Hevrin, uccisa perché voleva la pace. Mai come in queste ore un solo omicidio li spiega tutti, una raffica di mitra sull’autostrada M4, nove cadaveri di uomo e una donna, una trappola, un ghigno filmato proprio per essere inviato al mondo, dove si scalcia un corpo esanime con un piede e si grida: “Questo è il cadavere di un maiale”.
Hevrin Khalaf, 35 anni, donna. Di solito i delitti infami si nascondono: casualità della guerra, vittima collaterale, errore tecnico, secondo il frasario della dissimulazione ipocrita e della minimizzazione eufemistica.
Ma in questa sporca guerra di canaglie anche le bugie sono diventate superflue. I turchi volevano raccontare al mondo della loro purga di sangue, e volevano far capire chi comanda adesso in Siria. E così, fatto inedito dell’almanacco dell’omicidio, hanno diffuso loro il video del massacro.
Così come hanno spiegato loro stessi al mondo che il secondo obiettivo di questa sporca guerra in Siria è la liberazione degli ex combattenti jihaidisti. L’indicibile diventa una bandiera spavalda.
Questo cadavere adesso sta sul ciglio della strada come una pietra miliare per raccontarci questa storia. Per rendere visibile questo doppio orrore con il suo sangue e il suo sacrificio. Per dirci che gli ex tagliagole incarcerati dai curdi, adesso possono tornare a uccidere dopo essere stati liberati dai turchi.
È di nuovo il loro momento: assassini in libertà, a partire da quelli che hanno falciato la vita di Hevrin Kahlaf, e qui il cerchio si chiude. In questa terra di integralismo una pacifista nonviolenta come la Khalaf era un fiore nel deserto.
Leader di un partito che in un paese senza speranza sembra avere un nome di utopia – partito del Futuro – paladina dei diritti, delle donne, di uno stato multietnico.
Hevrin Khalaf, Falciata da una raffica dei tagliagole sul ciglio di un’autostrada, dopo un agguato, e ingiuriata mentre era a terra: “Questo è il cadavere dei maiali”. Ma gli unici maiali visibili davanti agli occhi del mondo, noi lo sappiamo, ieri erano i suoi assassini.
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