Luca Telese

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Luca Telese
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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

“Gennaro disse: ti compro un telefonino solo per te”

Luca Telese
Per il Centro

Maria Rosaria, lei lo sa. L’ho inseguita e cercata per giorni, per chiederle questa intervista. Lei era scomparsa. Non rispondeva mai!

(Sospiro) Non volevo rispondere. E soprattutto non potevo.

Cosa significa, scusi?

Che ci sono due motivi diversi, nella mia sparizione, e uno non dipendeva da me.

Iniziamo dal primo.

Non volevo perché lei sa bene che in questa vicenda mi sono data una regola.

Ricordiamola per i nostri lettori che non la conoscono.

Io non voglio più parlare, a meno che non sia obbligata a farlo, e purtroppo è accaduto più volte, perché si scrivono falsità che colpiscono la mia immagine al punto da costringermi a difendermi.

E quindi?
Ho sopportato tante fesserie, maldicenze costruite in palese malafede, e mi sono cucita la bocca. Sono diventata quasi olimpica. Zen.

Davvero?

A parte il suo cortese stalking giornalistico, dopo le dimissioni di Sangiuliano ho declinato almeno venti richieste di intervista davanti a quotidiani nazionali. Altrettante richieste di partecipazione per programmi televisivi di ogni tipo.

Però poi mi ha richiamato, perché? Stiamo facendo questa intervista, e so che stasera sarà anche ospite di Formigli a Piazzapulita. Prima non era mai stata dentro uno studio televisivo.

(Sorride). Formigli è peggio di lei, un trapano. Alla fine mi sono arresa. Non per debolezza, però ma per un motivo semplice: con una scelta che considero surreale, Gennaro Sangiuliano ha denunciato, lui che denuncia me!

La sento indignata, più che stupita.

Perché quando ho letto questa denuncia, insieme a Liborio, ci guardavamo e non sapevamo se ridere o piangere.

Liborio? Qualcuno penserà che sta emergendo la rete di spin doctor segreti che era stata ipotizzata a Palazzo Chigi quando è scattato l’allarme Boccia. Il Giornale ha ipotizzato un pool di consulenti dietro di lei.

Ma quale pool! Liborio Di Nola è un amico e avvocato di famiglia a cui sono legato come un fratello più grande. Mi ha assistita anche nella mia causa di divorzio.
Molti, leggendo quella denuncia, hanno trovato raccontati molti fatti inquietanti che sembrano credibili solo a chi non conosce la realtà. Chi leggerà questa intervista fino in fondo scoprirà che le bugie si demoliscono molto facilmente, altre sono delle cantonate quasi comiche, frutto – temo – di analfabetismo digitale.

Ma sarà sempre la sua verità contro quella del fu ministro?

(Sorriso). Eh no! Perché gli ottimi magistrati che giudicheranno adesso hanno in mano le prove che confermano per filo e per segno la mia versione.

E chi gliele ha fornite, scusi? Lei?

(Raggiante). Non io. Sangiuliano.

Come come?

Inconsapevolmente temo.

Cioè?

Ecco il secondo motivo del mio silenzio. Il sequestro di tutti i dispositivi digitali.

E la preoccupa?

Per nulla. Sono venuti a bussare alla mia porta alle sette del mattino, ho aperto in tuta, con molta cortesia e con un sorriso sul volto, ho consegnato loro tutto. Ipad, telefoni, chiavette dati digitali. Devo dare atto che i carabinieri sono stati cortesi e gentili. Lì ci sono le nostre chat, i messaggi che lui mi ha inviato e che lui ha usato per la sua denuncia, non io! Ma adesso, per fortuna, i magistrati le leggeranno in integrale.

E cosa scopriranno?
Che se c’è una vittima, in questa storia sono io! Penso che consultando i dialoghi integrali, quelli da cui il ministro si dichiara minacciato, si metteranno a ridere.

Quello che leggerete in queste pagine è una sorta di contromemoriale con cui Maria Rosaria Boccia, che ha dato prova di ottime capacità comunicative, è convinta di poter smontare i capisaldi che tendono a dipingerla come “una ricattatrice” (questa la tesi di Sangiuliano). Secondo l’ex ministro la sua ex collaboratrice è una minaccia per il Corpo politico, dunque una donna che è stata usata da nemici (non) visibili per colpire il centrodestra. Non ci sono dubbi che non sarà questo l’ultimo capitolo. Ma molte risposte decisive arrivano da questa intervista.

Mi perdoni Maria Rosaria. Molti hanno fatto un salto sulla sedia quando hanno letto nella denuncia, che la fotocaricatura di Sangiuliano “incinto” era già comparsa su di un sito fantasma prima che uscissero le indiscrezioni.

Ah ah ah!

Lei ride ma è uno dei cardini dell’accusa che le viene mossa: se dietro questo sito fantasma ci fosse lei, sarebbe provata la strategia del ricatto.

Lei pensa che il pool di esperti informatici di Sangiuliano abbia cercato quella foto su Google, prima di trasformarla in una prova regina?

Non ne ho idea.

Bene, su Google ho trovato – e screenshottato – l’autore della burla. È un signore che non avevo mai visto né conosciuto, si chiama Pino De Maria e basta leggere la didascalia per capire che si riferisce alle cosiddette gaffes da ministro.

Ne è sicura?

Certo. Il commento all’immagine era, mi scuso con i suoi lettori, ma va citato: “Il ministro in attesa di partorire l’ennesima cazzata”. A lei pare un ricatto? A me pare una presa per i fondelli. Ovviamente non fatta da me!

