Luca Telese

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Luca Telese
Luca telese

Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Bocca, appunti per un necrologio antiretorico

di LUCA TELESE

Adesso tutti celebreranno Giorgio Bocca come un grande maestro di giornalismo, come un grande maître á penser, come un grande eroe civile. E non ci sarebbe nulla di male in questo, se non che si ripete una stucchevole abitudine italiana, la fatale tendenza al coccodrillismo per cui i morti sono tutti eroi, grandi saggi e perdite irrimediabili per la società. Lo sono ancora di più se si sono meritati l'epiteto di "Maestri" in vita. Ora, non c'é dubbio che Bocca sia stato un personaggio, non so se si puó considerare "Maestro". Anzi, ho più di un dubbio in proposito.
Se posso scrivere questo pezzo é perché non mi sono mai associato in vita al culto di Giorgio Bocca, anzi. Io non voglio esprimere dubbi sul suo valore di giornalista: sarebbe sciocco e puerile, vista l'entità della sua produzione e la sua carriera. E non voglio parlar male di lui perché come tanti giovani della sua generazione ha militato nei Guf e nella stampa fascista durante il ventennio. E nemmeno perché in quel periodo ha scritto articoli sulla "congiura ebraica". E neanche perché era un uomo profondamente contraddittorio. E nemmeno solo perché ha preso cantonate colossali negli anni di piombo. E nemmeno perché ha scritto (ho riportato il passaggio cruciale di questo articolo integralmente in Cuori Neri) che quella delle Brigate rosse "era una favola eterna", una invenzione (!) dei magistrati. "Questa storia é penosa al punto di dimostrare il falso, il marcio che ci sta dietro – scriveva Bocca commentando il ritrovamento di un covo brigatista convinto che fosse una montatura – perché nessun militante di sinistra si comporterebbe per libera scelta in modo da rovesciare tanto ridicolo sulla sinistra" (purtroppo non era vero. Purtroppo no). Bocca aveva sostenuto all'epoca(l'articolo é del 23 febbraio 1975) che le Br non esistevano, e pochi anni dopo, nel marzo del 1980 duello in un faccia a faccia raccolto da un giovane Lucio Caracciolo con Giampaolo Pansa, non solo non aveva fatto penitenza, ma si era spinto molto più in la. In quella sede si spinse fino a dire che "La polizia sapeva benissimo che i covi brigtaisti esistevano" (fateci caso, l'esatto contrario di quello che aveva acuito!) che "la nascita del terrorismo rosso é stata tenuta a bagnomaria per costruire la teoria degli opposti estremismi", che i magistrati "Avevano messo Curcio nella prigione di Casal Monferrato perché volevano che scappasse". Pensate un attimo: secondo Bocca gente come Giancarlo Caselli e Carlo Alberto Dalla Chiesa voleva che Curcio scappasse! E infatti in quel faccia a faccia aggiungeva: "Io non ho la carta bollata con le firme di Caselli e del genrale Dalla Chiesa per provare che volessero la fuga. Io do un giudizio globale".
E nemmeno voglio stroncare Bocca perché disse che a Milano votava per la Lega salvo poi tuonare per anni contro la destra e la barbarie leghista. Non voglio imputarlo di aver duellato contro Dario Fo su Il Venerdí dicendo che si trattava di "un cretino" (Fo rispose ironicamente che era grato per l'appellativo). E nemmeno voglio condannare Bocca solo perché é stato il primo grande giornalista a prestare la sua firma a Silvio Berlusconi per l'informazione di Mediaset (ma, se non altro, perché dopo ha considerato servi tutti gli altri che lo hanno fatto. Perché ha scritto- dopo avere smesso di lavorarci di considerare Berlusconi "un maiale").
E nemmeno voglio stroncare Bocca perché ha detto che Napoli era un "cimiciaio" e nemmeno perché ha detto in una recente intervista: "Durante i miei viaggi – al sud – c'era sempre questo contrasto tra paesaggi meravigliosi e gente orrenda, un'umanità repellente». Non lo voglio criticare solo perché parlando di Palermo ha aggiunto sprezzante: «Una volta mi trovavo nei pressi del palazzo di giustizia. C'era una puzza di marcio, con gente mostruosa che usciva dalle catapecchie». Si può essere incoerenti e insieme geniali. E si può aver detto una castroneria nella propria vita. Quello che peró va detto molto francamente di Bocca é che – accecato dal suo estremismo viscerale e a tratti acido, é riuscito a dire, scrivere o sostenere almeno una cosa che mi pare veramente incredibile e grave in ogni decennio della sua vita. É stato un fuoriclasse, certo, ma amava molto stupire, inveire, aggiustare le realtà che ostacolavano la sua furia giudicante e la sua foga spesso approssimata. É stato un grande, certo, ma anche un grande cinico. Forse il modo migliore per ricordarlo senza sconfinare nell'apologia o nell'invettiva é ricordarlo con tutte le sue contraddizioni. Ci guadagneremo noi. Ma in fondo anche lui, perché era il tipo che si divertiva di più fra le fiamme dell'inferno che nei cieli azzurrini del paradiso.


