Poiché la cronaca in Italia quasi sempre diventa il luogo di collisione dei paradossi, una strana coincidenza, oggi, fa sì che le simpaticamente farneticanti invettive di Carlo Giovanardi contro l’Ikea (che per tutti è la casa della modernità, mentre per lui è la casa del demonio) siano entrate in naturale contatto con quelle di Alemanno contro la Basilica di San Paolo (che per tutti è la casa di Dio, mentre per il sindaco di Roma é la casa dei clandestini).
Con alcune delle sue solite cronache belle e asciutte Silvia D’Onghia ci ha raccontato questo pasticciaccio brutto della Pasqua romana, con le famiglie divise dalla maldestra pratica cattivista, dalla pelosa elemosina buonista per andar via, dal dibattito sul diritto di asilo che per la Chiesa è sacro, concesso dai sacerdoti e negato dai gendarmi (pontifici ed urbani). Mentre nel caso dell’onorevole Giovanardi, invece, è il caso di aggiungere che ha fatto tutto da solo, in un memorabile episodio di autodelazione. È stato lui stesso, infatti, a informarci che considera non solo blasfema, ma addirittura “contro la Costituzione” (qualcuno dovrebbe informare l’onorevole Ceroni) la nuova pubblicità della multinazionale svedese che raffigura due uomini che si tengono per mano con l’inconfondibile bustone giallo Ikea, accompagnati da questo slogan: “Siamo aperti a tutte le famiglie”.
Solo in Italia può accadere che la società fondata da un ex simpatizzante nazista possa diventare una bandiera dei diritti civili e una basilica consacrata aperta a dei senzacasa, una succursale di un Centro di detenzione temporaneo, assediato con il bastone e con la carota.
Ecco perché lo slogan scelto dall’Ikea è la migliore possibile epigrafe che unisce entrambe le storie: è questo il tempo dei diritti negati, è questo il governo più libertino e insieme bacchettone, piú clericale, ma insieme anche anticattolico e cattivista. Bisognava provarli, i grandi predicatori della tolleranza zero, per capire che l’unica cosa che tollerano sono le escort dell’Olgettina. Bisognava vederli all’opera i moderni baciapile per scoprire che sono contro la secolarizzazione consumista solo quando non é praticata dalle aziende della famiglia Berlusconi. Il profitto di Mediaset ha i crismi della santità munifica, quello di tutti gli altri é cinico e indebito. In questa ennesima Pasqua feroce, forse, la cosa migliore sarebbe che il Papa facesse il Papa (magari con l’aiuto di Nanni Moretti), concedendo l’asilo ai rifugiati, e che il gettone di mille euro per andare via (anche generosamente aumentato a spese nostre, se gli interessati accettano) fosse offerto a Giovanardi e Alemanno perché si dimettano dai rispettivi incarichi ed espatrino: l’Ikea potrebbe facilitare il tutto offrendo loro un buono acquisto per la nuova casa. Essendo (come noi) aperta davvero a tutte le famiglie, l’Ikea non dovrebbe discriminare la loro coppia di fatto, solo perché contrassegnata da un basso quoziente intellettivo.
di Luca Telese
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