Quindi?

Quel contatto e quel post sono uno dei tanti meme relativi a Sangiuliano. Inutile dire che se questo fosse ricatto X e Facebook dovrebbero chiudere e metà dei loro utenti dovrebbero finire in carcere.

Chi ha fatto la ricerca e la scoperta?

Io.

Ha studiato tutti i dettagli della denuncia?

Certo, mi inquieta quando da esposti penali saltano fuori norme che invadono la libertà di pensiero e di critica. Soprattutto quando chi ci si appella invoca discriminazioni tra cittadini di serie A intoccabili, ovviamente i politici, e comuni mortali, i cittadini semplici. Attento al dettaglio, però.

Cioè?

Sto per darle una notizia che anche lei ha sotto il naso, ma di cui non si è accorto.

Mi sta sfidando?

Certo. Dunque, lei dovrebbe saperlo bene, perché metà della denuncia poggia sulla tesi che l’intervista che Marianna Aprile e lei sia parte preponderante della presunta minaccia al corpo politico. c’è un fatto importante.
È noto che Sangiuliano non fosse contento dell’intervista.
Le rivelo una notizia.

Quale?

Il giorno prima della intervista a La7 Sangiuliano sottoscriveva una lettera di diffida che mi inibiva dal diffondere qualsiasi materiale o citazione che lo riguardasse, la raccomandata l’ho ritirata alla posta qualche giorno dopo. Ecco su cosa poggia la denuncia. La lettera è del 5, spedita quando Sangiuliano era ancora ministro, ma quando avete mandato in onda il nostro dialogo?

Era venerdì 6, lo ricordo bene.

Ripensi a quella giornata. Al termine della registrazione ci avete comunicato che secondo l’Ansa Sangiuliano stava rassegnando le dimissioni.
Quindi quando l’intervista è andata in onda lui era un privato cittadino! Quindi zero reati e minaccia a “corpo politico”, in ogni caso. Capisce?

Lei stupì tutti dicendo che non voleva colpire il governo.

Il giorno prima della sua intervista al Tg1 Sangiuliano mi chiamò e mi disse riferendosi a chi non voleva la mia nomina: “Non farmelo ripetere al telefono, tu conosci bene il motivo. Tu sai perché!”.

Lei lo sa?

So cosa mi ha detto lui. Ma non ho prove. Lo tengo per me.
I vostri scambi la scagionano, secondo lei?

Ma lo sa che in quella lunga telefonata del 3 settembre, il giorno prima dell’intervista al Tg1, Gennaro non ebbe il coraggio di dirmi che avrebbe parlato di me e di fatti personali al Tg1?

No?

No. È lui che ha parlato della mia persona violando la mia privacy. Si rende conto cosa accadde a mio padre, che a momenti sveniva? Al mio telefono che stava esplodendo? Le sembra che fosse lui la vittima? Io non avevo detto una parola in pubblico su di lui!

E cosa accadde?

In quella telefonata ero delusa dal suo comportamento. Lui diceva; siamo entrambi vittime!

Ma in che senso?

Soffriva per la satira, le battute, e diceva che eravamo diventati entrambi dei bersagli.

Di cosa? Mi faccia un esempio?

Ricordo che diceva: “Dagospia mi chiama Genny Delon!”. Sui social mi chiamano “Bombolo!”. Io non reggo più, scompaio.

Ma in che senso?

Disse una cosa grottesca: “Mi seppelirò nell’ultimo ufficio della Rai! Farò l’archivista nella redazione regioni in mezze maniche! Mi ritiro in convento”. E poi il fuoco d’artificio finale: “Imparerò il cinese, e andrò a fare il cameriere in un ristorante a Pechino”.

Non ci credo.

Ma poi c’è la perla. Questa proposta, che non potrò più dimenticare. Diceva che era dovuto sparire in questi nove giorni. Ma che avrebbe comprato un telefonino e che avrebbe dato il nuovo numero solo a me, e che l’ho avremmo usato per parlare solo noi due.

Non ci posso credere.

Il giorno dopo questa drammatica richiesta di aiuto, l’aspirante frate si presentava davanti agli italiani e affermava rispondendo a Gian Marco Chiocci di averla lasciata e spiegava: “Giorgia Meloni ha respinto le mie dimissioni”.

Ed eccoci alla Meloni. Lei ha dichiarato di essere sua elettrice, ma poi è stato il suo governo a subire il colpo. Non può negarlo.

No, è stato il suo ministro. Che si è dimesso, come le ho dimostrato, calendario alla mano, prima della mia intervista. Io neanche allora dissi nulla. Quando ho ritrovato uno spezzatino delle mie frasi costruito per dimostrare che ero una minaccia per un corpo politico permette che mi sia arrabbiata?

Sì, capisco tutto. Ma da lei voglio sapere se lei ora pensa di colpire la Meloni.

Mai! Perché dovrei?

Perché non mi ha più risposto se ha cambiato idea sulla Meloni, che ha detto di avere in mente… “Un modello di donna diverso dal suo”.

Mannò, ho capito che in quel momento la Meloni lo ha detto per un difetto di informazioni.

Ma… ma… ora non ha paura della denuncia? Lei rischia anche due anni di carcere.

Nessuna paura. Per tutti i motivi che le ho detto no: zero timori e fiducia piena negli ottimi magistrati inquirenti.


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