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145 risposte a “Bocca, appunti per un necrologio antiretorico”

  1. Avatar Davide
    Davide

    L’antiretorica non giustifica l’inopportunità.

  2. Avatar Luca telese
    Luca telese

    Un pezzo critico, ma rispettoso, perché dovrebbe essere inopportuno?

  3. Avatar Stefano
    Stefano

    Bravo Luca, purtroppo la gente ha la memoria corta, ma e’ sbagliato farne un santo ora che e’ morto.

  4. Avatar Davide
    Davide

    E’ inopportuno, secondo la mia sensibilità, nei tempi e solo in quelli.

  5. Avatar Maria
    Maria

    Un articolo di pura onestà professionale ed intellettuale, complimenti!

  6. Avatar Marco
    Marco

    Complimenti per il coraggio e l’onesta’ intellettuale. Chissa’ in quanti in queste ore avranno gli attributi di ricordare tutto quello che hai scritto tu! ti retwitto!

  7. Avatar Francesco mariotti
    Francesco mariotti

    Luca, non potevi esprimere meglio quello che è stato questo “controverso” personaggio…
    A me personalmente ha sempre irritato

  8. Avatar Emanuele
    Emanuele

    È quasi commuovente leggere, ora come ora, un pezzo diverso dal solito, e classico italiano, buonismo post mortem. Che siano pensieri condivisibili o meno, se non altro sembra una musica diversa…

  9. Avatar Vincenzo
    Vincenzo

    Pezzo Lucido.
    Sì, fa parte del costume italiano santificare le persone dopo la morte, a discapito di un’analisi coerente.
    – Voglio solo mettere in rilievo che qui in meridione sì è guadagnato diverse antipatie, da diversi ambienti. E non sembra che l’immagine del partigiano combattente sia quella più idonea per descriverlo. Ricordo la trasmissione che ebbe da Fazio, dove citò slogan leghisti (Forza Vesuvio/Etna).

  10. Avatar Francesco
    Francesco

    Hai colto in pieno la varietà del personaggio, su cui un giudizio unico e monolitico sarebe sprecato.
    Bravo Luca!

  11. Avatar Lorenzo
    Lorenzo

    Per ogni citazione tirata in quest’articolo se ne potrebbero indicare diverse a sostegno di Bocca. Magari cominciando a ricordare che combatte’ da partigiano, o la sua biografia di Togliatti che gli attiro’ le antipatie comuniste per decenni, o i suoi tanti scritti sulla mafia (non solo del Sud, fu tra i primi a scriverlo)… Purtroppo il pezzo e’ a meta’ tra le citazioni ad arte travagliste e il linguaggio ammiccante di certa stampa di regime. Peccato, ti ricordavo più corretto…

  12. Avatar giancarlo landucci
    giancarlo landucci

    Bocca è stato un punto fermo..nonostante tutto..specialmente nei confronti di chi si muove con leggerezza a destra e manca, sapendo che qualsiasi pensiero espresso non avrà alcun spessore. Di maestri in dietrologia ne abbiamo pieni i curriculum.

  13. Avatar Luca telese
    Luca telese

    Caro Lorenzo,
    Marco é un grande fan di Bocca e ne ha scritto benissimo

  14. Avatar Marco Poltiglia
    Marco Poltiglia

    E bravo Telese. Come taluni imprenditori del post-terremoto dell’Aquila, a cadavere appena coperto ti sei dato una bella sfregata di mani.
    Figuriamoci, si capisce: qualche sassolino ce lo si può togliere, non lo si nega a nessuno. Neppure a uno convinto di essere sempre stato un giornalista libero. Pensa un po’ che io neanche avevo in camera il poster di Bocca, eppure il tuo pezzo mi ha messo addosso una tristezza (sarà che ero reduce dall’altra tua illuminante lettura, dove ho appreso di non aver capito nulla di quel genio di Volo) davvero indicibile.
    Potrai anche avere ragione, ma l’articolo è un saggio esageratamente esatto di paraculismo. Proprio nel suo intrinseco proposito di arrivare per primo a dire l’esatto opposto (o giù di lì) di quanto – è vero – sarà detto nei prossimi giorni, il pezzo sfodera una quarantina di mani avanti degne del peggior Berlusconi.
    Io Bocca lo conosco poco, epperò a sufficienza per ritenere incomprensibile il tuo accanimento nei confronti innanzitutto di una persona che, si intravede appena, detestavi (e ci sta), ma che è morta da poche ore; e che innegabilmente era uno dei pochissimi a sapere, vent’anni fa, cosa ci sarebbe toccato in sorte oggi.
    Come se Jorge Lorenzo avesse detto, alla prima occasione, che Simoncelli sì, bravo, sì, quello che volete, sì, ma era uno stronzo che guidava in modo scorretto. L’intelligenza non è dalla tua parte, Telese. Ma almeno un briciolo di pietas, quella la potevi trovare.

