nuovo confronto. E Bersani non era favorevole. Mentre non era inquadrato si è appoggiato la mano sulla fronte, ha sospirato, e poi ha detto: “Vedremo…”. Alla fine gli è uscito fuori quello che pensa veramente. Ha detto che non ama le manifestazioni “divisive”, che non gli piace l’idea di fare spettacolo su di noi”. Per via di questa incomprensibile posizione (visto che Franceschini ha fatto cadere il suo veto iniziale) il Pd ha perso l’ennesimo treno, e non è andato a fare i confronti su altri canali. Invece di approfittare del duello per parlare al Paese – insomma – si è accontentato di lavare i panni sporchi in famiglia sul canale semi-clandestino di You dem (a cui auguro grandi successi, sia chiaro). Su qualche giornale ho visto persino titoli trionfalistici: “500mila collegati”. Mezzo milione è lo share di una piccola rete. Ho pensato che Bersani, che avevo intervistato da poco, si è assunto una piccola grande responsabilità. In lui si agita l’eterna paura di confrontarsi. Prevale la visione burocratica di chi crede che il confronto sia “divisivo” e quindi “nocivo”. Allora mi sono detto che Bersani il suo cinque in pagella se lo meritava due volte. Rifiutare la modernità, giocare a fare gli americani, e poi avere paura di un duello in cui non si può fare un controcampo, è più che un errore. E’ un arcaismo intollerabile. E’ come se per Bersani la sfida fra Hillary e Obama non fosse mai accaduta. E’ come se avesse le lancette indietro di un secolo. Se si vuol battere Berlusconi, almeno sul piano televisivo, bisogna tornare in questo millennio. O no

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7 risposte a “La libertà di scrivere bene (o male) sul Fatto”

  1. Avatar autogrill
    autogrill

    e se io avessi le prove che Elisabetta Canalis, pagata dalla sinistra, usa Clooney per infangare e sputtanare l’italia di Berlusconi?

  2. Avatar marcos
    marcos

    MALEDETTA SINISTRA E MALEDETTI COMUNISTI…. HANNO COMPRATO ANCHE I PENTITI. A PROPOSITO, IL TG DI MINZOLINI PERCHE’ NON RACCONTA QUESTE COSE?? OPPURE E’ GOSSIP ANCHE UN PROCESSO DI MAFIA???
    PROVARE PER CREDERE
    “Fu Bernardo Provenzano a dirci di votare Forza Italia con queste parole: Ci possiamo fidare, siamo in buone mani, ho avuto garanzie” – ha detto il pentito Giuffré durante l’ultima udienza del processo d’appello a Marcello Dell’Utri di venerdi 16 ottobre.

  3. Avatar Antonio
    Antonio

    In effetti Bersani, secondo me, può aspirare al massimo ad essere un buon ministro, viste le sue (buone) competenze. Per il resto non lo ritengo affatto adatto ai confronti, vedere l’ultima puntata di Annozero per credere…

  4. Avatar Francesco Curridori
    Francesco Curridori

    Caro Luca,
    hai perfettamente ragione su tutto, ma fra i tre candidati Bersani risulta quello con la proposta più appetibile e con le idee più chiare. Bersani ha il peccato originale di ogni segretario della sinistra: ottimo dirigente di partito, pessimo leader. Fanno eccezione solo Togliatti e Berlinguer…

  5. Avatar Colinmckenzie

    500 mila persone collegate a YouDem (televisione e/o Internet che siano) sono una cifra senza senso per quella realtà, ma tanto i giornali basta che sparano titoli sensazionalistici…

  6. Avatar alfio
    alfio

    Non ho bubbi sul fatto che Marino possa essere sembrato vincente, ma la verità è che per liberare l’Italia dal berlusconismo ci vuole un partito che abbia qualcosa a che vedere col vecchio pci. Lo dico non per nostalgia, ma perché quel pci era nato dentro l’anima culturale degli italiani, era un partito di massa all’italiana, come la dc, il psi, lo stesso msi ecc. L’errore generoso di Veltroni è stato di pensare a un partito liquido, che infatti si è subito liquefatto. Ecco perché Bersani. Perché dei tre è l’unico ad avere esperienza di quel partito, e a poterlo ricostruire. E perché con lui c’è l’Emilia ex, c’è D’Alema, c’è il più di quella tradizione. E anche perché Berlusconi è una cosa tragicamente seria, per la quale ci vuole una risposta professionalmente seria. Tu, caro Luca, hai scritto un bel libro su quel partito. Se l’ho letto bene so che sei d’accordo con questa diagnosi.

  7. Avatar Gioacchino Basile

    Il commento di Carlo Vizzini in risposta a Piero Grasso, mi ha fatto scoppiare dalle risate… Lui, Carlo Vizzini prima e dopo la strage di via D’Amelio era politico molto apprezzato da “cosa nostra” è proprio da quei servi diretti di Fincantieri, che non possono assolutamente essere estranei alla strage di via D’Amelio; si tratta di quell’infame famiglia criminale che, oltre ad aver partecipato all’assasssinio del Generale Dalla Chiesa ed alla strage per uccidere Rocco Chinnici, anche hano messo le bombe a Giovanno Falcone all’Addaura!!!!
    Le dichiarazioni di Pietro Grasso, “in ordine alla trattativa” mi hanno fatto confermato che la magistratura ha pesanti difficoltà nell’andare incontro a quella verità – strage di via D’Amelio- che segnala in modo inequivocabile l’interesse delle indegne omissioni di VIttorio Teresi e di pezzi importanti di quella Procura di Palermo che tradì Paolo Borsellino.
    Quelle omissioni furono imposte nell’interesse delle Parteciapzioni Statali e dei politici alla Carlo Vizzini, che insieme a pochi altri visibili ai miei occhi, appare uno dei più diretti interessati.
    Gioacchino Basile
    PS: proprio ieri sera apprendendo delle risibili dichiarazioni di Pietro Grasso, gli ho inviato un messaggio telefonico di merito….(sic.)
    Ora voi giornalisti, moltissimi dei quali ben conoscete la mia storia da sempre, potete anche non dare spazio a questa mio ulteriore e non ultima denuncia, ma sappiate che non saranno pochi quelli che sapranno, ricevendo questo comunicato stampa a mezzo e-mail
    Gioacchino Basile

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