Luca Telese

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Luca Telese
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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Airaudo: «Corro contro Fassino: il rosso sono io»

Allora Airaudo, ti candidi?
«Sì, è fatta».
Davvero avete deciso?
«Per la prima volta negli ultimi dieci anni, tutte le sinistre sono unite in un unico schieramento».
E il Pd dove lo metti?
«Il Pd è centro. Non i suoi militanti, ma i suoi dirigenti sì».
E ti candidi contro Fassino?
«Ci candidiamo per recuperare i valori e le idee della sinistra, che al momento sembrano smarrite».
Lo sai cosa dice il Pd? Che farai perdere la sinistra.
«La sinistra in questa città si è persa lentamente: e a livello nazionale, se possibile, va ancora peggio».
Perché?
«Ricordi? Renzi aveva vinto criticando ferocemente Letta. Gli rimproverava di governare con la destra. Poi aveva vinto con due promesse solenni».
Quali?
«Primo: non andrò mai al governo senza elezioni e – secondo – procederò con la rottamazione del vecchio…».
Cosa non ti piaceva, di queste due parole d’ ordine?
(Sorride) «Forse non piacevano a lui: le ha tradite entrambe».
Addirittura.
«Beh, la gente mica è scema: Renzi oggi governa con le due destre meno rispettabili e più bacchettone d’ Italia, quella di Alfano e quella di Verdini.
Invece di diventare l’ eroe della rottamazione è diventato il mago del riciclaggio. Vedi De Luca e le liste degli inquisiti in Campania o i gattopardi azzurri in Parlamento».
Chi sono per te i gattopardi?
«I peggiori: per esempio quelli che hanno vissuto per vent’ anni come miracolati di Berlusconi e poi, per opportunismo e brama del potere, sono diventati tutti renziani. Posso dire che stimo chi è rimasto coerente e questi mi fanno un po’ schifo?».
Addirittura?
«Se la politica perde qualsiasi ideale e diventa, come dice con orgoglio Verdini, “un taxi verso il potere”, diventa solo miseria. Noi vogliamo fare esattamente il contrario».
E cosa è il contrario di un taxi verso il potere?
(Ride) «Che ne dici di un autobus verso il bene comune?».
Incontro Giorgio Airaudo nella sua casetta di Rosta, uno dei Comuni della cintura torinese. È un vecchio chalet ristrutturato in modo geniale (ed economico) su un progetto del fratello architetto della moglie, Silvia. Molto bello ma anche molto olio di gomito: «Abbiamo iniziato quasi due anni fa, non abbiamo ancora finito». Quando arrivo, l’ ex numero due della Fiom, oggi deputato di Sel, suda per montare dei tiranti e dei cavi d’ acciaio come balaustra all’ ampia balconata, e mi chiede anche una mano: «Renditi utile» sorride, mettendomi in mano un gancio. Subito dopo spiega: «Nel piani originali qui c’ era un meraviglioso cristallo. Poi abbiamo fatto la spending review: ottanta euro dal ferramenta e risultato meraviglioso lo stesso!». Quando Airaudo posa le pinze, sul suo Samsung ci sono 22 chiamate senza risposta. Guarda il display e scuote il capo: metà politici, l’ altra metà giornalisti. La sua candidatura sta diventando un caso, rende contendibile la Mole (come a Genova): le sue liste e il suo nome possono raccogliere dall’ 8% al 10%. Airaudo a Torino vuol dire due cose: da un lato l’ ultima eredità del Pci e dall’ altro la Fiom. Il deputato è riuscito in un piccolo capolavoro politico, riunire tutte le diverse sinistre a sinistra del Pd, e forse ha trasformato Torino nel principale laboratorio della nuova Cosa rossa. Mentre saggia i tiranti, mi punta le pinze con bonaria minaccia e mi fa: «Senti, un solo patto: non farmi anche tu la domanda più scema del mondo».
Quale, chiedo? «Quella che i renziani mettono in giro: fate perdere la sinistra?
Che fantasia!».
Airaudo, fate perdere la sinistra?
(Sospira e ride) «Ho capito, riprendo le pinze, Belpietro avrà un martire».
Ti avevano offerto di fare il vicesindaco di Fassino pur di non rompere le coalizione, perché non hai accettato?