  15. Avatar Antonio Cardone
    Antonio Cardone

    Bell’articolo che condivido in pieno.
    Quello che secondo me è inopportuno, oltre che ingiusto, è santificare per forza
    chi viene a mancare.
    Con tutti i difetti che ci possono essere in Italia c’è ancora la possibilità di non essere per forza allineati con chi crede sempre di avere la verità in mano.
    Tutto quanto riportato è cronaca, si è poi liberi di leggerla o no…

  16. Avatar Roberto
    Roberto

    Lasciamo almeno raffreddare il cadavere, poi parliamone pure nel bene e nel male come sempre andrebbe fatto.

  17. Avatar Federico
    Federico

    Sei stato (mi permetto di darti del tu) rispettoso- da un bravo giornalista del tuo livello mi stupirei del contrario- ma purtroppo non definirei il pezzo semplcemente ‘critico’. La retorica del ‘non mi riferisco a’ regge fino ad un certo punto, se poi si indicano solo le sparate ardite e difficilmente difendibili. Bocca era in tutto e per tutto un personaggio refrattario ad essere inquadrato in categorie prestabilite. Soprattutto per colpa sua, del suo carattere e della sua inclinazione intellettuale. Alcune sue opinioni sono urticanti, quasi nauseabonde. Il cinismo, specie negli ultimi anni, aveva preso sempre più piede nei suoi articoli e nelle interviste televisive. Attribuire la cosa alla demenza arteriosclerotica di un novantenne sarebbe sciocco e fuorviante, e giustamente tu non l’hai fatto.
    La sua gioventù fascista non è stata mai rinnegata nemmeno da lui, sebbene permangano dubbi sulla sua sottoscrizione o meno del Manifesto sulla razza del ’38. Ma la cifra, la svolta della vita dell’uomo Bocca fu Giustizia e Libertà e la guerra (guerriglia, lotta, resistenza: allo storico il compito di definirla) partigiana. E questo nel tuo necrologio antiretorico colpevolmente non compare: Bocca avrà sparato cazzate sulle Br, avrà cambiato opinione senza ammettere i propri sbagli, avrà proferito frasi sconcertanti sul Sud (frutto secondo me più della delusione e della disillusione che di un vero e proprio razzismo, ma poco cambia). Insomma, il Bocca di Telese sembra un provocatore altezzoso e bizzoso figlio dell’Italia repubblicana, un libero pensatore che concepiva la propria libertà di pensiero come un diritto assoluto e sovrano di sputare sentenze e proferire anatemi senza mai essere capace di fare autocritica. C’è sicuramente del vero in tutto questo, ma si rischia di guardare il fenomeno in modo parziale e fuorviante. Scanzi su Twitter ti ha ‘accusato’ di essere un pansiano; porre la solita questione della dicotomia manichea tra guelfi e ghibellini, dell’eroe e dell’anti-eroe (scambiando vicendevolmente i titoli a seconda dei punti di vista) lo ritengo il solito, italico, metodo. Bocca era un partigiano, in un momento della sua vita ha fatto una scelta ‘di campo’ precisa e definita ed ha contribuito a costruire l’Italia che è nata di lì a poco; Giustizia e Libertà non è stata un’associazione bocciofila da dopolavoro ferroviario ma una pietra miliare della storia di questo paese. Essere tra i suoi fondatori sarebbe (almeno per me) la prima cosa da ritornare in un necrologio, anche se ‘antiretorico’. Se non si fa questo a mio modesto parere c’è qualcosa che non quadra; giusto criticare il Bocca ‘sboccato’ e fanfarone, ma tremendamente sbagliato e grave omettere il Bocca combattente della Resistenza. Scanzi su Twitter ti ha ‘accusato’ di essere un pansiano; porre la solita questione della dicotomia manichea tra guelfi e ghibellini, dell’eroe e dell’anti-eroe (scambiando vicendevolmente i titoli a seconda dei punti di vista) mi sembra riduttivo ed ingrato verso le coscienze e le credenze di tutti. Però la mia domanda è, Luca, perchè dal tuo necrologio Bocca sembra un fascistello in gioventù poi magicamente catapultato negli “anni di piombo” a sparare cazzate e di lì via via in un crescendo rossiniano di deliri e panzane??

  18. Avatar roby
    roby

    Articolo pietoso. Scritto sotto la spinta della retorica del “fuori dal coro” nella speranza di sfangare una citazione da parte di dagospia o un invito in tv. “Ricordiamolo così, nelle sue contraddizioni”. Che armamentario intellettuale patetico. Telese, sei esattamente il nulla che sembri. Puro rampatismo giornalistico fondato su una cultura esile e raffazzonata. Bah. P.s. ci sono giornalisti che hanno lavorato per Berlusconi quando era solo un imprenditore/editore, e giornalisti che hanno lavorato per lui quando era presidente del consiglio. I primi sono rimasti giornalisti, i secondi in molti casi erano e sono servi. Tu sei uno di loro.

