di LUCA TELESE
Orfini è archeologo: forse per questo ha molta più dimestichezza con le cose del passato che con quelle del futuro”. La prova che il dibattito nel Pd sta toccando livelli di guardia è nel fatto che un dirigente compassato come Walter Verini ricorra a un sarcasmo affilatissimo: “L’attacco contro Veltroni e il tono della polemica politica sta toccando livelli di guardia”. Non sta esagerando? Scherza? Nel 1984 Luciano Lama va in tv portandosi dietro Agostino Marianetti, dirigente socialista, con cui c’era appena stata una dura polemica sul decreto di San Valentino. Erano questi gli uomini, questo lo stile della sinistra riformista. Vuole dire che nel Pd è venuto meno questo stile? Il clima nel quale si affronta la questione minoranza-maggioranza è ormai esasperato. Faccia un esempio Quando parla Orfini, e non solo lui, sento il piacere dell’esibizione muscolare. Insultare Veltroni dandogli del conservatore è grave, visto che è rivolto a uno che ha fatto dell’innovazione della sinistra il cuore della sua politica. A cos’altro si riferisce? A questo incredibile modo di discutere. Quando gli Orfini, o i Fassina dicono a Ichino, con sprezzo: “Le sue idee valgono il 2 % del partito”. O quando si dice agli altri: “Contiamoci!”. Non vuole un Congresso? Non crede che ci siano maggioranze? Certo. Ma attenzione, che vuol dire congresso? Nella mia città, Città di Castello per esempio, lo abbiamo appena fatto: c’erano 120 iscritti al Pd, in una settimana sono diventati 1100! Di questi casi ce ne sono stati tanti. Mi pare che la grossa differenza nel Pd sia il giudizio sul governo Monti. Orfini lo dipinge quasi come un male necessario. Ma sta cercando di cambiare l’Italia e nelle sue scelte c’è molto delle nostre sfide riformiste. C’è un’altra cosa che mi ha colpito. Quale? Le battute di Orfini sulla distanza dei ministri di Monti dal popolo e i loro redditi… È un fatto, però. Mi pare un’involuzione. Noi siamo abituati all’idea, con Olof Palme, che va combattuta la povertà, non la ricchezza! Oggi leggiamo che un imprenditore e un elettricista si suicidano. É una coincidenza casuale ed emblematica: lo stesso giorno un dipendente e un imprenditore. Cosa vuol dire? La parole di Orfini esprimono un sentimento minoritario. Tutti i sondaggi dicono che la maggioranza dei nostri elettori apprezzano Monti. Lei crede? Monti riduce le spese militari, dice no alle Olimpiadi, recupera 15 miliardi di imposte, mette l’Ici alla Chiesa e vara provvedimenti anti-precari. Non sono cose di sinistra, queste? Molte sono solo annunciate, per ora… Sono cose che piacciono. Il consenso di Monti sale, quello dei partiti scende. Ne è contento? Per niente. Gli italiani non considerano i partiti la soluzione, ma il problema. Quanto alla sensibilità sociale non mi faccio insegnare nulla dagli Orfini: vertenze come Trafomec, ThyssenKrupp, Merloni le abbiamo seguite da vicino. Orfini dice: i Veltroniani non criticano Marchionne. Per me Marchionne è un innovatore, non un nemico: ma voglio che faccia le sue riforme rispettando i lavoratori. Che cosa apprezza del nuovo corso Fiat? Marchionne ha una visione globale della competizione e cerca di adattare un modello competitivo a queste sfide. Se la Fiat avesse fatto solo scelte nazionali avrebbe già chiuso. Però è condannata tre volte per scelte antisindacali. Se a Melfi viola delle regole lo dobbiamo dire tutti. Ma in America la Fiat è sostenuta da Obama. E questo cosa significa? Follini ha detto di preferire Aristotele a Fassina. Se permette io fra Orfini e Obama mi fido più di Obama. Vede, non ci sono buoni e cattivi. Avrei voluto per esempio, che il clamoroso astensionismo a Pomigliano lo avesse denunciato il sindacato. Nel Pd ci sono differenze. La bellezza della politica è la complessità. Vedo invece antenne limitate. E molto dogmatismo. Si riferisce a Fassina? Stimo la sua tenacia e competenza. Non la sua irruenza. Ma posizioni come le sue riportano le lancette indietro agli anni Settanta. Quando c’era Veltroni regnava il pluralismo? Bè, all’epoca Fassina era consigliere del segretario del Pd e del governo ombra. Si rischia una scissione? No. Ma dare a Veltroni l’etichetta di conservatore significa cercare di delegittimarlo. Questo fa male a tutti noi.
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