Nessuno lo ammette, ma le interviste spesso partono da una idea preconcetta. E infatti arrivo a casa di Nicola Legrottaglie, a Torino, con un dubbio di partenza che (almeno a voi) devo confessare: “Questo ci fa o ci è?”.
Il fatto è che Nicola Legrottaglie, classe 1976, si è convertito. Si è fatto evangelico, ha scritto due libri, tiene riunioni di fedeli tra Milano e Torino insieme agli amici del suo gruppo di fede. Gioca nella Juventus, con la maglia numero 33, quello che indica l'età di Cristo. Sotto le strisce bianconere indossa sempre una t-shirt con la scritta: “Gesù è verità”. Fino all'anno scorso ne portava un'altra : “Gesù vive”. Ha dichiarato di essersi imposto, da ormai due anni, una scelta di castità. Quando lo vedo arrivare mano nella mano con la sua ragazza, l'incantevole Erica (fisico da pin up, lineamenti eleganti, camicetta bianca, pantaloni bianchi e stivali, un barboncino bianco chiamato Cherie) il dubbio dentro di me cresce. Nicola è nato in Puglia, ha giocato nelle squadre di mezza Italia, era uno sciupafemine dichiarato. Poi, dopo un periodo nero e una brutta pubalgia, la svolta. Al Siena incontra un compagno di squadra, Tomas Guzman, che lo aiuta a ravvicinarsi alla fede. Per lui è una folgorazione, diventa un “atleta di Cristo”. La versione era così lineare da sembrare una parabola: mi sono preparato a demolirla. Prima dell'intervista mi sono letto i due best seller del difensore juventino (Ho fatto una promessa e Cento volte tanto). Anche quelli scritti molto bene, troppo bene, mi sembrava: l'ultimo, appena uscito, pare il saggio di un pastore, talmente è pieno di citazioni bibliche. Possibile? La casa di Legrottalgie è in un quartiere popolare, San Paolo. Il nome è sul citofono. Non c'è ascensore, terzo piano. Elegante ma spartana. Nel frigo una distilleria di limoncello (limone o cacao) prodotto dalla madre Lucia. Lui sgrana gli occhi azzurri da subito, non dribbla nessuna domanda. Ed è anche simpatico. In uno scaffale ci sono 40 paia di scarpe Adidas (“Il bello di avere un sponsor è che mi danno ttuti i modelli”). In camera da letto mi fa vedere la sua Bibbia di pelle nera con un sorriso raggiante: “E' una Mac Arthur. Il mio Gps nella vita”.
La storia della sua rivelazione sembra quasi la vita di un santo non le sembra poco credibile?
“Perché? Ero predestinato, Dio mi aveva già scelto, fin da bambino. Solo che io non lo avevo capito”.
Non faccia il mistico…
“Io non sono un mistico. Ci sono cose che accadono e cause che producono effetti. Se corri a 200 all'ora in macchina, vuol dire che puoi morire”.
Prima lei portava le meches, adesso i capelli neri e corti, più austeri.
“Ma solo perché mi sono stufato dei capelli lunghi”.
Lei è cresciuto con una madre evangelica, ha sempre creduto.
“Ma non avevo ancora trovato Gesù”.
Stava male fisicamente, era a un punto morto della tua carriera…
“Ero su un bilico, e così la mia fede, che ballava come un mare in tempesta”.
Lo sa che parla quasi con toni da profeta?
“A quel tempo io facevo a chi credeva le stesse domande che tu ora fai a me”.
E adesso è diventato molto religioso…
“Scherzi? La religione è l'opposto del messaggio del Vangelo”.
Non lo dica ai prelati.
“Ma non sono io a sostenerlo. Lo dice Gesù ai farisei. E chi erano i farisei? La Chiesa del tempo”.
Lei non crede alla Chiesa?
“Il regno di Dio è una relazione personale e trascendente. Non ci sono uomini tra Dio e gli uomini”.
Nel papa non c'è nulla di divino?
“Nessun uomo può essere Dio”.
Ma parla sempre così anche nello spogliatoio della Juve?
“Non faccia lo spiritoso… Le dirò che ho trovato molto rispetto tra i miei compagni”.
Non la prendono in giro nemmeno un po'?
“Su un unico punto”.
Quale?
(gli scappa un sorriso) “Mi dicono che non credono alla mia castità”.
Nemmeno io.
“Sbaglia. Non me la impone nessuno. Sono io che non voglio”.
Vuole fare il santo?