  19. Avatar Giuliano Ferrara
    Giuliano Ferrara

    26 dicembre 2011 – ore 10:00
    E’ morto Giorgio Bocca, artista del pregiudizio
    Non starò a raccontare come e perché ce le siamo date di santa ragione tutta la vita, da quando ero un cucciolo e lui già un adulto cattivo con l’età dei miei genitori, e ce le siamo date da fegatosi, da irascibili, da fieri nemici assoluti su tutto, la politica, il terrorismo, la storia, il Partito comunista, gli azionisti, il fascismo, l’antifascismo, le rispettive ossessioni come Berlusconi, come Craxi, come la corruzione e la questione dell’etica, ma anche il giornalismo, la sua incerta e un po’ sozza morale, la corrività, l’indulgenza e la condiscendenza inguaribili della sua lobby editoriale di Repubblica e dell’Espresso.

    Non starò a raccontare quanto ci siamo conosciuti nel profondo e amati, sapendoci puttane e gentiluomini, senza pretendere alcuna forma di rispetto, senza ipocrisia, con una violenza affettiva spesso devastante e, da parte mia, con un’ammirazione stilistica senza confini, espansa, vasta e mobile come le moltitudini di Withman. Quel Giorgio Bocca che ora è morto a novantuno anni era un capitano, non il mio capitano, ma un capitano dello scellerato dovere di scrivere, di guadagnarsi il pane e molto companatico con le vite degli altri, con il maltrattamento della patria sempre evocata e sempre rozzamente servita, con la manipolazione e la dissimulazione oneste (ma fino a un certo punto), e con la secchezza scabrosa di un modo di battere a macchina furiosamente, una successione sillabica come un presto, prestissimo, che era come parlare a un vecchio registratore Geloso con la sorveglianza di qualche libro letto, di un codice sempre tradito, di una passione piena di narcisismo e di ignominiosa voluttà di vivere, imporsi, trionfare costi quel che costi, in tutta fretta.

    Bocca era un grande artista del pregiudizio. In questo mi era e ci era a suo modo maestro. Era un lucido beone, una razza che ho sempre apprezzato e invidiato, uno che non aveva mai paura di sputtanare e di essere sputtanato, un filibustiere con una deontologia da chirurgo, di quelli che se possono salvano e se non possono ammazzano, ma che sanno sempre di che si tratta quando ci siano di mezzo il sangue e il sentimento della vita umana fragile, imperfetta. Esibiva il pregiudizio, ne faceva una specie di potente e acuminato ferro del mestiere, un arnese di scasso della realtà, e la sapeva mettere in vetrina, la realtà che acciuffava come una preda, con furia animalesca, sessuale, per come la vedeva lui, e lui solo, e per come pensava dovessero vederla gli altri, i lettori comuni nella loro identità sbiadita ma necessaria, i lettori i nomenclatura, i politici, gli editori, i ricchi, i compagni e i nemici, i traditori e i leali, i fedelissimi e gli ambigui.

    La sua lingua letteraria scoppiava di umanità provinciale, balzacchiana se ce n’era una, e il partito preso era il sale del suo magistero, non ebbe mai cedimenti significativi per la compunzione di tanti suoi allievi, anche i più bravi come Lerner, anche i più malconci come il piccolissimo emulo Maltese. Sapeva che i ghiacciai di montagna vanno su e giù, che le balle sull’effetto serra servivano a qualche lobby ma non alla scienza. Sapeva che lo sviluppo, una serie di boom e di crisi, è fatto di iniquità, di squilibrio, e che l’economia si governa da sé, con il suo proprio senso del potere e dell’avidità di guadagno, ma il tutto illuminato dalla cultura, dall’amore per il proprio tempo, dalla coscienza del finio, del contingente. Sapeva che la guerra è uno scempio, e come in un teatro di scempio la praticò, in un impasto impuro di ferocia e di leggerezza. Ma la vittoria giustificava ogni mezzo, e per giustificare la sofferenza dell’altro c’erano a disposizione la sofferenza e il rischio propri.

    Scrivere come si dovrebbe parlare, per lui che parlava in modo così poco fiorito e così poco televisivo, era la sua condanna e la sua grande arte. Coltivava il gusto dell’invettiva, che non mancava mai in ogni sua inchiesta, e tirava a lucido una forma di sincerità che rasentava la confessione del delitto, ci fosse o no il delitto, magari alla ricerca di un castigo. Come quando confessò che le cose da lui dette e scritte sul terrorismo italiano, al limite della complicità partigiana, erano sì una memoria della Repubblica che avrebbe potuto essere e non fu, della democrazia azionista tradita dai grandi partiti popolari, del paludamento ideologico togliattiano e degasperiano cpace di schiacciare i sogni inquieti ferventi e folli della minoranza intransigente dei piemontesi d’assalto, ma poi quegli scritti a favore di più forti erano anche una resipiscenza prudente, un esercizio di prudenza di fronte al pericolo, alla minaccia. Seppe dirsi debole, ed era stato anche troppo forte con le armi e il potere militare in pugno. Ingiusto sempre, da fascista e da antifascista, ma celebrante di straordinario rango dell’impossibilità della giustizia, decrittatore dei segreti di una storia incompiuta, fratricida, senza pietà per le semplificazioni prive di dubbi, sebbene fino in fondo attaccato, morbosamente attaccato, alla mitobiografia della sua gioventù.

