Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Bat-Letizia e la storia rivista a fumetti

C’è qualcosa di grottesco e anche in qualche modo osceno, nell’attacco di Letizia-Crudelia Moratti a Giuliano Pisapia, in questo tentativo di riesumare frammenti di sentenze (lette male) e singoli episodi (scontornati da qualsiasi contesto storico) per trasformarli in strumenti contundenti da bruciare – in un disinvolto salto di epoca fra il Novecento e il Duemila – nel fragore di una campagna elettorale. Se questo giornale volesse cedere alle semplificazioni trogloditiche di Bat-Letizia, infatti, tutta la classe dirigente italiana – da destra a sinistra – sarebbe destinataria di avvisi di garanzia postumi per i fatti (stiamo solo a quelli inconfutabilmente accertati) degli anni Settanta. Ricordavate che Massimo D’Alema ha – in altri tempi – raccontato con orgoglio di aver tirato una molotov nei giorni roventi del ‘68 pisano? Lo sapevate che nel 1977 Gianfranco Fini era stato ferito da un candelotto al ginocchio durante gli scontri con le forze dell’ordine? Il ragazzo con cui parlava fino a pochi secondi prima, accendendosi con lui una sigaretta, era diventato cadavere solo da pochi istanti. Sapevate che Fabrizio Cicchitto ha detto, solo tre anni fa, “io sono uno di quelli che si vanta di aver fatto a botte con i fascisti”? Ricordavate che il futuro sindaco di Roma si è fatto qualche giorno di carcere con un suo camerata (Paolo Di Nella) che poi è stato barbaramente assassinato dagli autonomi. Che la celtica al collo di Gianni Alemanno, ancora oggi, è quella di Paolo? Che lo hanno arrestato anche per aver fermato la macchina di George Bush (quello meno scemo). Sapevate che il professor Toni Negri, oggi stimato saggista (non da noi) tesseva l’elogio della P38 impugnata da chi si camuffava con il passamontagna per sparare? Che Pierpaolo Cento picchiava come un fabbro? Che Ignazio La Russa girava per San Babila con il cane lupo? Vi pare possibile che lo stimato avvocato Gaetano Pecorella (oggi deputato pidiellino) tenesse arringhe accorate in cui diceva in un’aula giudiziaria (testuale) che un pestaggio a colpi di Hazet 37 “era la legittima applicazione di un principio costituzionale”? (lo diceva nel 1987, non nel 1968). Sapevate che – se si ragionasse come Bat-Letizia, nel disperato tentativo di trattenere voti in fuga – il gruppo di cui suo marito è proprietario ha sulla coscienza i cadaveri degli operai morti nelle cisterne di Sarroch? Lo sa Crudelia Moratti che il suo alleato Giorgio Stracquadanio si è vantato di essere stato amico – negli anni Settanta – degli uomini dei servizi d’ordine che sprangavano il giovane missino Sergio Ramelli fino a spargere frammenti di materia cerebrale sul marciapiede? Mercoledì Stracquadanio (persona peraltro squisita) inveiva dal salotto di Exit contro Pisapia, evidentemente a insaputa di se stesso, dimenticando, cioè, di essere stato compagno di Pisapia nel gruppo parlamentare di Rifondazione (peraltro arrivandoci due anni prima di lui, e su posizioni più estreme). Neodirettore del Secolo d’Italia, Marcello De Angelis, è stato latitante a Londra e in passato animatore di un gruppo musicale che si chiamava 270bis in omaggio all’articolo del codice che persegue l’associazione sovversiva. Ci sono molti ex ragazzi del servizio d’ordine di Capanna che hanno incarichi di massima responsabilità a Mediaset, e Gad Lerner mi raccontò commosso di quel carissimo amico che un bel giorno infilò la testa in un forno stroncato dai sensi di colpa per aver aiutato gli assassini di Ramelli. Uno dei più stimati editorialisti di Repubblica, Adriano Sofri, ha sulla testa una sentenza definitiva per l’omicidio di Luigi Calabresi. Franco Frattini se l’è vista brutta quando diffondeva Il Manifesto, Lino Micciché ha fatto a botte per difendere Lotta Continua. Ma siccome la storia è anche complessità, e non può essere scritta come una Bat sceneggiatura, io non mi scordo che nel 2005 Ignazio La Russa, ricostruendo quella madre di tutte le battaglie che è stato proprio il processo Ramelli (lui difendeva la famiglia), mi diceva che in quella sede Pisapia (che difendeva alcuni degli imputati) era stato un gentiluomo impeccabile con cui lui aveva collaborato per una sentenza equa (“Condanna severissima, pena meno severa”), mentre Pecorella (che difendeva altri imputati esperti nell’uso delle chiavi inglesi) “perseguiva l’obiettivo opposto”. Gli anni di piombo sono avvolti ancora oggi nella nebbia, perché sono la vera scatola nera della generazione che – a destra e a sinistra – governa l’ltalia. Per questo se si vuole aprire questo intrico di storia e sangue, serve la severità con cui si può scrivere un libro di storia, e non la cialtronesca demagogia con cui si giustifica un abuso edilizio nel nome di un eroe dei fumetti.

di Luca Telese


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53 risposte a “Bat-Letizia e la storia rivista a fumetti”

  1. Avatar xenofobo
    xenofobo

    la sinistra vince a milano ma si avvia a perdere a napoli . Certamente sconfitta per berlusconi in questo turno ma tutto questo riscatto del paese lo abbiamo gia visto con prodi . Erano le stesse boiate che andavano raccontando con l unione.

  2. Avatar breny
    breny

    Quella tale Geppi, per qualcuno attrice comica, oggi pomeriggio da Mentana mi ha strappato una bella risata: “Enrico, vedo che hai invitato la crema dei giornalisti e dei politici, ma non è venuto nessuno”

  3. Avatar Stefano
    Stefano

    Sapete cosa mi manca? Jerry Calà e la sua libidine coi fiocchi.
    Oppure Boldi che guarda due poppe e dice E LA MADONNA!

    Forza Silvio!

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