di LUCA TELESE
A quanto pare anche i tic ossessivi del razzismo all’italiana e le sue più abituali declinazioni leghiste sono state stroncate dalla crisi. La storia di Mada Kabobo, infatti, il picconatore selvaggio di Milano, 31enne ghanese e spiantato che diventa killer metropolitano, era davvero perfetta per innescare una piccola crociata ideologica simile alle tante del passato: stranieri animali, stranieri assassini, stranieri neri e pericolosi.
E invece poco o nulla: persino l’agguerritissimo Mauro Borghezio, veterano della lega dura pura, quella che disinfettava i treni degli extracomunitari, interrogato in queste ore, dice e ripete: «Qui il problema non è il picconatore che in qualche modo considero persino incolpevole, ma i buonisti che l’hanno lasciato andare a spasso!».
Assistiamo quindi ad un fenomeno nuovo e strano, come se fra le tante rabbie indotte dalla crisi – dalla molotov del disperato che si da fuoco perché gli sequestrano la casa, al sampietrino del ribelle che da fuoco al cantiere per giocare alla guerra – la rabbia etnica fosse improvvisamente diventata un eccesso o un anacronismo: un rancore passato di moda, o un nemico che non ci possiamo più permettere.
I nuovissimi demoni, molto più vicini e attuali, sono le banche, gli speculatori, il datore di lavoro che ti manda a casa, quelli che non ti danno il mutuo, quelli che ti mettono in cassa integrazione. E ovviamente i politici di palazzo. Tant’è vero che i leghisti hanno insultato la Kyenge e la Boldrini piú che Kabobo, e quando hanno provato a entrare nel lutto di Milano sono stati persino contestati. Sempre Borghezio ha detto: «La Kyenge è una scelta del cazzo, la Boldrini è la mandante morale dei delitti di Milano». Gli stranieri diventano un modo per inveire contro gli avversari politici (prima era il contrario) e – nel tempo della crisi – persino i terroni vengono miracolosamente rivalutati: «Mi hanno insegnato tanta umanità – spiega a sorpresa l’eurodeputato leghista – quando ci sarà di nuovo lavoro bisognerà far salire al nord quelli come loro, che perlomeno sono integrabili».
La notizia di oggi, la foto della Gazzetta del Mezzogiorno ripubblicata dal Corriere della Sera, in cui si scopre che nel 2011 Kabobo aveva partecipato ad una rivolta con lancio di pietre insieme ad altri e tra comunitari detenuti nel centro di accoglienza di Bari, in altri tempi avrebbe di certo riportato in scena vecchi copioni. E invece, attraverso gli interrogatori dell’epoca, ci consegna la traccia di un Kabobo diverso: un arrabbiato che al contrario di quello di oggi non usava droghe e non sentiva le voci. Su un delitto drammatico come quello di Giovanna Reggiani si decisero le elezioni di Roma. Sul tema della sicurezza le politiche del 2008. Il poliziotto di quartiere era uno dei punti più importanti del contratto degli italiani. Ma adesso che siamo tutti più insicuri, anche le tirate sulla sicurezza, su cui prima si incardinavano le campagne elettorali, sono diventate un lusso eccessivo. Non c’è più la demagogia di una volta signora mia. Se fosse davvero così, non sarebbe necessariamente un male.
(da linkiesta.it)
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