    Nel bel ritratto che gli ha dedicato Fabrizio Ravelli su Repubblica ci sono le sue perle, prima fra tutte la dichiarazione di appartenenza e di partigianeria congenita del giornalista che fa bella la stampa del suo editore, il cronista che non è mai “indipendente”: “Allora, quando giravo l’Italia per le mie inchieste, mi ero quasi convinto di essere uno che incuteva paura ai potenti, che poteva dirgli in faccia quel che pensava di loro. La megalomania dei giornalisti è quasi sopportabile nella sua ingenuità. La verità è che ero il giornalista di Enrico Mattei, del potentissimo Eni con cui i padroni del vapore dovevano fare i conti”. E poi quel segreto del suo innamoramento per la chiacchiera dei quotidiani e dei settimanali, così strano in certi tipi che dovrebbero fare mentre gli altri insegnano: diceva che tutto sta in uno speciale “orecchio per i suoni del creato”, e il segreto è quello “di chi ha occhio per la caccia, dello schermidore che sa parare e tirare”.

    I suoi libri di storia furono tutti scritti da orecchiante, ma fu lui a raccogliere la testimonianza sbrigativa e onesta di Longo sul rapporto fra Togliatti e l’epopea resistenziale: “Capì l’importanza della resistenza quando fucilammo Mussolini a Dongo”, cioè quando era finita, questa era la dichiarazione resa all’autore dal vecchio partigia stalinista suo conterraneo che era succeduto al Migliore nella guida di quel partito castigo e spauracchio che fu il Pci. Da moralista, pamphlettista e autobiografo lo spunto superficiale era spesso brillante, la via sinuosa e traditrice degli argomenti e delle storie si faceva leggere, non era mai pomposo, mai altezzoso, e la sua era una cultura dell’anima piena di errori, di distrazioni, Bocca aveva sempre qualcosa di imperdonabile che riscattava con una vena di perfidia generosissima, con una specie di appassionata indifferenza, roba da contrafforte gesuitico della stimabile e tutta d’un pezzo città di Cuneo. Ora che a questo eccezionale imperdonabile dobbiamo perdonargli tutto perché è morto stecchito, esposto alle bolsaggini che s’immaginano frammiste a qualche segno di vera amicizia, ora è spiacevole non averlo vivo con tutte le sue caccole psicologiche, con tutti i suoi morbi professionali, con tutte le sue bevute e le sue sparate, per continuare a leggerlo e farci a botte.
    Giuliano Ferrara

  20. Avatar Luca Telese
    Luca Telese

    Da leggere questo Ferrara

  21. Avatar Luca Telese
    Luca Telese

    Giorgio Bocca: “Morirò avendo fallito il mio programma di vita: rendermi tanto antipatico da evitare di essere adulato da morto”.

  22. Avatar giampaolo rossi

    Vogliamo dimenticare cosa scrisse sulla strage del Vajont?

    “Cinque paesi, migliaia di persone, ieri c’erano, oggi sono terra e nessuno ha colpa; nessuno poteva prevedere.”

    Già… tranne i paesani, la Tina Merlin e tutti i geologi, compresi quelli pagati dalla SADE…

  23. Avatar Saverio
    Saverio

    Giorgio Bocca fu ASSASINO per davvero fu assassino per davvero. mandò davanti il plotone di esecuzione un 19enne perchè di ritorno dalla campagnia d’Albania parlava con i suoi commilitoni e si lamentava dello sviluppo della guerra e delle mancanze del Regio Esercito. da Tenente anzichè confortarlo e sostenerlo lo fece fucilare. per tutta la sua vita è stato a infangare quei ragazzi che sono morti per noi tutti. e per un’altra Repubblica. Divenuto responsabile dei tribunali del popolo (o partigiani), in qualità di giudice nel processo a carico del Tenente Adriano Adami (Pavan) della Divisione Alpina Monterosa ne firmò, a guerra già conclusa, la condanna a morte unitamente a quella di altri quattro prigionieri dell’esercito della Repubblica Sociale Italiana.

    Ed ecco uno del partigiano Bocca.
    «A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l’idea di dovere, in un tempo non lontano, essere schiavo degli ebrei? Sarà chiara a tutti, anche se ormai i non convinti sono pochi, la necessità ineluttabile di questa guerra, intesa come una ribellione dell’Europa ariana al tentativo ebraico di porla in stato di schiavitù». Giorgio Bocca firmatario de il Manifesto della Razza

  24. Avatar adriana
    adriana

    bellissimo articolo, onesto e schietto….avercene!

