Insomma, alla fine è andata così. Siamo arrivati al Quirino senza nemmeno poter fare una prova, prima di noi – non era uno scherzo – c'era Grease. Siamo arrivati in ordine sparso, con un pugno di dischetti da proiettare, ovviamente masterizzati in almeno tre modi diversi, con dodici lingue diverse da amagamare, con ospiti che sono saltati un minuto prima per il raffreddore, altri che sono arrivati all'ultimo momento (più i secondi che i primi, cosa rarissima), con Carlo Verdone che – grandissimo professionista – si è presentato un'ora prima deliziando gli attrezzisti del teatro con i suoi aneddoti (uno spettacolo nello spettacolo).
E' andata finire che a Roma sul palco del teatro del Misfatto si è ritrovato un grumo di pazzi molto ben assortiti, uniti solo da un minimo comune denominatore: la pratica poco raccomandabile del Fatto Quotidiano, della sua redazione, o anche solo delle sue pagine. Molti non si erano mai nemmeno visti prima, eppure, malgrado questo si sono incontrati ad occhi chiusi, come i trapezisti del circo. Per l'occasione sono tornati insieme Disegni&Caviglia, roba che nemmeno Lennon e McCartney. E c'erano i ragazzi della banda web di Spinoza, una sorta di banca dati satirica senza fondo, c'era la chitarra di Flavio Oreglio e le voci roche dei Musicomedians, a metà fra Sesto San Giovanni e il mondo, c'erano le strisce di Stefano Disegni e la tivvù monolocale di Abbate.
C'erano i capelli bianchi dell'ingegner Cornaglia, il gran borghese che si è fatto poeta per antiberlusconismo rimeggiante. Che cosa resterà di questo incredibile cortocircuito? Prima di tutto uno spirito, un sentimento comune. Un pubblico eroico che si mette in fila alle otto di sera, un'ora e mezza prima dell'inizio, e una trascinante ebrezza di follìa che pervade il nostro giornale.
Abbiamo messo sul Il Misfatto frullando quello che c'era, con molta fretta di arrivare, con molti errori, ma con grande divertimento. Abbiamo messo su questa compagnia di giro inedita scoprendo in corsa che poteva stare insieme molto meglio di tanti esperimenti in vitro. C'erano le copertine surreali di Valdo Gamberutti, che prese da Tetris e trasportate in sala parevano già scritte per raccontare degli "Editti Stellari" e dei "Signori dei tranelli" di oggi.
Chi se lo scorda il fan di Verdone con la moto e il telefonino? E il professore di matematica terronio-classico e la sua "Upsilon"? E' venuto giù il teatro. Anche le imitazioni casalinghe dle nostro grafico Paolo Residori ("Mi stringi l'articolo per farlo entrare?". Risposta: "No, ce sta n' progetto da rispettare…". Quanto avremmo dovuto provarlo il duetto satirico fra Marco Presta e i cervelloni di Spinoza? Ritratto satirico-batutta, batutta, ritratto-satirico…. Per fortuna c'è lo streaming, potete verificare che è vero. E il video Vergassola, con inserto (autopromozionale) delle Vibrazioni? Pagine cult: il racconto degli ultimi tre licenziamenti di Fulvio Abbate (speriamo che Padellaro non voglia trarre ispirazione) e l'autolicenziamento di David Parenzo, che fugge da un giornale comprato dal Campanile di Mastella.
Insomma, siamo già un campo profughi. I mille del teatro Quirino si trovano fra le mani il rarissimo numero zero (ho visto incredibili fenomeni di accaparramento). Chi vuole si può venire a prendere una delle trecentocopie che avevamo messo da parte in redazione. E' una tiruatura limitata, su cui ci piace raccogliere i vostri commenti e le vostre impressioni. Siamo molto curiosi di sapere se riusciremo a fare anche un secondo numero, nessuno è in grado di rispondere a questa domanda. Forse andremo in tournèe in tutta Italia, forse no. Ma questa è un'altra storia. Non perdiamoci di vista.
Luca Telese
luca@lucatelese.it
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