“No. Solo aspettare il matrimonio. Dopo sarà ancora più bello, per tutti e due. Le pare strano?”.
(Erica si siede vicino a noi, sulla spalletta del divano). “E' una scelta che ci unisce”.
Dove vi siete conosciuti?
(Si guardano, rispondono in coro) “Ad un festival di musica sacra”.
Non avete avuto debolezze?
(Lui). “Per ora ci limitiamo a una conoscenza spirituale”.
(Lei): “Ma durerà ancora per poco. Ci sposeremo”.
Sa cosa dicono le malelingue di lei? Legrottaglie si sta facendo molta pubblicità.
(Alza le spalle) “E' una balla. Io non avevo bisogno di nessuna pubblicità. Ero arrivato alla Juve, sono già al massimo”.
Non lo stesso si può dire della vostra squadra.
“E' un brutto periodo. Ma ne usciremo”.
Fede in Dio?
“No, in questo caso nei risultati”.
Da quando si è convertito il calcio le interessa meno?
“Casomai il contrario. Se sei felice rendi felice Dio”.
Ha mai parlato di fede con Zaccheroni?
(allarga le spalle). “No, non mi ha mai chiesto nulla. E fra l'altro vorrei dire che se è il pudore che frena lui e i miei compagni, non dovrebbe avere timore di chiedere”.
Cosa le piacerebbe raccontargli.
“La mia esperienza personale con Gesù”.
Vede che è un po' mistico.
“Guardi che io non ho avuto nessuna visione. Io sento Cristo dentro di me, lo sento! Lo sento!”.
Ma chi crede in un altro Dio, per lei, che cos'é?
“Lo rispetto, ma non conosce Dio. E' un religioso”.
Suo padre era operaio.
“Sì, all'Italsider. Devo a mio padre e mia madre se ho avuto sempre un buon rapporto con il denaro. Non è mai contato molto, per me”.
Quanto guadagna, oggi?
“Più o meno un milione e mezzo di euro. Credo di essere quello che guadagna meno, esclusi i giovani. Ma ovviamente è moltissimo”.
Quanto tempo passa sulla sua Bibbia?
“Tutto quello che posso. Le assicuro che la fede è come il corpo, va allenata. Le faccio vedere una cosa…”
(mi mostra le ultime pagine della sua McArtur, date sottolineate con l'evidenziatore)
“Questo è un calendario pianificato per leggere tutta la Bibbia in un anno. Per tre mesi non ho sgarrato”.
E poi?
“Ehhh…. Il ritiro. Ma adesso ho ripreso”.
Il calciatore che stima di più?
“Non c'è dubbio, Baresi: è l'essenza del mestiere di difensore”
Un personaggio storico?
“Gesù, ovviamente”:
Intendevo oltre lui.
“Allora San Paolo”.
L'intervento che le ha dato più soddisfazione.
“Ho fermato uno del Bayern che stava andando a rete. Il gol lo vedono tutti. L'entrata miracolosa la vede solo chi capisce”.
Se potesse rinascere, calcisticamente?
“Farei l'attaccante, ci si diverte di più. Anche ora mi ritengo un buon centravanti. Purtroppo nessun allenatore mi ha mai provato”.
E' di destra o di sinistra?
“Non voto da secoli”.
Tutti gli uomini che credono hanno Cristo dentro di se?
“Nemmeno per sogno. Anche Satana crede in Dio. Tutti possono vedere Cristo, la differenza è scegliere di seguirlo”.
Come si chiama il vostro gruppo di fede?
“Missione paradiso”.
Che musica sente?
“Amavo Eros Ramazzotti, popolare come me. Adesso adoro gli Ilsong”.
Non li conosco.
“E' un gruppo di musica cristiana”.
Omamma.
“No, guarda, te li faccio sentire, sono meglio degli Oasis. Tutto rock e chitarre elettrice. Guarda questo video.
Cos'è il live Aid?
“No, uno dei nostri gruppi di preghiera. Vedi che hai dei pregiudizi. Ne ho visti molti convertirsi dopo averci conosciuto”.
Magari solo perché c'era Legrottaglie.
“Meglio. Vuol dire che divento uno strumento utile di Dio. Lo vedi come ci divertiamo? Non c'è odore d'incenso, ma solo gioia”.
Ma io non sono nemmeno battezzato…
“Meglio! Sai, si scrive meglio sul foglio di carta bianca, che su una vecchia pergamena”.
(Allora ho avuto la certezza che Legrottaglie ci crede davvero. Ma ho chiuso l'intervista e sono fuggito via).
Luca Telese
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