  25. Avatar Francesco
    Francesco

    L’articolo di Ferrara lo giudico illeggibile, per ipocrisia,cattiveria e cattivo servizio alla verità.
    Bello l’articolo di Telese, anche se abusa un po’dell’artifizio retorico di negate ciò che in realtà afferma(“non voglio parlarne male perché…”).
    Io, però, apprezzo tutto quello che Telese nell’articolo non cita: la crudezza spietata, la sincerità in certe descrizioni, il primo libro letto da ragazzo(avevo 12 anni, era il 1992, me lo regalò mio padre)sul tema del mio amato mezzogiorno,”L’inferno”. Se Bocca non avesse scritto certi libri nessun Saviano avrebbe potuto scrivere Gomorra pensando ad un pubblico così vasto. È stato invaghito della protesta leghista, è vero, era abbagliato da un fenomeno anti politico e personalista, ma nel momento più alto della crisi repubblicana nel nord furono in molti a pensare che la via d’uscita fosse quella. La grandezza di Bocca, comunque, sta nel non aver mai nascosto quel suo errore del passato

  26. Avatar marcello
    marcello

    no,non era un buon giornalista.Chi parte da una teoria e s’invennta qualsiasi cosa per confutarla…non è un buon giornalista.E’ stato un ottimo padre e nonno…ma non un buon giornalista..bravo Luca

  27. Avatar Germano Milite

    Caro (e stimato) collega. Ho letto ed apprezzato molto il tuo post e, alla fine, mi permetto di riportare anche qui il mio pensiero sull’orami fu Giorgio Bocca: ex fascista, ex berlusconiano, ex craxiano, ex leghista ma pure ex partigiano e quindi venerabile, sempre e comunque (almeno per gli italiani un po’ pecorecci).
    Un saluto
    Ge

  28. Avatar Sergio

    Personalmente ho un giudizio spezzato in due su Bocca. Per quasi tutta la sua carriera è stato un pilastro del giornalismo italiano: discutibile quanto vogliamo, provocatorio, supponente ma cavallo di razza. Lo si vedeva dai tempi del Vajont, come fu peraltro per Pansa (strana la vita). Onestamente, però, dal 2006 lo vedevo appannato, sempre meno lucido e più vaticinante (a sproposito). Aveva perso, comprensibilmente, la verve argomentativa e la sostituiva, a mio avviso, con una dose sempre maggiore di provocazioni che sfociavano nel cattivo gusto, forse nella consapevolezza che nessuno avrebbe mai rimbeccato un decano come lui. Sparate come quelle su Napoli che, da napoletano, proprio non ho digerito e non digerirò mai, perché sempre più gratuite: tra il Bocca de “L’inferno” (altro libro dedicato al sud) e quello di “Napoli siamo noi”, fatto salvo lo stile, c’è una differenza di sostanza e lucidità di analisi enorme. Riposi in pace.

  29. Avatar Giuseppe
    Giuseppe

    in fondo Telese è un misero narcisista senza successo che esprime tuttoil suo livore contro un altro narcisista che invece aveva maggiori doti (e anche meriti oltre che ai demeriti come ogni essere umano) No a caso Telese cita come “da leggere” l’articolo di un altro che non fa altro che guardarsi l’ombelico (e anche più in basso)

  30. Avatar margherita
    margherita

    caro Luca Telese che Napoli sia un cimiciaio l’ha detto la grande Jessie White nel suo splendido libro Jessie White era la moglie di Alberto Mario. una donna eccezionale che i 150 anni dell’Unità d”Italia ha dimenticato ( fuorchè Lucia Poli )

  31. Avatar margherita
    margherita

    detesto Giuliano Ferrara e sto leggendo lo splendido libro di Giampiero Mughini gli anni della peggio gioventù in cui c’è la descrizione della peggio gioventù da Lerner a Sofri a Erri ( Enrico ) De Luca a Manconi a Andrea Marcenaro ( guarda caso scrivono sul Foglio )

  32. Avatar margherita
    margherita

    Marco Travaglio caro Telese la pensa in maniera diversa da te : è morto l’ultimo dei grandi ( Montanelli Lamberto Sechi Biagi )

  33. Avatar Tenna Piero

    Il personaggio Giorgio Bocca, quand’era in vita, ha fatto parlare bene o male di se, fregandosene altamente – da buon egocentrico – delle opinioni altrui. Qualcuno continuerà ad esaltarlo o sminuirlo anche da morto. Una cosa è certa però: nessuno riuscirà mai a far prevalere soltanto il buono o il marcio che lo hanno distinto, senza giocoforza far emergere entrambe le sue sfumature caratteriali, le quali, lo renderanno, storicamente, unico. Luca, non poteva scrivere in suo favore, visto che certamente non l’amava. Ferrara ha invece reso un brutto servizio alla memoria del defunto, con le sue scusanti accusatorie. La schiettezza di Luca contro l’oleoso paragone intavolato dal mastodontico giornalista Giuliano, denotano pienamente la naturalezza di uno e l’untuoso e scivoloso mestiere, dell’altro.

  34. Avatar margherita
    margherita

    l’ arciitaliano Ferrara Giuliano di Pino Nicotri : do you remember ?

