C’è qualcosa che non torna nella rappresentazione di un epico scontro tra Telemaco-Renzi e i proci-rigoristi di cui abbiamo letto oggi sui giornali e sentito ieri nei telegiornali.
C’è qualcosa che non torna — non perché lo scontro nell’emiciclo non sia effettivamente avvenuto — ma perché stiamo importando in Europa la peggiore piaga contemporanea della politica italiana, che è il virus della larghe intese, quello che noi abbiamo contratto con il governo Monti: un pantano in cui tutti sono nemici ma anche alleati, tutti polemizzano, ma stringono anche accordi. Tutti si combattono, ma poi regolarmente votano insieme. Le larghe eurointese sono un trionfo di ipocrisia appena velato dalle folata delle cortine fumogene della grande propaganda mediatica.
Manfred Weber, l’eurodeputato che ha aperto il fuoco contro Renzi, ieri, è il capogruppo dei popolari europei, ovvero del gruppo di cui fanno parte ben due partiti del governo che sostengono lo stesso premier (!). Il partito è lo stesso di quella Angela Merkel che è la madrina e la protettrice di tutti i rigoristi inflessibili, e di cui però Renzi esalta la lungimiranza e il suo personale feeling. Eppure sicuramente Weber sta dando voce a Merkel quando dice in polemica con Renzi: «I debiti distruggono il futuro», quando ammonisce che non si possono allentare i cordoni della borsa.
Di fronte a questo muro, gli eternamente irresoluti socialisti europei hanno partorito l’ennesimo pasticcetto: fanno la voce grossa, ogni tanto, ma poi si accordano su tutto, a partire dall’elezione del nuovo presidente. Scompare dall’orizzonte il principio sano della politica per cui o si governa o si è all’opposizione, o si condivide o si combatte. Alla fine, l’esito più probabile è che il più importante euroscranno — la presidenza della commissione — sarà effettivamente affidato all’altro campione del rigore, e cioè il lussemburghese Jean Claude Junker.
E che dire di Martin Schultz? Doveva essere il grande rivale, anche lui viene votato congiuntamente da popolari e socialisti. Forse se vuole rompere il fronte del rigore Renzi dovrà ricordarsi della nettezza con cui ha lanciato la campagna della rottamazione: temo che sarà difficile rompere muro del rigore sperando di farlo con il consenso della Merkel. Sarebbe stato come pensare di scalare il Pd con l’approvazione di Bersani e di D’Alema.
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