Bari – Nichi Vendola 3.0. Nella notte di Bari, con la strada chiusa dai vigili perché una folla incredibile – moltissimi ragazzi – si concentra, con piazza Prefettura che si riempie come una clessidra, il trionfatore delle elezioni in Puglia guarda lontano, passa alla terza fase dell’incredibile rincorsa avviata con le primarie, e già immagina come trasformare la sua regione in un laboratorio. Gli chiedono: “Adesso lei è un leader nazionale?”. Lui, sorridendo e schermendosi: “Mamma mia… lo sarò nella misura in cui governo bene la Puglia…”. Ovvero sì, ma con prudenza, con passi di piombo, tenendosi ancorato all’incredibile radicamento sul territorio, alla “connessione sentimentale” con il suo popolo che è stato la prima chiave del suo successo contro tutto e tutti. La sua è stata una campagna diversa, unica, modernissima. Molto più simile a quella di Obama che a quella di Romano Prodi. Una campagna elettorale combattuta con strumenti antichi e postmoderni, le piazze alla Di Vittorio, piene a qualsiasi ora, in qualsiasi angolo della Puglia, sommate alle piazze della Rete: Twitter e Facebook, più un reticolo impressionante di siti e di video web. Gli spot esilaranti girati a tavola con la mamma nella cucina di Terlizzi (“Nichi, come si risolve questa storia della malasanità?”) ma anche i video ironici con la visita della signorina Puglia dal dottor Fitto (“Adesso le prescrivo una bella cura nucleare…”, dice il medico. E quella: “Ma lei è matto!”). Il distacco con l’avversario Rocco Palese, rispetto ai tre punti degli exit poll, cresce nella notte dello scrutinio, si avvicina al 9%, portando il presidente fra il 47% e il 49%.
Il motivo è semplice. Gli exit poll non erano riusciti a monitorare il voto disgiunto, che ha portato un 3% di elettori, a destra e al centro, a votare per lui. Così si ridimensiona anche il dato della candidata Udc, Adriana Poli Bortone: le prime proiezioni la davano intorno al 12,5%, ma alla fine si attesta intorno all’8%. Vendola nelle ultime settimane aveva quasi oscurato il suo sfidante, rivolgendo direttamente il guanto di sfida a Silvio Berlusconi. Una scelta pericolosa, che però ha pagato. Adesso molti osservatori lo indicano come un possibile candidato premier del centrosinistra nel 2013. Mica male per uno che solo l’estate scorsa era stato giudicato perdente da Massimo D’Alema e da buona parte degli oligarchi di centrosinistra. Ieri, invece, poco dopo le nove di sera arrivava una telefonata affettuosa: “Sono Massimo, volevo complimentarmi per questo successo …”. E giù un intenso scambio di opinioni. Ora D’Alema, maestro di machiavellismo, potrebbe diventare addirittura uno sponsor (perché Vendola, al contrario della Bonino, viene pur sempre dalla antica famiglia del Pci).
Altro segnale. Il sindaco Michele Emiliano, per un breve periodo suo possibile sfidante, appariva al suo fianco – con una scelta simbolica – nel primo collegamento televisivo con il Tg1. Poi ci sono gli altri elementi di analisi: la sua Sinistra e libertà vola in Puglia al 10% (in Campania, Calabria e Basilicata sta intorno al 4%. nel Lazio al 3.6%). La lista per Vendola, affidata ai “moderati” capitanati dall’industriale Divella (un’operazione di marketing calibrata con micidiale efficacia) arriva al 5%. Così il governatore quasi grida: “Abbiamo dimostrato che esiste un altro sud, un meridione che non è Gomorra, che può rappresentare la legalità, la speranza, il buongoverno”. E poi, quando gli chiedono chi deve ringraziare Vendola fa esplodere l’entusiasmo dei suoi: “I primi sono ragazzi delle fabbriche di Nichi”. Ecco, le fabbriche. Un altro fenomeno. Tutta la campagna è stata coordinata da un gruppo di ragazzi con un’età media di trent’anni.
Il coordinatore dello staff, Ed Testa, è un giovane creativo che ha curato molti dei dettagli decisivi di questa campagna. Gli slogan in rima, gli striscioni riciclati per fare borse da vendere per la sottoscrizione (un’idea geniale: ieri le ultime rimaste ieri venivano battute a sessanta euro, come pezzi da collezione). Intorno a questo nucleo c’era il meglio di una regione che cambia: giovani film-maker, piccoli geni dell’internautica, un sito curato da un’altra trentenne – Sonia Pellizzari – che nelle ultime ore ha superato i 50 mila contatti (da tutto il mondo). Le fabbriche non sono sezioni, ma qualcosa a metà fra gli atelier e gli Internet point, aggregano le persone più diverse,e sono tutte costruite con panche, cartoni, materiali di recupero, trovate grafiche, ed equipaggiate con connessioni Internet. Ieri il comitato era uno spaccato emblematico: il fratello di Nichi e sua moglie – Gianni ed Emanuela – e che portano torta con ricotta e focacce ai ragazzi che su Internet continuavano a coordinare la partecipazione anche durante il voto. “Le 150 fabbriche – spiegava Vendola nella notte – sono il luogo dove cresce una nuova cultura politica quello dove io mi trovo meglio. Il modello nuovo: oltre Sinistra e libertà e oltre il centrosinistra”.
E così, il nodo della terza fase è il futuro di queste strutture che sono state il cardine della vittoria: “Convocherò al più presto gli stati generali di tutte le fabbriche di Nichi per decidere che farne”. Piccola bugia. Già lo sa: ne sta aprendo alcune anche in queste ore, fuori della Puglia (Roma) e addirittura fuori dall’Italia. Poi Vendola guarda alla scena nazionale: “Il Pdl perde, ma attenua la sconfitta grazie alla stampella della Lega. Prima ancora del leader bisogna pensare alla prima priorità, la costruzione di un nuovo centrosinistra. Una coalizione che possa attrarre speranze, e non promettere la sostituzione di un vecchio ceto politico di destra con un altro ceto politico di sinistra”. Mentre dice questo intorno a lui cala il silenzio: l’opa di Nichi sul centrosinistra è già stata lanciata. Veni, vidi, Nichi.
Luca Telese
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