Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Dietro la batosta tedesca c’ è lo scontro per l’ iCar

Il lupo contro la mela. E in mezzo la più antica invenzione dell’ uomo, la ruota.
In queste ore non si sta decidendo solo la storia di una azienda, in queste ore si decide come sarà il motore del tremila. Oggi, malgrado le apparenze, la partita non è (solo) Wolkswagen contro Toyota (o Psa, o contro Fca), non è solo una piccola-grande guerra di religione del tipo diesel-contro-ibrido, ma semmai è Wolkswagen (e tutti gli altri) contro Apple e Google, stavolta questo è il clangore assordante di una battaglia epocale tra vecchio mondo automotive e l’ utopia futurista dell’ I-Car. Alla fine, come per gli Highlanders, ne resterà uno solo.
Guardate la scena, ma anche il retroscena. Non arrivo a dire che la storia della piccola azienda della Virginia piena di professori disarmati che svelano la truffa dei test e mette al tappeto il gigante sia una bufala mediatica. Ma di sicuro la guerra a cui stiamo assistendo non è solo la bella favoletta di Davide contro Golia, ma anche una inchiesta con effetti potenzialmente devastanti che si inserisce in una difficile guerra industriale, in un conflitto tra vecchio e nuovo mondo, nello zeitgeist, cioè nello spirito di un tempo e nel clima di una battaglia epocale.
Pensate per un attimo alle nuove Tesla: passano da zero a cento chilometri all’ ora in 3.8 secondi da zero a cento chilometri all’ ora, hanno un design filante moderno e sinuoso che ricorda molto quello delle Ferrari e hanno risolto il problema più importante (fino a ieri) delle auto elettriche: l’ autonomia. Sono macchine per ricchi, è vero, ma questa è solo la punta di un iceberg. Le Tesla, come la Google car, come le iCar della Apple sono figlie del decennio obamiano. Anche la scalata di Sergio Marchionne alla Chrysler è stata partorita da questa stagione, quella che ha reso possibile che con un solo dollaro una azienda italiana potesse comprare un colosso (tecnologicamente decotto) dell’ industria americana. La Fiat portava in dote alcuni dei motori tecnologicamente più evoluti d’ Europa, ad esempio i multijet di sesta generazione che facevano il giro del mondo, partivano da Pratola Serra (Avellino) e finivano fino in Canada e Messico per essere impiantati (ma sarebbe meglio dire trapiantati, come organismi vitali) nei corpi decrepiti di vecchie Chrysler come la 300 o il Dodge Jounrney, per restituire loro una nuova vita. Per questo Quattroruote ci racconta che in America sta furoreggiando la 500 elettrica, per questo il capo del brand Fiat Olivier Francois gongola per l’ incredibile spot pontificale appena incassato. Il Papa che va a trovare Obama, e che mentre il presidente si infila nel corteo di suv blindati parte dall’ aeroporto a bordo di una piccola monovolume Fiat targata Vaticano.
Ma adesso, improvvisamente, l’ orizzonte si allarga: il Wall street Journal squarcia il velo su quella che fino a ieri sembrava una boutade, l’ auto di Cupertino. Per ora il nome in codice è Titan, si sa già che sarà completamente elettrica, forse anche lei driveless, come quella di Google. Ci riguarda, tutto questo? Forse si: il segmento è quello vitale delle utilitarie. L’ unica ripresa italiana è dovuta al boom produttivo di Melfi, ovvero al successo di 500X e Renegade.
Non solo: il modello Wolkswagen ha dettato all’ Europa la centralità del diesel, ma dopo l’ euro sei sarà difficile andare avanti: i tecnici spiegano che ormai le leghe sono così sofisticate, e leggere, che prima de numero sette è più facile che si arrivi alla fusione. E poi c’ è il sistema integrato di comunicazione, lo stesso che ha permesso ad Apple e Google di portare all’ estinzione tutti i suoi rivali: cosa accadrà quando su tutti i tablet e su tutti i palmari di tutti i consumatori del mondo apparirà la pubblicità profilata delle auto di ultima generazione? Quando il nostro telefonino capirà prima di noi, da un sms o da una mail che vogliamo comprare una nuova macchina?
Cosa accadrà quando agli anziani di tutta Europa si proporrà di continuare a poter girare, scarrozzati da un pilota automatico servo-assistito per via satellitare?
Godetevi pure questa drammaturgia planetaria, con le divinità del volante che sprofondano polvere, restate stupiti per la disfatta teutonica, ma pensate anche alla prospettiva, a quello che viene dopo. In fondo al tunnel dei gas test taroccati, dopo la bomba atomica che ha raso al suolo il più importante colosso industriale tedesco c’ è il futuro dell’ auto. Il lupo ha già perso una battaglia campale.
Resta da capire se adesso se l’ auto europea rischia di perdere una guerra.
Da una parte tutti i costruttori tradizionali, dall’ altra Apple e Google E la rivelazione della truffa sulle emissioni sembra solo la prima battagliaDietro la batosta tedesca c’ è lo scontro per l’ iCar Il progetto della iCar di Apple.

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Una risposta a “Dietro la batosta tedesca c’ è lo scontro per l’ iCar”

  1. Avatar Luigi
    Luigi

    Scusami Luca ma è Volkswagen e non Wolkswagen.

    Credo che tu scriva in fretta e furia questi post, forse mentre ti sposti in metro. Ci sono diversi refusi.

    L’intuizione è carina. Probabilmente oltre ai big dell’informatica cì anche Ford…

    “Unica forte eccezione la Ford: dal quartier generale di Dearborn è partita una fortissima e irritata critica contro la Ue e i suoi ritardi, ricordando che ora si perderà molto altro tempo inutilmente.” sta in http://www.autoblog.it/post/251653/ue-la-merkel-e-la-co2-pasticciaccio-brutto-a-bruxelles/3

    ciao e buon lavoro.

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