«Mi sono candidato per un progetto politico in cui credo, delle poltrone non mi frega nulla».
Dicono: al ballottaggio Airaudo sosterrà comunque Fassino, quindi che senso ha votarlo?
(Ride) «Veramente al ballottaggio ci saremo noi. Perché non chiedete a Fassino se sosterrà la sinistra? Mi incuriosisce la sua risposta».
Potresti avere come avversario Giletti, ne hai paura?
«No: come giornalista è simpatico, come politico non saprei. Qui la candidata del centrodestra è una sola».
Chi?
«Secondo me la Santanché: la migliore populista su piazza».
La temi di più?
«C’ è qualcuno a sinistra che la fugge perché è una che se le lasci un millimetro ti sbrana. Ti confesso che mi diverto molto a duellare con lei in tv».
Davvero?
«Beh, devi dare il meglio. Una volta mi gridò contro: “Voi, con i vostri stipendi garantiti del sindacato!”».
Così impara ad accettare il contraddittorio.
«Per carità: solo che io alla Fiom guadagnavo meno di duemila euro e lei almeno dodicimila! Mi affascina questa variante del populismo in tacchi a spillo e orecchini d’ oro. Se si candida lei a Torino e Sallusti a Milano, nel nord avremmo un fantastico centrodestra matrimoniale, eh eh…».
Ma non mi rispondi su la-sinistra-che-fa-vincere la destra.
«Ti ho già risposto quando sei arrivato. Ma adesso ti faccio un esempio: qui a Torino la sconfitta della giunta è una fotografia perfetta di quello che accade in tutta Italia.
E cioè?
«Il governo finge di non tagliare, e scarica i risparmi di spesa sugli enti locali, spesso governati dal Pd.
Risultato?
«In cinque anni la richiesta di interventi degli anziani è raddoppiata, la spesa diminuita del 13%».
Ce l’ hai con Fassino?
«Nulla di personale. All’ Anci è stato sindacalista dei sindaci. Un pessimo sindacalista, consentimi».
Perché?
«Ha strillato spesso ma non ha ottenuto nulla. È Renzi che mena le danze, scegliendo, per esempio, gli ottanta euro e non la difesa dei servizi sociali. Poi aumenta la pressione fiscale in modo mascherato con i balzelli».
Dici?
«Io al nord vedo un ceto medio che scivola verso la povertà. A Torino vedo le periferie abbandonate dove la politica non mette più più piede».
Perché?
«Perché Torino, come molte altre città, ha enormi aree pubbliche o industriali, dismesse, che sono state vendute o date in pegno alla cassa depositi e prestiti per garantire il debito».
Tu cosa avresti fatto?
«Io farò di tutto perché questi spazi possano essere destinati a chi vuole fare socialità e assistenza. Il Centrosinistra in questi anni ha fatto il contrario: vedo più disperati da Del Debbio che nelle sedi del Pd. Ed è un problema del Pd».
Dovuto a cosa?
«In questi anni, a livello locale, hanno detto sostanzialmente tre cose: “Non si può fare”, “L’ Europa non vuole” e “Sarebbe bello, ma non ci sono i soldi”. Ecco perché alle ultime amministrative Toti ha vinto in Liguria, il M5s a Livorno, e il Pd di Renzi ha preso il 24%, un punto in meno del 25% di Bersani nelle elezioni precedenti».
Dicono anche che puoi far vincere il M5s.
(Altra risata) «Deciditi!
Faccio vincere tutti? Candidatura portentosa…».
Rispondi seriamente.
«Vogliamo tornare a lavorare sugli ultimi, su chi si è impoverito: la sinistra che serve è quella che recupera il suo popolo, o almeno ci prova».
Quindi non fate perdere?
«Per chi viene da questa storia siamo l’ unica alternativa alla sconfitta».
Qualcuno dice che c’ è un fatto personale con Fassino: lui era segretario di federazione e tu dei giovani comunisti. Vecchie ruggini?
«Fassino ha fatto solo il politico. Io tante altre cose. Non ho nulla contro di lui. Ma se lo vedi pensi al grigio, non al rosso: si è logorato nell’ apparato.
Ho anche ricordi belli con lui».
Provalo.
