Ricapitolando: una nota società sportiva di Roma sbaglia campagna acquisti, cede alcuni dei giocatori più forti, i giovani forti: nessuno si prende le sue responsabilità, meglio scaricare sull’ allenatore francese. Del mister, un tempo acclamato per aver resuscitato il club, dicono: è diventato una pippa. Sentendo odore di sangue, il Popolo Curvarolo (e forse i giocatori) se lo magnano. La goccia fatale: una partita folle con una nota squadra milanese. Il club della Capitale segna, ma nel secondo tempo i suoi fuoriclasse sembrano improvvisamente imbrocchiti. I milanesi pareggiano. Il francese è cacciato a furor di popolo. Si richiama un allenatore di Certaldo, costretto sei anni fa a dimettersi. Anche di lui si diceva: è diventato una pippa.
Per sette giorni è di nuovo un genio e si fanno calcoli-scudetto. Ieri, con gli ultimi in classifica, il club di Roma segna. Ma nel secondo tempo i suoi fuoriclasse sembrano improvvisamente imbrocchiti. Gli ultimi sudano e pareggiano. Il Popolo Curvarolo sviene. Ma il vero male giallorossoscuro è questo: c’ è un tipo che fa il presidente da Boston e vede i giocatori una volta l’ anno (li porta in gita premio in America). Il tipo non si scomoda nemmeno per arruolare il nuovo-vecchio mister. Dagospia scrive: è arrabbiato per le pippate e perché l’ affare stadio si allontana, vuole vendere il club. Il presidente smentisce. Dispiace. Ma per la Roma.
Luca Telese
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