Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom, ricorre all’ironia. Così, tra il serio e il faceto, si esibisce in una stoccata affilata verso quei dirigenti “riformisti” (così si autodefiniscono) che lo hanno attaccato per il no del suo sindacato all’intesa Fiat. D’Alema ha detto: “Landini non lavora alla catena di montaggio…”. Il leader della Fiom sorride, anche se con un punta di amarezza: “Trovo curiosa – spiega – questa accusa di non poter criticare l’accordo perché non sarei un lavoratore. Ho iniziato come apprendista saldatore a 16 anni, nell’officina del signor
Cavazzoni a San Polo D’Enza. Ma al contrario di alcuni dirigenti del Pd, non penso che loro non possano parlare dell’accordo Mirafiori perché non hanno mai lavorato in fabbrica in vita loro. Mi basterebbe semplicemente che cercassero di mettersi nei panni di chi alla catena ci deve andare ogni giorno”.
Landini, il suo primo stipendio da metalmeccanico?
Credo… sulle 800 mila lire al mese. Una pacchia rispetto a oggi.
Ce lo vedi D’Alema saldatore?
Non lo so, non lo conosco abbastanza. Ricordo i miei primi giorni: ti dovevi abituare a respirare i fumi, vapori acri della fiamma, che bruciano la gola…. Ma anche la gioia di prendere il mio primo brevetto, diventando operaio specializzato.
Altro ricordo dell’apprendistato?
Bisogna imparare a proteggersi dalla fiamma. La sera, se non stavi attento, chiudevi gli occhi e ti ritrovavi davanti le stelle. Non dormivi più.
Quando è che decidi di diventare sindacalista?
Non mi sono iscritto da giovane a nessuna segreteria. Pensa, fu il freddo dei cantieri all’aperto a cambiarmi la vita.
Cioè?
Sono diventato delegato perché lavoravamo con la fiamma ossidrica, ma morivamo di freddo, e iniziammo a lottare. Non fosse stato per questo, oggi non sarei sindacalista.
Ripetono che la Fiom dice sempre no.
Una panzana colossale. Abbiamo firmato accordi con Whirpool Indesit, Electrolux… Sono tutte multinazionali, mica società di mutuo soccorso! Come mai solo la Fiat ha bisogno di infrangere il contratto?
Dicono che non volete lavorare di più.
Falso. Avevamo proposto alla Fiat di organizzare la pausa a rotazione: a Mirafiori così si sarebbero prodotte 30mila macchine in più. Non ci hanno nemmeno risposto.
Dicono che non volete lavorare come i tedeschi.
Una balla. Li abbiamo appena incontrati, i sindacalisti tedeschi: loro un contratto così non ce l’hanno e non lo firmerebbero mai!
Dicono che fate battaglie ideologiche e di principio.
Con questo accordo la Fiat acquisisce la libertà di licenziare i lavoratori in sciopero. Non mi pare una questione molto astratta.
Siete voi che avete dichiarato guerra al Pd o è il contrario?
Primo. Non tutto il Pd è sulle incredibili posizioni filo-Marchionne. Fassina – con la “A”, eh, eh – e Cofferati, tanto per fare dei nomi, sono stati molto critici.
E Bersani?
Ha detto parole limitative, che fra l’altro non sono chiare. Mi farebbe piacere spiegargli.
Cioè?
La linea secondo cui l’investimento della Fiat sarebbe buono, ma sui diritti c’è qualcosa che non va. Siamo al solito ma-anche. Non si capisce nulla.
Nel Pd, non solo D’Alema, c’è chi vi dice: non fate gli interessi dei lavoratori.
A me farebbe piacere che, per una volta, quei dirigenti si mettessero nei panni di chi dovrebbero rappresentare, e non in quelli della controparte.
Come spieghi le loro posizioni?
Facile. Evidentemente non conoscono le condizioni di chi lavora. Non ci parlano.
E voi siete sicuri di avere il loro consenso?
Allora: da giugno ad oggi, in tutte le elezioni che si sono celebrate, la Fiom segnala il 10 per cento in più di voti. Il trend dei loro consensi mi pare…. che sia meno brillante.
Dicono che vi siete impuntati su una posizione miope.
Veramente erano loro che a giugno dicevano: accettiamo l’accordo di Pomigliano perché si tratta di una posizione eccezionale e irripetibile, una deroga una tantum. S’è visto!
Non vi ponete i problemi dell’impresa?
A Brescia abbiamo firmato contratti di solidarietà e aumenti di produttività, concordati per salvare occupazione, d’accordo con le imprese.
Perché con la Fiat non si poteva?
A Mirafiori hanno fotocopiato lo stesso accordo e hanno detto ai sindacati: prendere o lasciare.
Dicono che rompete l’unità sindacale.
Difendiamo i diritti dei lavoratori, che è il nostro mestiere. L’unità sindacale la rompe chi accetta accordi discriminatori.
Per voi Cisl e Uil sono sindacati “gialli”?
Sono un “sindacato gendarme” che controlla gli operai in accordo con l’azienda.
Come mai non sei riuscito a convincere D’Alema e Bersani?
Non ho mai avuto il piacere di parlargli. Se mi chiamassero, magari…
Avete paura di contarvi con il referendum?
Semmai è il contrario: vogliamo che i voti sugli accordi siano imposti per legge.
Però forse a Mirafiori vi asterrete?
Noi diciamo che votare dicendo ai lavoratori: “O dici sì o chiudiamo” rasenta il ricatto.
Un punto di questo accordo che vorresti far scoprire a D’Alema e Bersani?
C’è scritto che l’azienda può imporre un aumento di produzione anche nei ritardi della fornitura. Cioè per cause di cui il lavoratore non ha nessuna responsabilità! Un bel paradosso.
Perché?
Immagina questo: se i cinesi che fanno le materie prime scioperassero, i lavoratori della Fiat dovrebbero fare gli straordinari. Una bella idea della globalizzazione.
Luca Telese
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