di Nanni Moretti*
Fratelli, lo so, mi si nota di più se non accetto, che se accetto. E io non voglio accettare, non posso, perché la gente si aspetta grandi cose da me, ma io non sono in grado di realizzarle. Viviamo tempi bui, e io non ce la faccio. Fratelli, lo so. Con questi cardinali non vinceremo mai. Ma soprattutto con questi dirigenti. La burocràzia ha invaso la Chiesa, la politica, la vita. Forse alla fine ce lo meritavamo Alberto Sordi, in quella vecchia Italia qualunquista di rossi e neri, tutti uguali. Ma di certo non ci meritavamo le Olgettine, le minorenni,i Bondi e i Cicchitti.E persino le Madie, i Caleari, e i pierimartino, i portavoce del Pd montecitorizzati che prima fanno la speculazione pariolina e poi non votano sullo scudo fiscale. Fratelli, sapete cosa stavo pensando? Una cosa molto triste, cioé che io, anche in una società più decente di questa, mi troverò sempre con una minoranza di persone. Ma non nel senso di quei film dove c'é un uomo e una donna che si odiano, si sbranano su un'isola deserta perché il regista non crede nelle persone. Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone. Fratelli, tutto il problema della giustizia potrebbe essere risolto da uomini che hanno sofferto, che hanno solo un paio di scarpe alla volta, che piano piano si consumano, diventano lise, perdono il colore. A un giudice con quelle scarpe persino Berlusconi sarebbe costretto a dire la verità su Ruby. Fratelli, io sono Papa Giovanni Paolo Melville. Sono un attore mancato, come Wojtyla, e un uomo ossessionato, come Achab. Ma adesso noi vinciamo a Cannes, poi Berlusconi perde le regionali, gli indiani cicorioni tornano in Perù, Bersani esce dall'oltretomba. E allora persino questa sinistra puó ricominciare a vincere.
*(testo volutamente travisato al Nuovo Sacher da Luca Telese)
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