  35. Avatar Hytok
    Hytok

    Da Giuiano Ferrara non c’è nulla da imparare.

  36. Avatar breny
    breny

    concordo in pieno, ottimo Luca Telese.
    Basta con (anche) questo tipo di ipocrisia.
    Chissà quanti al suo funerale ne sparleranno con cattiveria.
    E comunque l’articolo è fatto bene con argomentazioni che condivido in pieno.
    Complimenti per la conduzione di In Onda, mi sono dovuto ricredere su Porro che consideravo un mediocre di destra: è preparato, fazioso ma non troppo, manipolatore ma non più di tanti altri, simpatico, spiritoso, intelligente. Siete una bella coppia.
    Auguri a tutti.

  37. Avatar hammett

    Il commento di Telese è parziale ma utile, perchè aiuta a collocare Bocca, altrimenti quasi solo incensato, nella sua giusta dimensione.
    Aiuta cioè a definire Bocca un uomo complesso, buono e cattivo al tempo stesso, come molti altri uomini.
    Quello che di lui mi pare si possa dire con certezza è che è statto un uomo che giudicava sempre, e quasi sempre con ferocia; al tempo stesso nei suoi articoli era raro che comparisse un minimo dubbio su quanto affermava.
    Si puo dire quindi che Bocca non è stato nè un grande cristiano nè un grande pensatore: sapeva scrivere e questa è stata la sua fortuna, ma non credo cge Giorgio Bocca abbia contribuito granchè al progresso morale e civile del suo Paese.

  38. Avatar alberto

    giornalismo è anche e soprattutto essere “voce fuori dal coro”

  39. Avatar Alberto
    Alberto

    Bravo Luca, purtroppo il gioco di salire sul carro del vincitore è un o sport molto praticato in Italia, bisogna avere sempre (ovvero mai, o quasi) la fermezza di sostenere le proprie idee. SEMPRE! Capisco l’onda emotiva, ma bisogna sempre avere la forza di sostenere le idee, anche se con rispettoso dolore.

  40. Avatar Alessandro Seno
    Alessandro Seno

    Ci sono persone che non hanno “struttura morale”. Non sono immorali, si badi bene, ma non possiedono uno stabile codice di condotta personale, per quanto discutibile o discusso esso sia. La loro azione, le loro opinioni, si piegano alla retorica del momento. L’importante è coltivare l’egocentrismo, farsi “maître à penser”, esprimersi per darsi prova di esistere. Ne conosco bene più di uno, anche strettissimi familiari. In genere sono anche un po’ (o tanto) mitomani. Credono a quel che dicono, poco importa che sia l’esatto contrario di quel che hanno detto due settimane prima. Non sono incoerenti, sono instabili. Averci a che fare può portare al manicomio, se non ne riconosci questa caratteristica, e non l’accetti.
    Giorgio Bocca era, a mio parere, uno di questi. Essere “personaggio” era la cosa che contava. Far parlare di sé, far discutere di quel che si dice, doveva essere il vero orgasmo della sua vita.
    Io questa gente non la sopporto. Incapace di comprendere l’altro, le altrui idee, le altrui esigenze, egoista fino in fondo, come solo l’egocentrico sa essere. Guai a tentare di rubargli la scena. Guai a fargli notare le contraddizioni, o anche solo i mutamenti di opinione. Negherebbero di essere al mondo. Non sono persone positive, perché non imparano dai propri errori, li perpetuano all’infinito ampliandoli e rendendoli, a volte, più distruttivi e pericolosi. Non ammettono mai veramente i propri errori, perché non se ne fanno carico, anche quando li riconoscono non li mettono al servizio di un qualche miglioramento, per sé o per gli altri.
    E come Bocca ce ne sono altri. Di alcuni ho dei sospetti …

  41. Avatar Renzo C
    Renzo C

    Bel pezzo, Telese, fuori dal coro dei coccodrilloni scontati.
    Hai dimostrato onestà intellettuale, infischiandotene di criticare un’ icona del giornalismo nostrano. Ogni tanto ne scrivi una giusta, bravo.
    Bocca è stato un cinico opportunista, italianissimo, altro che antitaliano, un voltagabbana che scriveva di pancia.

    Patetico invece il tuo vicedirettore Travaglio, di cui disse poco tempo fa:
    “Travaglio, ogni due mesi fa un libro. Ma come fai? Sono libri fatti coi ritagli della questura, dei tribunali, libri pessimi” e aveva ragione Bocca.
    Lui preferisce andare indietro nel tempo, piuttosto che ricordare interviste ben più recenti, ma è il solito Travaglio paraculo, niente di nuovo.

    Fra i tanti commenti qui, solo uno ricorda giustamente anche le cazzate scritte sul Vajont:
    “Cinque paesi, migliaia di persone, ieri c’erano, oggi sono terra e nessuno ha colpa; nessuno poteva prevedere. In tempi atomici si potrebbe dire che questa è una sciagura pulita, gli uomini non ci hanno messo le mani: tutto è stato fatto dalla natura che non è buona e non è cattiva, ma indifferente. ” Il Giorno, l’11 ottobre 1963.
    BALLE!

