di LUCA TELESE
Il nulla. Arrivi pensando di raccontare, almeno per una volta, la grandezza epica del dramma, o almeno il potere simbolico di un’icona: il cipiglio del superministro dell’Economia, nel giorno del discorso alla nazione sulla Crisi. Pensavi di dover disegnare un medaglione ottocentesco con la faccia e il ciuffo di Giulio Tremonti, e invece te ne vai con impresso nella memoria solo l’incarnato opalescente di Franco Frattini e – soprattutto – la cingomma masticata disinvoltamente dal ministro degli Esteri. Straordinaria la regia del caso: eccolo qui, il segno del giorno, il governo chewing gum.
Non c’è dramma, ma nemmeno commedia a Montecitorio, non c’è nemmeno Silvio Berlusconi, pietrificato nel suo ruolo di speaker, che legge per tutto il tempo un discorso stonato. Non c’è Pier Luigi Bersani, che si perde nel finale dell’intervento, non ci sono i deputati che pensano ad altro, non c’è più Sergio Marchionne che si smarca dal lontano Michigan (poi l’ufficio stampa di Fiat proverà a smorzare). Restano solo due istantanee vivide nel taccuino degli appunti: l’eleganza intonata di Pier Ferdinando Casini e lo sdegno plateale di Antonio Di Pietro. Per il resto encefalogramma piatto: deputati che fuggono come scolari quando suona la campanella all’ultimo giorno di scuola, trolley sapientemente accantonati ai margini dell’aula o nel vestibolo, il nulla, il nulla, il nulla, splendidamente raccontato dalla fotografia di famiglia in un interno, dai banchi di un governo che sembrava convocato nell’emiciclo di Montecitorio per una burla ginnasiale, quando bisogna dire “cheese” e il fotografo purtroppo non scatta.
Guardiamola, allora, questa foto di gruppo. Berlusconi in piedi quando parla, verboso e noioso, ogni tanto salta un accapo. Tremonti: mani congiunte, come in segno di preghiera. Posizione eretta, come uno scolaro al primo banco in classe. Mara Carfagna si aggiusta il caschetto con gesti sapienti. Michela Brambilla gioca con il telefonino di Paolo Romani, mentre lui le fa vedere qualcosa di divertente durante l’interminabile discorso del Cavaliere. Nitto Palma manda Sms e Bobo Maroni avvita e svita nervosamente il cappuccio della penna. “Il deficit si è rivelato più basso di quello degli altri paesi…”, dice Berlusconi, e Tremonti sbircia le cartelle del discorso come per capire quanto manca. Berlusconi magnifica i “7,4 miliardi stanziati per il Sud”, e Tremonti guarda Ignazio La Russa e sbircia la reazione sui banchi. In altri tempi avrebbe gridato “Cialtroni”. Il premier parla di manovra e non lo cita mai, Tremonti si aggiusta gli occhiali. Berlusconi fa il suo elenco della spesa delle magnifiche realizzazioni del governo e Tremonti si appoggia il pugno sulla bocca.
L’unico sussulto a braccio, nel discorso del premier, arriva alla fine e suscita l’ilarità del centrosinistra: “State ascoltando un imprenditore che ha tre aziende e che è ogni giorno sulla trincea finanziaria”. Risposta: “Buuuh”. Volano le parole e le promesse: commissioni, tagli, idee virtuose. Non essendoci nulla di serio, l’attenzione si focalizza su Frattini, che pare pietrificato. Il collo torto, il profilo esibito alla telecamera, la testa che annuisce con i cicli di mobilità di un salvaschermo. Prendete il trittico tra lui, Berlusconi e Tremonti: il ministro dell’Economia ha la testa troppo bassa, Frattini la tiene troppo alta, l’effetto d’insieme è comico.
“La crisi non è italiana, è planetaria”, spiega Berlusconi. Tremonti pianta le palme delle mani schiacciate sul banco. Non applaude mai. Quando prende la parola Angelino Alfano sembra che abbia digerito male: “Da quando in qua – chiede l’ex Guardasigilli – sono i mercati che scelgono i governi?”. Tremonti ora ha la mano sulla fronte, sulla faccia, le braccia sono conserte. “Siamo contrari a fantomatici governi tecnici!”, Tremonti prende Berlusconi per un braccio e gli parla. Cosa si dicono?
Adesso tocca a Bersani: “O lei ha sbagliato discorso, o lei ha sbagliato Parlamento”, è l’attacco efficacissimo. Ma poi il leader del Pd sfora sui tempi, non riesce a chiudere. “Presidente, ancora un minuto”, chiede per due volte. E Gianfranco Fini: “Onorevole Bersani, lo ha già avuto”.
E qui Frattini inizia con la gomma da masticare. I deputati del centrodestra sono spariti. “Andiamo avanti così fino al 2013?”, chiede Bersani. Quelli in coro, come allo stadio, gridano “Ssiiiii!!!”. Il segretario del Pd chiude in modo infelice: “Di fronte a un passo indietro di chi ci ha portato al disastro siamo disposti a fare un passo avanti noi”. Lo coprono di improperi. Parla il capo dei Responsabili Silvano Moffa: tutti alla buvette.
Tra i banchi di Futuro e libertà, l’onorevole Barbato fa le foto ricordo a Lo Presti e Granata magnificando orgoglioso il suo iPad 2. L’unico che forse ha colto lo spirito del momento è stato Pier Ferdinando Casini: “Non è la fine di una parte politica, è la fine di un’epoca”. A un tratto il leader dell’Udc pizzica il Cavaliere: “Presidente Berlusconi non capisco cosa ci sia da ridere in tutto quello che sto dicendo…”. Il Caimano sorride ostentatamente. Dice Casini: “Dobbiamo tornare a 20 anni fa, assumere scelte dolorose”. È questo il programma del governissimo. Mentre dice questo si diffonde l’agenzia di Marchionne che dice: “Sto con Napolitano” scaricando Berlusconi.
In questa cornice sonnolenta, sembrano un terremoto le parole di Antonio Di Pietro. Ma è tardi, gli aerei partono, i deputati si sono stancati. Di questa giornata piena di nulla resta la gomma da masticare di Frattini. È l’immagine di come sta insieme questo governo, nel giorno in cui Berlusconi convocò solennemente le Camere. Per non dire assolutamente nulla.
Foto | Flickr
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