di LUCA TELESE
E così, alla fine, come un ragno che tesse la sua tela avvolgendo le sue vittime una per volta prima di sbranarle, dopo aver imbozzolato Francesco Rutelli ed Enzo Bianco, dopo aver schizzato con la sua bava filante Matteo Renzi, è rimasto al centro della scena da solo. Solo lui, Luigi Lusi, il tesoriere-aracnide. E così, rivelazione dopo rivelazione, centellinando abilmente veleni e minacce, lusinghe e atteggiamenti omertosi, chiamate di correo e silenziose profferte, con la sua delazione a rate, il tesoriere mannaro ha tenuto pe run mese la classe dirigente del centrosinistra sulla graticola e gli eredi democratici della Margherita con il fiato sospeso. Poi, alla fine, quando è finito spalle al muro, ha colpito. Ecco perché la prima notizia da raccontare, oggi, è che le rivelazioni in commissione hanno già innescato un nuovo congegno giudiziario, che al Senato gli uomini del centrodestra illustravano a mezza bocca, ma visibilmente soddisfatti: mercoledì si chiude la grande confessione, e le parole di Lusi finiscono alla magistratura per direttissima. Dopo di questo, spiegano i senatori pidiellini “l’iscrizione dei tre dirigenti della Margherita nel registro degli indagati potrebbe essere inevitabile”. Più che un pronostico, viene da dire, è un auspicio. ECCO PERCHÉ, di fronte a un lavoro così geometrico, non ci si può fermare di fronte alle apparenze. Come un insetto trasfigurato da una mutazione genetica, infatti, Lusi passa dall’irrilevanza statistica alla pericolosità estrema. Anche perché non esiste un solo Lusi, ma la sorprendente galleria degli Avatar che lui ha impersonato e che ci ha fatto scorrere vorticosamente davanti agli occhi. Il primo Lusi, ormai dimenticato, è il tesoriere virtuoso. Rutelli se lo è portato in giro come una madonna pellegrina. Prima è solo un avvocato, poi un consulente del sindaco. Poi diventa l’uomo dei soldi, ovunque Rutelli vada. Anche il secondo Lusi è molto lontano da questo di oggi: è l’uomo che domina la sede della Margherita, non parla di politica, fa scenate ai giovani dirigenti se chiedono il rimborso di un taxi. Geniale attore: tutti pensano di lui che è uno stronzo, ma che sia molto onesto. Improvvisamente, alle primarie che incoronano Walter Veltroni segretario, ecco un altro salto evolutivo. Il taciturno servitore assume voce, volto, velleità protagonistiche. Si candida alle primarie. A denunciare questo camaleontismo ci sono solo i ragazzi di Generazione U, che se lo ritrovano davanti a una campagna elettorale dispendiosa che sembra quella delle politiche. Non è solo una scena, ma una mossa calcolata. Da quel trampolino Lusi si tuffa in prima linea. L’elezione virtuale diventa reale, dopo essersi contato è pronto ad andare in Parlamento, eccolo a Palazzo Madama. Le telecamere di Corrado Formigli lo intervistano su un meraviglioso tetto istituzionale. Grida di passione, l’aracno-tesoriere, nel 2008 contro i corrotti berlusconiani: “Voglio spiegare al cittadino che i politici non sono tutti uguali! “. E ancora: “Alla Margherita avanzeranno dei soldi e io ne faccio un vanto! vuol dire che sono stati amministrati bene”. Straordinaria commedia. Che finisce con un avviso di garanzia e un interrogatorio. E anche qui con un Lusi che ci siamo dimenticati. Lo accusano (all’inizio) di aver sottratto 13 milioni di euro. Sembrano tantissimi, invece è solo un calcolo perdifetto. MailLusichesidifende non è quello di oggi. Dice di aver fatto “tutto da solo”, di aver preso quel denaro “in prestito” (geniale), annuncia: “Sono pronto a restituire 5 milioni”. Pazzo? No, abilissimo calcolatore. Se riuscirà a ottenere il patteggiamento – come spera – niente carcere, niente condanna, e pena irrisoria, viste le leggi. Ma i giudici non accettano. E allora Lusi inizia a tessere la tela: “Li ho presi per me, ma non solo per me”. E per chi, allora?: “Finanziavo tutte lecorrenti della ex Margherita”. E RICEVEVA un affitto persino dal Pd. Emerge un sistema ramificato. Si ricostruisce il racconto surreale dell’assemblea in cui Arturo Parisi e Luciano Neri (un dirigente umbro) avevano chiesto conto di quei bilanci: all’epoca – ed è il suo errore imperdonabile-Rutelli lo difese pubblicamente. Quindi Lusi era un bancomat, di se stesso e degli altri. Ma per ora non fa nomi. Ancora una volta tesse la tela e spera. Non sa che anche gli altri sono costretti a scacciarlo come un insetto velenoso per non andare a fondo. Rutelli va dalla Gruber: “Mi ha tradito, lo denuncio”. E Lusi costruisce la sua prima meravigliosa operazione venefica. Riceve Luca Bertazzoni, l’inviato di Servizio Pubblico e mette tutti nella sua ragnatela. Ufficialmente nega l’intervista. Ma poi si fa riprendere (solo un ginocchio e mezzo volto barbuto, ma basta, eccome) compiendo dueoperazioni. Prima si vendica di Rutelli: “Se uno trova cento lire per strada e se le mette in tasca, sta zitto! E invece lui non lo fa! capisci Luca? “. Poi lancia un avvertimento in codice: “Non entro in questa brutta cosa di Renzi ed Enzo Bianco… “. Ovvero: ci entra e li tira in ballo. Bertazzoni: “Teoricamente lei dice ai giudici di averli finanziati… “. E lui, portandoci tutti nella sua ragnatela: “Scancellerei il teoricamente”. Insomma, dice e non dice, ma coinvolge due dirigenti. E SUBITO dopo minaccia tutti gli altri, sempre utilizzando la chiacchierata teoricamente rubata da Bertazzoni: “Questa partita è molto più grande, Luca! questa partita fa saltare il centrosinistra! “. Peccato che subito dopo saltino.
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