    Ma ce ne sono tante altre, anche se ero certo che sarebbe stato glorificato come sempre accade.
    Queste liriche di Gaber mi sembrano invece eterne, basta cambiare il nome:

    “Io se fossi Dio
    un Dio incosciente, enormemente saggio
    c’avrei anche il coraggio di andare dritto in galera
    ma vorrei dire che Aldo Moro resta ancora
    quella faccia che era.”

    http://ilpaccoquotidiano.wordpress.com/2011/10/01/bocca-di-rosa/

    Ciao Tony Porchetta (non oso pensare cosa ti sarai magnato per Natale)

  42. Avatar Daniele
    Daniele

    Caro Telese,
    Bocca era vero e basta, anche nelle sue contraddizioni e lei sa benissimo che ognuno ha le sue. Da meridionale infine le dico che Bocca aveva ragione da vendere nel definire la mia terra un cimiciaio, lo constatiamo noi stessi ogni giorno ma incredibilmente non ci piace che ce lo dicano gli altri, peggio ancora se sabaudi! E’ l’Italia intera ad essere un cimiciaio (Bocca sarebbe d’accordo) ma ai suoi occhi austeri da sabaudo perbenista era ovvio che il sud pizza e mandolino lo fosse ancor di più.
    Saluti

  43. Avatar Guidoriccio
    Guidoriccio

    Cari commentatori del blog,fate attenzione a un particolare: l’ora del commento postato da Giuliano Ferrara e l’ora del susseguente post di Luca Telese. Tutti e due alla stessa ora e allo stesso minuto. A un cretino (come potrebbe essere anche il sottoscritto) viene da pensare a questo particolare: Ferrara posta il commento,chiama Telese e pressappoco gli dice: “nel tuo blog sei troppo sottoposto a feroci critiche dai tuoi lettori per il massacro che fai della figura di Bocca,ti ci metto adesso una cazzatina che mi è venuta lì per lì,per non lasciarti solo alla furia dei tuoi fans.” E così,il nostro eroe,con la tastiera sotto le mani e la lingua per terra,ringrazia e scrive: “leggete Ferrara”. P.S. Caro dott. Telese,questo per dire che solo chi ha palle,talento e tanta vita vissuta,può permettersi di “cantare fuori dal coro”e venire ascoltato. Lei,quando ha piagnucolato e mendicato l’attenzione sullo scritto di un caritatevole Ferrara,ha rivelato l’essenza della meschinità ad un lettore che,fino a oggi,la stimava profondamente.

  44. Avatar margherita
    margherita

    e non richiesta : oltre a Ferrara detesto Buttafuoco che si pemette di irridere Mary la figlia di POUND .

  45. Avatar geco
    geco

    Certamente ai cerchiobottisti e ai pavidi di piccolo momento non può piacere l’immenso Bocca, proprio perché immenso, proprio perché profondamente uomo, infaticabile nell’appassionata requisitoria sui mali della storia e e degli uomini, sempre esposto in prima persona nel tentativo – tanto utopico quanto generoso – di collaborare alla loro “liberazione”. E’ un grande anche se (o proprio perché) la passione disinteresssata lo ha indotto in alcuni errori, che certo non sarebbe onesto negare, ma che nulla tolgono al rigore e alla generosità della sua riflessione e alla nobiltà del suo impegno.

  46. Avatar Vittorio
    Vittorio

    Complimentoni! Da mettere a confronto con l’articolo dedicato alla morte di Cossiga. Di chi era parente Cossiga?

  47. Avatar margherita
    margherita

    Dario Fo : Repubblica di Salò Giorgio Albertazzi ? fascista ? sì

  48. Avatar Renzo C
    Renzo C

    @ geco

    Immenso come quando firmava le leggi razziali.
    Immenso come quando scriveva BALLE sugli ebrei, citando i protocolli dei savi di sion, smentiti già da 20! anni dal Times
    Immenso come quando da compagno mandava a morte 5 camerati di soli 3 anni prima
    Immenso come quando negava l’ esistenza delle BR
    Immenso come quando prendeva i soldi da Berlusconi, e diceva “l’ho fatto per i soldi”

    Immenso…. ipocrita, voltagabbana, raccontaballe

  49. Avatar paolo
    paolo

    Grazie Luca, un articolo obbiettivo,mi ritrovo completamente nelle tue argomentazioni;non sempre condivido quanto scrivi,ma apprezzo la tu onestà, cosa che ormai è rara nella classe giornalistica.
    Grazie continua così
    Paolo

  50. Avatar Luca Telese
    Luca Telese

    Caro Guido Riccio,
    Buon Natale anche a lei che evidentemente, facedo uso di oppiacei, ha una fantasia così fervida. Ma le pare che Ferrara decide di commemorare Bocca per “soccorrermi” dalle critiche di alcuni blogger? Nom le viene in mente che io consideri il pezzo di Ferrara semplicemente bello anche se ho idee molto diverse da Ferrara?

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