di LUCA TELESE
C’era una volta il governo Berlusconi. I giornali della variegata galassia di centrodestra dovevano amministrare il loro dissenso. Silvio Berlusconi sul Foglio diventava affettuosamente “Il Cav”, il dissidio contro il governo diventava “fronda”, i nemici del premier erano “traditori”, quando si iniziavano le grandi campagne in mancanza di un centrosinistra cazzuto, per sparare bei titoloni di prima non c’erano che la Scavolini di Fini e i nudi agresti di Nichi Vendola. POI BERLUSCONI cadde, e i quotidiani che un tempo erano uniti come le dita di una mano hanno iniziato ad andare ognuno per la sua via. Il Foglio mena con la mazza ferrata sui “tecnocrati al potere”, Il Giornale alterna il lanciafiamme in politica (“Occhio, ci entrano in casa”) e il bilancino del farmacista sul piano economico (fra poco vedrete perché), il Tempo di Mario Sechi stupisce tutti (al punto che Il Corriere della Sera gli dedica un articolo) diventando un house organ del nuovo corso. Insomma, grande è il disordine sotto il cielo? Via Negri, casa de Il Giornale. Titolo di ieri, mica male: “È rissa per le poltrone”. Titolo di due giorni fa: “Pronta la stangata, le mani nel portafoglio”. Titolo di giovedì: “Governo di Larga Intesa. I NUOVI PADRONI”. Però, però. Mentre il titolista scrive con il bazooka, il columnist è più cauto: “Monti lo sa, il pallino è in mano a Berlusconi”, avverte quasi bonario Vittorio Feltri, e la “Zuppa di Porro” (la rubrica affidata al vicedirettore con delega per l’economia), Nicola Porro, registra con il sismografo i segnali positivi (per il Giornale) sul piano economico. Quando chiedi all’interessato se non ci sia un po ’ di schizofrenia ribatte: “Vuoi la verità? Al governo in questo momento non c’è un uomo di sinistra, ma uno di destra, che sembra avere in animo tante cose di destra. Perché mai dovremmo aggredirlo a prescindere?”. Subito dopo un altro sospiro: “Faccio un esempio concreto. Se Monti introducesse, come sembra l’Ici, e poi tagliasse l’Irap, passasse alle liberalizzazioni e alle privatizzazioni non solo io, ma molti lettori di centrodestra sarebbero contentissimi”. Tutto diverso, invece, il giudizio di Sallusti: “Ti sembriamo teneri? È un titoletto tenero ‘ La trappola dei banchieri? ’”. Subito dopo, contestando l’idea di un cambio linea: “Noi abbiamo addirittura organizzato una pubblica manifestazione a Milano, per dire che bisognava andare al voto, e che si doveva ridare la parola agli elettori. Ora che quel bivio è stato superato giudichiamo volta per volta. Ma come vedete, non siamo affatto teneri!”. Se provi a chiedere quanto la posizione del Pdl influenzi la linea del quotidiano, Sallusti inorridisce: “Ma che dici? Il fatto che abbiano votato a favore per noi è irrilevante. Conta molto di più – eh, eh – il fatto che i nostri elettori stiano correndo in edicola. Da quando spariamo sui tecnici, come capita spesso con i quotidiani di appartenenza – osserva il direttore de Il Giornale – l’interesse e la voglia di capire salgono. Diciamo che le copie salgono come lo spread”. E oggi? Sallusti ride: “Oggi titoliamo sulla cronaca. Ma sto scrivendo sul fatto surreale che i supertecnici chiamati a combattere la crisi facciano un Consiglio dei ministri su Roma Capitale!”. CON MAURIZIO Belpietro si scopre che anche Libero sostiene il diritto a un giudizio articolato: “Non ho cambiato idea”. Ricordi al direttore il titolo su il “Colpetto di stato” e “Occhio al portafoglio!”, che avevano salutato sobriamente la nascita del nuovo esecutivo. Sorride: “Perché, ‘ Per ora solo tasse’, ti pare tenero?”. Gli chiedi del memorabile “Forza Passera”, e lui ributta la palla in campo avverso: “Se qualcuno sta sparando su Passera siete proprio voi de Il Fatto! Ribalto la domanda: ‘ Non credi che a essere più in difficoltà, oggi siano i quotidiani di centrosinistra, che non hanno più l’orco contro cui sparare? Mentre ti parlo – conclude Belpietro – io sto già preparando il giornale in cui strapazzo Monti per il Consiglio dei ministri in cui invece che occuparsi della crisi fanno una leggina su Roma Capitale”. Sintesi: “Stiamo vendendo tanto. Sai quanto conta per noi che il Pdl sia a favore? Zero”. CHE PERÒ ci siano posizioni diverse lo dimostra la linea del tutto opposta tenuta da Il Tempo di Mario Sechi. Titoli sobri su due righe (ad esempio: “Ecco l’agenda di Monti, si parte da Ici e pensioni”), editoriali sarcastici su chi sventola la parola d’ordine dei poteri forti. Sechi confuta tutte le accuse e poi conclude sarcastico: “Poteri forti? Purtroppo no, è politica debole”. All’estremo opposto de Il Tempo, invece, c’è Il Foglio. Il giornale di Giuliano Ferrara ha scavalcato tutti, e per certi versi sembra oggi più radicale de Il Manifesto. Ecco un piccolo assaggio: “Governo tecnico burocratico? No grazie”. Seguono i titoli rossi (un tempo impensabili, su un quotidiano elegante e compassato): “Democrazia autoritaria d’alto stile”. E titoli quasi satirici: “Il governo del preside, il consiglio di facoltà” o stoccate al curaro come “Governo dai tacchi bassi” e “Fiacco esordio del preside”. A fare le spese dello spettacolare nuovo corso fogliesco è stato l’incauto Sandro Bondi, che per aver mandato una letterina di fervida emozione governista per Monti è stato preso a pesci in faccia. Ecco la sintesi del sommario: “Il senatore ci scrive: il governo Monti è una sfida democratica, la colpa è di Tremonti: gli rispondiamo che calando le brache hanno dimostrato di non essere mai stati una classe dirigente”. La colonnina firmata dall’Elefantino è una scudisciata rabbiosa: “Avete condotto al disastro una grande avventura politica. Avete ammazzato, imbavagliandolo, il suo e il vostro padre, Berlusconi”. Rampogna apocalittica: “Non leggete i libri e i giornali, e i documenti giusti, non leggete la realtà che confligge con la vostra vanità, siete stati ineffettuali e autoreferenziali, non sentite il peso dell’opinione popolare, non sapete trattare le élite, vi siete comportati da isterici in difetto di volontà”. Sì, decisamente, qualcosa è cambiato. Dopo l’unità politica dei cattolici è finita pure quella dei berlusconiani.
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