Oggi faccio parte di quei 59 milioni di italiani (praticamente tutti tranne il chirurgo che l’ha distrutta e il drago che ha commissionato il lavoro) che non è più in grado di riconoscere Noemi Letizia. Se non ci credete, provate a dare uno sguardo alle foto pubblicate da Oggi nell’ultimo numero. Guardi quella donna bionda e per un attimo vedi Veronica Lario; un po’ sembra Carmen Russo, a tratti ha persino qualcosa di Elena Russo. Poi la riguardi ancora e dici: “No, mi sto sbagliando, non è lei, non è nessuna di queste”. Invece purtroppo lo è. E’ davvero Noemi, ed è a suo modo uno scoop del settimanale della Rizzoli, una notizia criminis inviata a mezzo bisturi.
Già, perché se c’è una prova di plagio e di abuso di potere del presidente del Consiglio da portare nei tribunali, è questa. Non nei tribunali brigatisti temuti da Silvio Berlusconi e ingiuriati dai suoi attacchini senza midollo, ma in quelli dell’opinione pubblica e del buonsenso. Il processo di ricostruzione e decostruzione di Noemi (o la sua “passione”, visto che siamo a ridosso di Pasqua) merita di essere raccontata nel dettaglio, ed è più di ogni altra cosa un simbolo, l’emblema, l’architettura di un immaginario erotico malato e ossessivo. I legalitari cercano di incastrare Berlusconi sul piano giuridico, i moralisti provano a censurarlo su quello astratto dei principi e del decoro, il nodo invece è un altro: Berlusconi è colpevole di distruggere i corpi delle donne (ma talvolta anche degli uomini), ed è in flagranza di reato. Colpevole di plasmare le donne secondo il proprio capriccio, di usarle non solo come oggetto di soddisfazione personale, ma come strumento di rappresentazione del proprio potere. Per dimostrare questa tesi non servono indagini, intercettazioni, conflitti di attribuzione. Per provarla basta il fornitissimo archivio di Novella 2000. I sovrani medioevali e i re Taumaturghi si vantavano di essere guaritori, e non potevano fare a meno di praticare lo ius primae noctis. Il sovrano di Arcore deve esibire le vergini e le mutazioni per lo stesso motivo, che non è necessariamente la sua libido: deve mostrare che può possedere il sesso, la giovinezza, la bellezza e l’innocenza, tutte insieme.
Tra le intercettazioni del Rubygate, hanno pochissima rilevanza penale le chiacchiere delle fanciulline con Giacomo Urtis, il chirurgo sardo che era incaricato del restyiling dei corpi delle Olgettina-girl, e che si applicava al suo compito come un designer della Fiat al ritocco della calandra o dei fari nel passaggio da un modello all’altro. Nella storia di Noemi è stato troppo presto dimenticato il nome di Maurizio Ciarnò, l’ex autista di Berlusconi (ed ex produttore Mediaset) che secondo l’intervista dell’agente di Noemi a Novella 2000, aveva preso in carico il corpo della fanciulla. La prima Noemi nella foto con il fidanzato Gino Flaminio era una deliziosa ragazzina acqua e sapone. Era la bellezza dell’innocenza. Nella foto del book passato per la sapiente selezione di Emilio Fede era già una ragazza folgorata dall’ambizione. L’ultima mutazione genetica di Noemi è questa: una canottata con la quarta di reggiseno che dimostra venti anni più di quelli che ha. È stata folgorata anche Virginia Saint Just. Ed è irriconoscibile, rispetto alle foto del liceo anche Nicole Minetti, sottoposta alla cura di quattro diversi interventi. Berlusconi è colpevole: non solo di aver sfigurato queste donne, che sono rimaste folgorate dal contatto con il suo immaginario ed il suo apparato di ricostruttori e decostruttori professionali. Ma anche dei tutte le altre che non ha mai incontrato, e che sognano di assomigliare a una delle rifatte dell’Olgettina. Una nessuna e centomila Noemi.
di Luca Telese
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