«Un giorno, tanti anni fa, aprì una porta mostrandomi una stanza alla Provincia e disse commosso: “Guarda! Qui mio padre partigiano ha lavorato quando fu liberata Torino”».
E uno meno idilliaco?
«Un giorno del 1979 o dintorni. Noi studenti dovevano manifestare sotto la Provincia per aule, riscaldamenti e emergenze varie. Lui arrivò furibondo gridando: “Non fatela, Airaudo!”».
E poi?
«La facemmo. Eravamo gelosi della nostra autonomia».
Quando vi siete visti l’ ultima volta che cosa vi siete detti?
«Io che provavamo a fare la sinistra».
E lui?
«Nulla, forse mi crede matto. Il problema è che Fassino non difende la sua storia. Ci conosciamo ma non ci riconosciamo. Gli vorrei chiedere: chi te lo fa fare di fare il politico per tutta la vita? A volte facendo un passo indietro si fa bene a se stessi e agli altri».
A te cosa piace fare se non c’ è la politica?
«Una pista in notturna con le mie due figlie. Tornare dal campo di calcio con mio figlio e gli scarpini sporchi in borsa».
Tua moglie Silvia fa l’ avvocato e ti dice?
«”Se non monti la ringhiera ti strozzo!”. A parte scherzi: io faccio su e giù con Roma, e lei riesce a lavorare e a seguire questa banda».
Dicono: dietro Airaudo c’ è la Fiom.
«Dentro di me c’ è la Fiom, c’ è l’ ho tatuata nel cuore. Ma in questa candidatura c’ è molto di più. Sceglierò come vice una 25enne che ha imparato fuori da questa città: i giovani devono fuggire, non tornare».
Marchionne è un avversario o un nemico?
«Veramente a me, umanamente, è molto simpatico».
Non ci credo…
«Giuro. Un personaggione: un giorno avevamo un incontro riservato.
Lui mi intercetta sul piazzale con una macchinina: “Airaudo, salti su che facciamo un giro!”. Era la nuova 500…».
Sembra un film.
«Tutto vero. Ma per una città cresciuta intorno alla Fiat, è una controparte a cui bisogna dare e chiedere».
Renzi disse: “Con Marchionne senza se e senza ma”.
«Errore: bisognava porgli dei se e dei ma, non lasciarli andare via».
In che senso?
«A Torino avevano detto: entro un anno e mezzo finisce la cassa integrazione. Sono passati cinque anni».
Vorrebbe punire la Fiat?
«Al contrario: vorrei dargli dei soldi, per fare delle cose: ricerca, sviluppo, occupazione. È quello che ha fatto Obama con la Chrysler».
E invece?
«Se non offrì nulla la Fiat fa gli affari suoi e si sviluppa fuori dall’ Italia. È la sua natura. Mica sono le damine di San Vincenzo!».
Un esempio di una cosa da fare…
«A Mirafiori si fabbrica ancora la Mito perché nel 2003 quel modello era frutto del miglior accordo trilaterale: sindacato, azienda, Regione. Ora, dopo lo scandalo VolksWagen, bisogna lavorare sull’ ibrido termico-elettrico e sul motore elettrico. È il futuro».
Quando è iniziata questa crisi?
«A Torino? Ventitré anni fa: due sinistre al ballottaggio, vinse quella che diceva di voler essere autonoma sia dall’ impresa che dal sindacato…».
E cosa è successo?
«Sono rimasti subalterni all’ impresa ma hanno perso le radici: a Torino come a Roma».
Cos’ è il renzismo per te?
«Un modello che accetta le compatibilità e realizza le politiche neoliberiste. La destra di Berlusconi e Salvini è meno liberista e meno compatibilista, perché ha solide radici populiste».
Un risultato orribile sarebbe?
«Il 5%, vorrebbe dire che facciamo solo testimonianza».
E uno bello?
«Se vado al ballottaggio, mi diverto: vuol dire che saremo stati utili».
Hai chiesto il permesso a Landini?
«Tu sei matto. Maurizio è un amico. Ci sosteniamo l’ un l’ altro».
Mi togli una curiosità? Portate entrambi la canotta sotto la camicia perché ve l’ ha detto qualche stylist? Perché fa popolare?
(Ride) «Puro buonsenso operaio antisudore. Prova anche tu e vedrai che non ti ammali».


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