di LUCA TELESE
Perepepé, perepepé, fermi tutti: ci stupiranno con effetti speciali. Ci stupiranno questi partiti bolliti che annunciano ogni giorno stupefacenti palingenesi, partiti che si rifanno il lifting dal chirurgo plastico come vecchie signore alle prese con le rughe, eccitate alla vigilia del colpo di bisturi. Primo perepepé: sentite l'entusiasmo trepido di Angelino Alfano, segretario del Pdl: ''Subito dopo il ballottaggio delle amministrative annunceremo la più grossa novità della politica italiana!". Caspita. Secondo perepepé: sentite cosa aveva detto, solo il giorno prima l'impareggiabile Lorenzo Cesa, uno dei più inverosimili evergreen transumati tra la prima e la seconda repubblica: "Azzeriamo tutte le cariche dell'Udc, siamo pronti a fondare un nuovo partito della nazione". Peró. Terzo perepé, ma guarda come é lirico Beppe Pisanu, mente viene preso anche lui, dopo nemmeno mezzo secolo di vita politica, dall'alta febbre del nuovo: "Avvertiamo che molti liberaldemocratici, oggi diversamente collocati nelle istituzioni e nella società civile, sono disposti ad unire le loro forze e ad avanzare, tutti insieme, una nuova proposta politica". Bingo. Tre nuovi-vecchi partiti in tre giorni.
Perepepé-Perepepé, per un attimo ti viene in mente la vecchia signora Tattle di uno dei più bei film di Terry Gillian – Brazil – la mamma che a furia di operazioni plastiche diventava più giovane della fidanzata del figlio, e che poi finiva ospedalizzata per overdose di tiraggi. Ti viene in mente un memorabile slogan di un'era geologica fa: "Metodo Caruso". Dove Carmelo Caruso era l'indimenticabile prefetto Caruso, l'uomo dal pugno di ferro, l'autoproclamato rinnovatore della Democrazia Cristiana romana, partorito dalla sfida riformatrice del professor Romano Forleo. La storia merita di essere raccontata, come una fiaba dei fratelli Grimm: perché Forleo era diventato commissario della potentissima federazione romana – ginecologo, galantuomo, prototipo perfetto della sinistra dello scudocrociato – minacciava sfracelli e aveva compilato le liste all'insegna della trasparenza e della discontinuità. Un paroletta come minimo complicata in un partito che all'ombra del cupolone vantava profili non proprio evangelici: erano i tempi dell'assessore Antonio Gerace detto simpaticamente "luparetta", i tempi di Giovanni Moschetti detto "Gió er bionno", per la discreta chioma platinata, ma soprattutto i tempi dei due veri mattatori demo-capitolini: Vittorio Sbardella, nume della corrente andreottiana, soprannominato "lo squalo" ("La legge sul finanziamento dei partiti è sbagliata. E allora 'ndo sta er reato?"), e Pietro Giubilo, suo braccio destro di sempre, che era stato persino sindaco di Roma. Giubilo e Sbardella venivano da una focosa militanza missina, ed erano famosi per un assalto incendiario in camicia bruna alla libreria Botteghe Oscure. Quando nel 1988 Paese sera ripubblicó la foto di quel giorno, in cui erano presenti anche il futuro fondatore di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie, e di Mario Gionfrida detto "er gatto" (perché durante la posata manifestazione perse una mano) Giubilo commentó in modo a suo modo geniale. "Cosa ha da dire sulla foto?", domandavano i cronisti. E lui, quasi serafico: "Io sono quello con la tanica". Adesso immaginate l'opera di rinnovamento di una lista che di solito era abituata a ospitare questi gladiatori della preferenza, che improvvisamente si apriva alla società civile sotto l'occhio vigile di Forleo, che vedeva depennati i suoi campioni, e che si affidava al "Metodo Caruso". Ovvero: "Fatti non parole". Una mattina fu convocata una conferenza stampa per annunciare che persino il simbolo di Piazza del Gesù cambiava. E in realtà era una mezza patacca, perché cambiava solo il fondo dello scudo, da bianco a blu (e il simbolo, guardacaso, é lo stesso del partito di Casini). Fatti, non parole, e alla fine arrivarono anche i fatti: il prefetto di ferro si fermó ad un incredibile 11.4%, la Dc perse la due terzi dei voti, al ballottaggio con Francesco Rutelli ci andò – come é noto – Giamfranco Fini. Era un mondo, che quasi senza accorgersene entrava nel crepuscolo, la Dc si estinse dopo quel voto, non senza consegnassi un'ultima sentenza di Sbardella: "Cosa penso di Mani pulite? Secondo me é 'na grande stronzata".
Adesso tutto sembra ripetersi, gli scandali, le inchieste, i rinnovamenti più o meno volenterosi, più o meno credibili. La storia – diceva il vecchio Marx si ripete due volte, la seconda in forma di farsa. Perepepé-Perepepé, il Corriere della sera ieri prendeva terribilmente sul serio i propositi di rifondazione, dedicava cinque pagine agli annunci di imminenti battesimi, ci informava – nientemeno – che stanno scaldando i motori persino i ministri tecnici. Una cosa é certa: arriveranno finanziatori, soldi, sponsor supporter e cantori, nel paese in cui sempre tutto – Perepepé – cambia per restare uguale.
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