di Pier Paolo Zaccai
Volete sapere chi sono? Non servono molte parole. Sono cresciuto in oratorio, figlio dello scoutismo, un credente compassionevole. L’11 aprile sono persino andato in pellegrinaggio a Pavia, in onore di Sant’Agostino, patrono della mia città. E’ stato un momento di grande suggestione e spiritualità. Io sono un politico che ha fatto della difesa della famiglia e dei valori cristiani la sua bandiera, l’uomo che ha preso in mano Ostia che era un sito balneare per sottoproletari da spiaggia libera e l’ha trasformata nella seconda capitale del turismo e del cattolicesimo nel mondo.
Per questo vogliono colpirmi. Vi pare che uno come me, eletto nel Pdl, da una vita in An, che ha fondato i Cavalieri di Anco Marzio per difendere le ragioni della fede e della Cristianità, finisca in un festino di trans? La verità è un’altra, è giunto il momento di raccontarla. Mercoledì vado in via Manlio Torquato, a Roma, in una palazzina frequentata da uomini dediti al sesso mercenario. Sto conducendo una inchiesta sulle perversioni della Capitale, immergendomi con sprezzo del pericolo in quello stesso mondo che combatto. Per portare a termine questa operazione coperta parto dal bar Fungo, zona Eur, e assumo un cospicuo quantitativo di coca. Solo così potevo passare inosservato. Lo stratagemma funziona: grazie al camuffamento mi introduco nell’appartamento, una centrale del sesso perverso, luogo di mercimonio erotico. Con me quattro trans, tutti con gli attrezzi di fuori, capitanati da un uomo senza scrupoli – nome in codice Morgana – il capo della banda, da cui mi sono fatto più volte suonare, retribuendo lautamente la prestazione (sempre per non dare nell’occhio). Ero ad un passo dalla verità: stavo accertando le identità dei componenti del sodalizio criminale, quando ho perso i sensi. Mi sveglio alle tre del mattino. Nel letto. Nudo. Intorno a me i corpi siliconati di quelle orrende creature. Dormono. Sul tavolo, collocato in modo da inquadrare la scena con la videocamera, un computer. In quel momento capisco che è una trappola. Reagisco correndo alla finestra, urlo: “Italiani aiuto! Vogliono incastrarmi! Mi hanno costretto a partecipare a un festino con coca e trans, ma sono un uomo probo. Viva i cavalieri di Anco Marzio! Viva Sant’Agostino!”. I trans mi tirano per la maglia nel loro orrido tugurio. Guadagno la porta, mi butto, casco. Mi risveglio di nuovo, stavolta in ospedale. dolorante. Sono finito in un incubo, non so neanche dove ho i cellulari, figuriamoci la testa. Vogliono colpire la democrazia. O la stagione balneare di Ostia. O entrambe le cose. Non ci riusciranno.
(testo raccolto sotto stupefacenti da Luca Telese)
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