Che cosa bella essere Jane Fonda e sfilare davanti ai palazzi del potere, con le manette ai polsi, perché stai manifestando per il clima e per l’ambiente. Che cosa bella avere 80 anni e portarseli come Jane Fonda, non nel corpo aerobico e scolpito da un pool di chirurghi di buon gusto e dalla fatica, ma giovane nella mente e nel cuore.
Che medaglia essere Jane Fonda e farsi arrestare a 80 anni, con questo sontuoso doppiopetto rosso, che pare una divisa, una reliquia trasfigurata della sua Barbarella sessantottina, dalle parti di Vadim, ma anche un capo da sfilata immaginato da qualche stilista pop del terzo millennio.
Che bello essere Jane Fonda e procedere, con passo marziale, inseguita da un poliziotto che teoricamente ti dovrebbe trattenere in stato di fermo, e che in realtà sembra un tuo paggetto, che si affanna per tenerti dietro, come reggendo il velo ad una regina incurante della sua presenza.
Che bello avere l’età di una nonna e la passione di una nipote, gli occhi azzurri senza età di tuo padre, essere già una leggenda ma non avere nessuna intenzione di farsi mummificare, aver conosciuto Henry Miller ma tendere un orecchio ai discorsi di Greta, stare da una parte e starci in quel modo, e poter cantare – come diceva il poeta Francesco De Gregori – “Sempre e per sempre/ dalla stessa parte/ mi troverai”.
Che bello essere Jane Fonda, con quel cappotto rosso, inseguita da un poliziotto scemo che ti ha arrestata, e poter raccontare al mondo che anziché dormire tra i quattro guanciali del tuo benessere sei ancora lì, dove c’è vita, a insegnare ai ragazzi di oggi come si combatte con la passione di ieri, la lucidità di oggi e con le speranze di domani.
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