di LUCA TELESE
Benvenuti a Marsiglia, la capitale del kalashnikov!". Gli slogan dei lepenisti, sarcastici e avvelenati occhieggiano dalla sede del Front National, tra muri scrostati e ruggini degli apparati industriali dismessi. Ce l’hanno con il presidente uscente, con “Sarko ”. Il manifesto firmato con il simbolo della fiamma stilizzata è tutto rosso: in mezzo c'è la foto in bianco e nero di un corpo al suolo accompagnata da una scritta bianca a caratteri cubitali “45% di delitti in più. È questa la sicurezza promessa da Sarkozy?”. I kalashnikov, la tranquillità perduta, gli ex muftì islamici che invitano a votare Marine Le Pen. Come è potuto accadere nella capitale della Francia meridionale? Qui, dove la candidata della destra radicale sfiora il 24%, nulla è come dovrebbe essere, e il frontismo conosce una nuova, ennesima, camaleontica (e vincente) metamorfosi. Ma per districarsi meglio nel caos di simboli,suggestioni e messaggi, bisognaprovare a ricomporre letessere del mosaico con un ordinediverso da quello suggeritodalle apparenze. E ALLORA benvenuti a Marsiglia, la città che un tempo era la capitale dei marinai perduti di Jean Claude Izzo e dei duri alla Jean Gabin, degli immigrati e del melange culturale, della mala vecchia maniera. E che oggi – invece – ha cambiato la sua faccia, la sua lingua e anche i codici della propria attività criminale. I nuovi boss sono quelli che racconta Massimo Carlotto nel suo ultimo libro, Respiro corto (Einaudi). Non vanno in giro con la pistola silenziata in tasca, vestono con abiti firmati e di buon taglio, abitano case arredate da architetti all'ultimo grido, hanno studiato in università di prestigio, re-interpretano la vecchia idea del traffico e del contrabbando in chiave post-moderna, ovvero come una delle tante declinazioni possibili della globalizzazione. Però in città si spara lo stesso, anzi più di prima. Perché le organizzazioni della malavita si sono riconvertite su una dimensione industriale, con criteri commerciali rigorosi e d'avanguardia. Così saltano fuori i kalashnikov, armi-simbolo. Prima di tutto come merce lungo le rotte antiche dell'est Europa. E poi come strumento di risoluzione di controversia. A novembre ammazzano due persone, tra cui un poliziotto. A dicembre accoppano un privato cittadino in mezzo alla strada. “È stata una brutta congiuntura – dichiara improvvidamente Claude Guéant, ex nume della comunicazione di Sarkozy – il clima va migliorando”. Per sua sfortuna, pochi giorni dopo vengono sequestrati ben 12 fucili da combattimento scoperti dalla gendarmerie nei doppifondi di un'auto. “Ogni volta che Monsieur Guéant parla – tuona sarcastica Marine Le Pen a Radio France– ci ricorda le disfatte e le menzogne di Sarkozy”. MA IL TERZO capitolo di questa storia è il vero successo politico dei lepenisti. A fine marzo fa scandalo la storia di Omar Djellil, ex militante socialista e membro di Sos racisme (divenuto celebre per aver fermato una troupe di Tf1, mentre difendeva il diritto alla macellazione islamica). Djellil inizia a dialogare con un consigliere del Fn, Stéphane Durbec. Lo invita a visitare la moschea di cui è segretario per scoprire “i musulmani onesti”. Il lepenista accetta. Dichiarandosi “felice dell'opportunità”. E Djellil si spinge a scrivere una lettera in cui invita a votare l'estrema destra contro le bugie di Sarkozy. Quindi incontra Marine, ed è una folgorazione: “I socialisti davano i nostri voti per scontati, Sarkozy ci ha cancellati come cittadini: votiamo tutti – dichiara – c o n t ro il disprezzo social-uempista”. La de-diabolisisation si cala nel territorio prendendo la forma più opportuna. A Marsiglia il Fn a bbandona la lingua xenofoba di sempre e si mette a parlare di “nuova comunità nazionale” ai francesi di seconda generazione. Non sono casi isolati. Anche M’hammed Henniche, segretario generale della Union des associations musulmanes de Seine-Saint-Denis, arriva a sostenere che il voto al Fn “rom – pe l'oblio sulla nostra comunità”. E che dire del gran Mufti, Soheib Bencheikh? Anche lui a favore dei lepenisti: “Non condivido le loro tesi, ma almeno sono sinceri. Sarkozy, invece è un uomo pericoloso per la Francia. Mette una comunità in conflitto con l'altra ”. Spiega Mohammed Colin, direttore del mensile Salam news:“I musulmani frontisti sono una minoranza. Ma contano: sono conservatori, spaventati dalla modernità e si ritrovano perfettamente inclusi nel binomio nazi o n e – t ra d i z i o n e ”. Dove il voto a destra era in dubbio, poi, pesano le inchieste e gli affari dei socialisti a livello locale. A pochi giorni dal voto, tutti questi diversi fili si uniscono quando arriva la Le Pen, e tiene un comizio di un'ora e mezza: “Sarò la candidata dello Stato nazione contro il disordine mondialista la candidata della Repubblica contro la barbarie! L’ordine delle bande è la stessa cosa dell’ordine delle Banche”. È così che il 22 aprile si solleva l'onda blue-Marine. Alle presidenziali la leader del Fn a Marsiglia è terzadi un soffio. Ma diventa prima in molti comuni della circoscrizione elettorale: Bouches-du-Rhône, Martigues, Marignane, Vitrolles e Cavaillon. In molte altri centri – a Orange, Arles, Salon, LaCiotat, Aubagne – è seconda. “In queste città – sostiene un mar iniste come Richard Ghevontian – i voti al Front National non sono stati portati dalla paura per gli stranieri, ma dall'insicurezza per l'economia e per la crisi”. Tutto vero: dove il localismo della Lega esclude, il nazionalismoanti-globalista dei lepenisti include. Scandali, kalashnikov, gran Mufti ex nemici che si danno la mano. Quante barriere ideologiche e religiose che cadono, in nome della grande paura per la crisi globale.
twitter@lucatelese
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