Lei è una piemontese, bionda, algida, precisa e secchiona. Lui è nato in Sardegna, ma è un romano d’adozione caciarone, piacione e furbissimo. Con due così, non potevano che essere scintille. Di quelle però che, alla fine, scaldano i cuori di chi vede e ascolta. Così Luisella Costamagna e Luca Telese dalla scorsa estate si combinano in una strana alchimia e fanno funzionare il programma In onda, su La7 alle 20.30. Le loro liti e il continuo sfidarsi su chi ha l’ultima parola sono diventate ormai uno sorta di show. Con tanto di rispettivi fan. E i due si dovranno sopportare ancora a lungo, visto che da stasera comincia la stagione primaverile (sempre sabato e domenica) e poi è già prevista la versione estiva (dal lunedì al venerdì al posto di Otto e mezzo). Anche in queste due interviste «a specchio» si prendono a botte, ma sempre con simpatia.
di LAURA RIO, il Giornale
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Allora, Telese, da uno a dieci quanto la fa irritare la Costamagna?
«Dieci».
Dia una motivazione.
«Perché il suo programma ideale è farsi delle domande e darsi delle risposte».
La descrive come un Marzullo in gonnella…
«Marzullo almeno permette agli ospiti di rispondere».
Il momento che non sopporta?
«Quando c’è un ospite in collegamento e se attende appena un secondo per provare a rispondere, lei gli infila subito un’altra domanda».
È proprio una vipera. Allora ha ragione lei a dire che ha un caratteraccio…
«Ma scherzo. In realtà, Luisella è una giornalista veramente preparata, studia, fa domande precise. Però pensa che io sia uno che improvvisa, mentre è lei che segue un binario preciso da cui non vuole mai deviare. Da qui derivano i nostri conflitti. Io sbotto e lei si offende».
Ma vi siete scelti?
«No, siamo stati scelti. Dai vertici dell’azienda. Soffriamo per le decisioni di altri. Anzi, quando mi hanno comunicato che avrei condotto con lei, ho detto evviva! Poi mi sarei morso la lingua».
Alla fine il giochino funziona, magari ha fatto anche aumentare gli ascolti.
«Con mio grande stupore ho scoperto che il nostro rapporto è un valore aggiunto. Oltre a far aumentare gli ascolti, però sono cresciute le mail. Ci sono i “luisellofobi” e i “lucofobi”. Mi scrivono per dirmi che dovrei metterle un tappo in bocca. E a lei dicono che io sono un maschilista».
Ma ha perfino messo le critiche su di lei sul suo blog.
«Io lì metto tutto ciò che dicono dei miei programmi. Se poi la gente aggiunge i commenti, sono liberi di farlo».
Sembra che lo facciate apposta a calcare la mano sui vostri diverbi.
«Veramente l’unica cosa su cui ci siamo messi d’accordo è che lei all’apertura di puntata mi dava una definizione cattivella come "ecco quel pinguino di Luca" in modo che le potessi contro rispondere con una battuta tipo "la glaciale dama sabauda". E su questo abbiamo giocato aumentando il grado di veleno. Tutto il resto è venuto da sé. Sarebbe impossibile prepararlo a tavolino. Ormai ci sono spettatori che scommettono su chi ha la battuta più pronta».
Luisella dice che, alla fine, è lei a cedere per rispetto degli spettatori…
«Ah ah ah».
E che lei le ha tirato fuori il lato ironico…
«Sì, ma quando la telecamera è spenta: allora sì che diventa una cazzeggiona, scherza, è ironica. Però è fotosensibile, appena ai accende la luce rossa ritorna la glaciale sabauda».
Ma pure il Fatto l’ha presa in giro nella striscia a fumetti: lì non riesce a spiccicare parola…
«È stata una carognata. In redazione, per non farmi sospettare nulla, mi avevano detto che sarebbe uscita una striscia su Fassino e me la sono ritrovata sul giornale».
Quanto riuscirà a sopportarla?
«Sofri e Ferrara hanno resistito un anno, Palombelli e Ferrara neanche, Lerner e Ferrara si sono scazzati. Io considero questa una prova zen per migliorare il mio carattere».
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Allora, Luisella, da uno a dieci, quanto la fa irritare Telese?
«Direi a volte dieci, a volte uno. È una continua altalena, lui è uno umorale».
Quando è dieci?
«Quando arriva in ritardo, cioè sempre. Quando mi blocca in diretta con il suo “per favore, Luisella!”. Quando mi toglie la parola, quando non permette che un ospite risponda a una mia domanda».
Rimane poco spazio per l’uno…
«Sarà che non lo conosco abbastanza… fuori dalla trasmissione non lo frequento. Comunque penso che la strana alchimia che si è creata tra di noi faccia bene al programma».
Tanto bene che c’è chi dice che le vostre baruffe ve le studiate a tavolino.
«Figuriamoci, con uno come Luca. Non ci sarebbe neppure l’occasione. Lui arriva pochi minuti prima di andare in onda, ci scambiamo due battute sugli ospiti e poi si va in studio. Lì accade quel che accade, può andare bene, può succedere che ci scontriamo. Io ho in mente un mio racconto, lui un suo, e spesso non siamo sulla stessa linea».
Alla faccia della linea. A volte sembra che ci scappi la zuffa…
«Ma no, il battibecco capita solo qualche volta. In effetti, se succede qualche conflitto, alla fine io cedo perché penso che il rispetto per lo spettatore sia da mettere al primo posto».
Beh, lei non sembra proprio una remissiva.
«Per nulla, mai lo sono stata e mai lo sarei con Luca. Però a un certo punto bisogna abbassare i toni. E alla fine il nostro rapporto è diventato quasi un sovratesto».
Ma non sarebbe meglio predisporre una scaletta?
«E quando? Come fai a scrivere una scaletta con uno che non sai mai se c’è? Il tormentone in redazione è “dov’è Luca? sta arrivando, è sul Muro Torto” (un viale di Roma, ndr)».
Certo, ne sappiamo qualcosa al Giornale, per anni abbiamo atteso i suoi pezzi per chiudere le pagine. Però, alla fine arriva e partecipa anche bene…
«Certo. Come si dice, è come la gramigna, la strappi ma poi ricresce sempre. Scherzi a parte, è un grande professionista. A parte quando gli squilla il telefonino in diretta come accade agli ospiti di primo pelo. E che dire di quella volta che è stato in ansia tutta la puntata perché gli era sparito il pezzo che doveva mandare al giornale e durante i break cercava di ritrovarlo sull’i-Pad?».
Fa quasi simpatia…
«Se ci lavori ogni tanto, sì. Provate a chiedere ai truccatori che lo rincorrono per lavargli i capelli, mettergli il cerone in faccia e infilargli la giacca… A volte mi sento un’insegnante di sostegno».
Dunque è pure vanitoso?
«Beh, ci tiene. Si taglia il pizzetto, poi gli dicono che non sta bene, allora se lo fa ricrescere…».
Un pregio?
«Mi ha tirato fuori il mio lato più ironico».
Per quanto pensa di resistere? Vi vogliono in onda anche l’estate, e tutti i giorni, non solo sabato e domenica.
«Faremo di necessità, virtù. Tanto prima o poi sbrocca…».
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