Emozioni inedite: le mani del leader che per la prima volta tremano: Futuro e libertà, il giorno dopo. Futuro incerto, ma molta libertà. Forse, la frase che rivela lo stato d’animo di quel frammento di popolo che si è autobattezzato a Mirabello, è quella scappata ieri al demiurgo del pensatoio finiano, Filippo Rossi, in un faccia a faccia serrato su La7 con il vicedirettore de Il Giornale Nicola Porro. Che lo incalzava: “Filippo, il problema è che non puoi dire tutta la verità…”. E Rossi: “No, guarda. Dopo Mirabello posso dire tutto! Tutto….”.
Dopo Cristo.Dopo Mirabello. “Dopo”, ad per intendere un discrimine epocale, come un ante e dopo Cristo. Non si capisce nuquello che accade dentro Futuro e Libertà – una lunga giornata di attesa, nel gioco di specchi con il vertice di Arcore – senza questo discrimine. Silvio Berlusconi, ieri ha lanciato segnali: i retroscena fatti filtrare ad arte sui quotidiani raffigurano un Cavaliere che dopo uno scatto d’ira spegne il televisore furibondo. Poi le telefonate irate ai suoi, le interviste di Sandro Bondi, i comunicati di Daniele Capezzone. Ma la partita è lunga: sul tavolo pesano i sondaggi che in queste ore danno per la prima volta l’asse Lega-Pdl un punto sotto il centrosinistra. Senza i finiani (accreditati da tutti gli istituti fra il 6 e il 7%) la maggioranza non c’è più. Ed è per questo che, mentre su tutto dovrebbe prevalere l’incertezza dettata dallo strappo, ieri il sentimento prevalente era piuttosto un vago sentore di euforia.
Saia e la Mondadori. Aneddoto illuminante. A tavola, allo stand del ristorante di Mirabello, nella notte, circondato da un capannello di militanti, il senatore padovano Maurizio Saia racconta l’incredibile vicenda dell’emendamento salva-Mondadori: “Eravamo in commissione finanze, arriva il Azzollini, e mi mette sotto il naso un testo incomprensibile: ‘Firma!’. E io: ‘Ma firma cosa? Non capisco di che si parla….’ E lui: ‘Firma, firma!’”. Saia racconta che legge, che sente puzza di bruciato, e non firma. Si trattava del famoso emendamento fiscale a favore della Mondadori: “Capito? Stiamo tagliando tutto e mi volevano far firmare un provvedimento che faceva perdere soldi all’erario. Gli ho detto: ‘Siete pazzi!’…”. Il racconto prosegue e l’uditorio cresce intorno al tavolo: “Arrivarono Gasparri e Quagliarello e incazzati neri mi dicono: ‘O firmi subito, o ti dimetti da relatore della legge! Fini è d’accordo… Se vuoi fare la politica devi avere pelo sullo stomaco!”. Il racconto di Saia si chiude con un colpo di scena: “’Beh, non mi sono piegato. Dico: ‘Sono pronto a dimettermi anche subito, ma prima voglio parlare con Fini’. Riuscii a trovarlo al telefonino. Gli parlaii. Non solo Berlusconi non gli aveva spiegato nulla! Ma mi raccontò che era ancora più arrabbiato – aggiunge Saia – perché da lui era andato Ghedini, che gli aveva mischiato le carte in tavola senza dirgli cosa c’era quella norma…”. E così si entra nel Dopo Mirabello…. “Dopo” nel senso che dopo la catarsi di Fini, queste storie, un tempo mandate giù come bocconi amari in nome della fedeltà di partito, ora si possono raccontare liberamente. Rivelando la fatica di dover stare in una maggioranza in cui o si firmava, o si correva il rischio di doversi dimettere.
Missini & gaylib. Se c’è una cosa che stupisce, nella folla sincretica che si è raccolta a Mirabello, è che anime incredibilmente diverse tra di loro erano unite, prima di tutto, da questo stato d’animo. Ex socialisti, ex di Forza Italia, curiosi del Pd, ex missini che ti dicono: “Io non votavo più da quando c’era il Pdl!”. Nella piazza di Mirabello stavano fianco a fianco gli ex militanti fascistissimi con il distintivo del Pnf sul bavero, e o ragazzi con le bandiere del tricolore tondo: “i gaylib”, liberali di destra, capitanati da un ragazzo dei Castelli, Daniele Priori: “Finalmente possiamo fare politica in un luogo in cui c’è libertà di opinione, di idee e di sentimenti per tutti”.
Insomma, nei discorsi del giorno dopo, non c’è la paura, ma piuttosto la curiosità dell’attesa. Cosa farà davvero Berlusconi? Ieri a parlare ancora più del discorso di Fini erano gli striscioni che inneggiano a Saviano, e condannano Mangano. A parlare, più di tutto il testo, era questa strana epifania per cui nella folla si potevano trovare curiosi di sinistra, militanti della Destra di Storace, e gente che non faceva politica da anni. Spiega Luciano Lanna, condirettore de Il Secolo: “Lo so, qualcuno si stupirà, ma in realtà, contrariamente a quanto pensava qualche colonnello, la scelta di orgoglio di Fini viene vista con grande simpatia da elettori di destra, molti che in questi anni ci avevano voltato le spalle”. Insomma, tutti a pensare cosa farà Berlusconi, e invece il popolo di Mirabello riesce a catalizzare gli ex Cuori neri, e le nuove generazioni dei militanti che si sono aggregate sulle politiche dei diritti civili. Prendete un personaggio incredible come Vittorio di Battista, 67 anni, animatore del blog (ferocemente antiberlusconiano) Il paese delle balle: “Ero in prima fila ad applaudire Fini, da fascista, perché finché si stalegati a quella carogna di Berlusconi, è impossibile difendere il valore dell’onestà”. E chi volesse avere un saggio, sul blog, troverà freddure come questa: “Il giorno di ferragosto trascorso da Dell’Utri e Cosentino in carcere. Uno solo?”. Dopo Mirabello, dopo 14 anni di convivenza difficile, è come un tabù che cade, come una diga che si rompe, un ritorno alle origini quando la Fiamma picconava e inneggiava a Mani pulite. E’ una forza neonata e ancora debole, però i finiani ora intercettano mille rivoli. Fra gli stand di Mirabello c’era persino Sergio Mariani detto “Folgorino”, il primo marito di Daniela Fini, uno in passato durissimo con l’ex leader di An. C’era Imperi, uomo chiave nell’organizzazione di via della Scrofa. E c’era l’imprenditore Vittorio Lodi padre della festa di Mirabello, uno che negli anni settanta seguiva Almirante nei comizi di tutto il nord Italia. Parlando, domenica, è scoppiato a piangere: “Ci sono state tante cattiverie, ma io non avrei mai potuto tradire Fini, mai. Siamo gente che ama la politica e non ha padroni”. E’ faticosa l’attesa. Ma è stupefacente la libertà.
di Luca Telese
Rispondi